Non abbiamo bisogno di altre strade!

Il trasporto gommato è uno dei capisaldi dell’Italia. L’apertura dell’autostrada del sole, durante il “boom italiano”, fu accolto come l’avvento del messia. Tutto stava cambiando, la gente viaggiava e raggiungeva più facilmente luoghi lontani.

Il problema è che il troppo stroppia sempre. La gente inizia a viaggiare troppo in macchina, dimenticando, se non l’aereo, il treno. Per conseguenza, aumenta anche il traffico. I nostri politici, finora, a questa “esigenza” (tra virgolette!) hanno reagito costruendo più strade. Peccato che, costruendo più strade, il traffico sia aumentato di più. È un circolo vizioso, che provoca non solo stress e perdite di tempo per le persone, ma soprattutto dei gravi danni ambientali. Si consuma più suolo, c’è più inquinamento e viviamo peggio. Pensiamo di migliorare, ma non è così.

Il meccanismo con cui si verifica l’aumento di traffico è ben noto (si parla anche di paradosso di Braess). Eppure, mi sono accorto che la stragrande maggioranza dei cittadini continua a credere che il traffico si risolva costruendo più strade. Ecco perché ho scritto questo articolo.

Se tu costruisci una strada, è chiaro che l’intento sia usarla. Più strade, però, implicano anche più incroci e svincoli, detti punti critici. Ognuno, quindi, per un motivo o per un altro, vorrà prendere un incrocio o uno svincolo, creando però ingorgo. Non ci sarebbe alcun problema se le auto in circolazione fossero poche. Peccato che le nuove strade vengano costruite proprio perché ci sono tante macchine da smaltire. Per questo motivo, si parla appunto di paradosso. Tutti vogliono arrivare prima, tutti vogliono prendere una scorciatoia e la situazione non migliora affatto ma, anzi, il contrario. Considerando anche chi non può avere la patente, come i minorenni, ogni italiano possiede quasi un’auto a testa. Spesso ce ne sono due in una famiglia. Sono veramente tantissime auto. E creando più strade non smaltisci il traffico, bensì incentivi di più ad usare l’auto, aggravando una situazione che già lo era prima.

Quella dell’auto, in Italia, è ormai diventata una follia. La si usa sempre, anche per andare sotto casa a prendere il pane o in banca. Eppure, come spiega bene anche il geologo Tozzi nel suo programma Sapiens (bellissimo, rivolto ai giovani ma dovrebbero imparare anche gli adulti!), esistono alternative ben più efficienti e meno costose. Posso capire che i treni siano inefficienti in Italia, ma allora è per questo che ci dobbiamo battere. Prendere l’auto, di fatto, è un atteggiamento da pigri o ignavi. Se i treni funzionano male, anziché eliminare i presunti “rami secchi”, bisogna lottare affinché siano migliorati. Invece no, si eliminano i “rami secchi”, prendiamo tutti l’auto e il treno è solo la TAV per farsi belli e ricchi. Non fatevi fregare dai politici che favoriscono lo “sblocca cantieri”, inneggiando alla costruzione della TAV o di nuove strade. E sono politici sia di destra che di sinistra. Quindi, entrambe le fazioni, teoricamente opposte, si ritrovano “alleate” quando c’è da fare profitto con il cemento e il consumo di suolo. L’esempio di come le soluzioni ci siano eccome è anche qui a Bergamo. Per andare in città, si può andare in macchina o in treno (o in bus, ma voglio semplificare il discorso). Da me sono circa 10 km. Ebbene, se prendo la macchina, ora che arrivo in centro posso impiegare anche più di mezz’ora. Nelle ore di punta, non ci provo assolutamente. In treno ci metto 10′ circa. I treni italiani non saranno all’avanguardia, ma risparmio almeno 2/3 di tempo! Però tutti ci vogliono andare in auto, perché siamo abituati così e non vogliamo guardare a cos’altro c’è. Non usciamo dall’orticello e ci sta bene ciò che si è sempre fatto finora, anche se fa scadere la qualità della vita. Un altro esempio è l’autostrada BreBeMi (Brescia, Bergamo e Milano). All’epoca sono andati tutti fieri della quarta corsia, ma il traffico è peggiorato rispetto a prima! La quarta corsia è stata un’opera di totale fiasco, che però ha arricchito i mafiosi dell’edilizia (politici e non, si intende).

