Anaffettività

L’anaffettività è una condizione patologica in cui il soggetto è incapace di provare e mostrare affetti. Sarebbe più corretto dire che l’anaffettivo non è un robot che non ha emozioni e sentimenti, ma piuttosto reprime una qualsiasi manifestazione affettiva.

Gli anaffettivi scacciano via le emozioni e i sentimenti dedicandosi ad attività che possono essere ritenute lodevoli, concentrano i loro sforzi nello studio o nel lavoro. Diciamo che tendono a vivere per le “cose” anziché per la vita stessa e la felicità, per le persone. Non vogliono coinvolgimenti emotivo-affettivi e trattano gli altri come se fossero oggetti da usare per il proprio beneficio o da scartare quando non soddisfano più i benefici. Spesso, l’anaffettivo non è nemmeno consapevole di questo suo comportamento, ritenendolo normale e di natura. Essenzialmente, quindi, l’anaffettività ha le seguenti caratteristiche comuni (non per forza tutte insieme):

– smodata dedizione al lavoro, importanza irragionevole ad aspetti materiali e narcisistici dell’esistenza;
– comportamento regolarizzato secondo l’apprezzamento degli altri;
– smodato apprezzamento sul piacere per l’estetica, l’immagine di cose e persone;
– riduzione della capacità di godere di se stessi, delle relazioni e della vita;
– tentativi di fuggire dai ricordi di esperienze dolorose, del passato, dell’infanzia;
– ripiegamento emotivo e freddezza;
– organizzazione di un distacco emotivo difensivo;
– tendenza a fuggire ogni occasione di relazioni sentimentali;
– angoscia dell’abbandono;
– tendenza a non credere alle altrui dichiarazioni di sentimento e affetto;
– instabilità affettiva dovuta a una marcata reattività dell’umore (es. episodica intensa disforia o irritabilità e ansia, che di solito durano poche ore e, soltanto più raramente, più di pochi giorni);
– sentimenti cronici di vuoto.

Cause

L’anaffettivo è un soggetto che in sostanza ha un passato doloroso e sofferente. La mancanza di amore e di affetto da bambini, il non essere stati apprezzati e le delusioni della vita in generale portano a vedere le emozioni e i sentimenti come qualcosa di negativo, da scansare via per non rimanere feriti. Sono molte le persone che, non avendo ricevuto amore dai genitori o dopo un trauma sentimentale, sono diventate anaffettive. Si tratta di un meccanismo di difesa (distacco emotivo difensivo), non tanto una concreta assenza di emozioni e sentimenti. Ogni volta in cui l’anaffettivo vede un potenziale di affetto o relazione, scatta un processo che lo porta all’allontanamento dall’affetto o dalla relazione, al raggelamento degli atteggiamenti che si avrebbe normalmente quando ci si affeziona a qualcuno.

Cosa fare

L’anaffettivo non riconosce la sua condizione patologica, quindi è inutile farglielo presente. Lo negherà e probabilmente reagirà male. Spesso, è sufficiente che l’anaffettivo incontri una persona particolarmente importante per farlo cambiare. Questo però rischia di peggiorare le cose nel caso in cui la relazione termini. Non a caso, l’anaffettività è un mezzo di difesa dell’io! Fondamentale quindi mettersi di buona pazienza ed educare il soggetto a gestire le emozioni e i sentimenti in chiave positiva, facendogli imparare ad amare il mondo e la vita per essere felice. Infatti, paradossalmente è l’incapacità di amare che porta l’anaffettivo a essere inconcludente anche nei progetti da lui reputati vitali.