Il discorso fatto per le strade vale anche per i parcheggi. In un vecchio articolo sulla Gazzetta, c’erano i soliti che sentivano il “problema parcheggio” e chiedevano di fare più parcheggi. Ovviamente. Per fortuna, c’erano anche persone coscienti di dove sta il vero problema.

Più parcheggi fai e più non trovi parcheggio!

A meno che le auto non siano poche. Ma i parcheggi sono fatti proprio perché ci sono più auto che cercano parcheggio! Il paradosso di Braess.

Insomma, noi italiani dobbiamo cambiare abitudini. Come detto, se i treni funzionano male, la soluzione non è usare l’auto, ma battersi per migliorare i regionali anziché finanziare la TAV. Vale anche per i camionisti. Come dice sempre Tozzi in Sapiens, per andare da Genova a Palermo, è più efficiente ed economica la nave. Poi si faranno i tragitti locali su strada, ma il viaggio lungo si può fare in nave. Le soluzioni ci sono. Bisogna imparare a sfruttarle, senza restare pigri. Non a caso, la Pianura Padana è una delle zone in Europa con il più alto tasso di inquinamento. E, non a caso, è una zona con alta concentrazione di traffico. Ovviamente, l’inaudito inquinamento della Padania non deriva solo dalle dalle auto, ma avere più auto è una diretta conseguenza della situazione.

Meno strade e meno parcheggi, più salute!

Il blocco delle auto viene usato come strumento di emergenza quando le polveri sottili sforano dai limiti. È risaputo che il blocco delle auto, in questo specifico problema, fa ben poco rispetto all’uso del riscaldamento. Tuttavia, non bisogna sminuire il blocco delle auto. Anzi, sarebbe da incentivare il più possibile come fanno molte città dei paesi nordici (vedi Amsterdam, Stoccolma). I benefici stanno in termini di qualità della vita e salute. Togliere un parcheggio non vuol dire penalizzare i cittadini ma, al contrario, che si possono mettere più ciclopedonali. Così la gente può spostarsi in bicicletta o correre! Dobbiamo insistere per avere trasporti pubblici migliori e più capillari, così da non aver più bisogno dell’auto per andare a lavoro. I pedoni, i runner e i ciclisti non sarebbero costretti a respirare il fumo dalle marmitte. Anche gli investimenti si ridurrebbero, perché 500-600 morti per investimento all’anno sono un numero troppo alto. Sono circa 2 morti al giorno, che non mi sembrano affatto spiccioli rispetto ad altri tipi di reati come l’omicidio (i reati per omicidio sono la metà di quelli per investimento). Per non dire dell’inquinamento acustico dovuto ai clacson, alle ruote che scorrono e ai motori. Senza l’inquinamento acustico delle auto, riporteremmo un silenzio verso cui abbiamo perso la sensibilità in questa società frenetica. È la testa delle persone che deve cambiare. È assurdo prendere l’auto per comprare il pane o le sigarette nella via accanto. Spesso, anche se c’è il parcheggio lì appresso, la gente piazza beatamente l’auto in mezzo alla strada perché non vuole fare lo sforzo di camminare solo 2 metri in più. Sono tutte cose insostenibili dal punto di vista ambientale e della salute. È inutile lamentarsi dell’obesità e della sedentarietà se non ci si batte per cambiare l’ambiente in cui viviamo. Se le strade fossero più a misura dello sportivo, di sicuro ci sarebbe meno gente sedentaria! Ma dobbiamo iniziare a chiederlo ai politici, perché starsene con le mani in mano ci farà ammalare sempre di più dove altri fanno soldi.

Dovremmo agire concretamente. È meglio uscire a fare del sano sport. Così non usiamo la macchina e, stando fuori, riduciamo anche il riscaldamento in inverno, imparando ad essere resilienti. In un solo colpo, grazie a uno stile di vita attivo, abbiamo ridotto il problema delle polveri sottili. E meno auto vuol dire anche meno traffico e meno investimenti.