I vegetariani salveranno il mondo? Un’opinione imparziale

La lotta tra vegetariani e onnivori (o carnivori) è di lunga data e spesso feroce. In questo articolo, voglio spiegare alcune ragioni, che in parte vanno a favore dei vegetariani e in parte degli onnivori, mantenendo un pensiero razionale e scientifico il più possibile. Non tratterò le ragioni etiche, perché sfocerei nella religione e, quando si tratta di religione, diventa una sfera strettamente privata. Mi soffermerò, invece, sul discorso ambientale, mentre per quello salutistico rimando a quest’altro articolo (che è sulle proteine, ma spiega quello che serve).

Per quanto riguarda l’ambiente, è inevitabile parlare di alimentazione, poiché la carenza di risorse è un problema principe. L’equilibrio del pianeta, se così possiamo dire, è mantenuto da una parte della popolazione che muore di fame mentre l’altra parte spreca il cibo. A questo punto, i vegetariani si sono detti che, rinunciando alla carne, di fatto salveremo il pianeta. Ma è davvero così? Diciamo “ni”, cioè sì ma non del tutto e rischia di diventare fuorviante. Gli esperti e i ricercatori sono concordi: in termini di spesa energetica, la carne è perdente rispetto a una dieta vegetariana, e lo è nettamente. Facendo un calcolo per l’acqua, scopriamo che:

1 kg di carne di pollo utilizza 4000 l di acqua, 1 kg di carne di maiale 6 mila e 1 kg di carne di bovino ne consuma 15 mila.

Per confronto, 1 kg di mais consuma 1200 litri di acqua e 1 kg di grano 1800 litri. Il riso sta a 2500 litri per kg. Da notare come la carne di pecora abbia un impatto elevato, con 10 mila litri di acqua per chilo.

Attenti a semplificare!

I dati sono inequivocabili e ne troverete altri a conferma. Riflettete quando vi verrà da buttare un avanzo di carne. Risparmiare l’acqua della doccia è poca cosa rispetto a una porzione di ragù che nessuno vuole più mangiare! Il problema è che questa è una visione solo parziale dell’insieme. Innanzitutto, una persona non mangia 1 kg di carne al giorno, mentre dovrebbe mangiare molta verdura. Se mangio 80 g di carne di maiale, ho un impatto di 480 l di acqua, ben minore della lettura di 6 mila litri al kg. 250 g di pomodoro mi faranno impattare solo per 50 l di acqua, ma bisogna considerare l’eventuale spreco domestico e dei supermercati. Allo stesso modo, potremmo dire che l’erba mangiata dalla mucca contiene già l’acqua e, se un allevatore è abile, gliela farà mangiare puntando sulla qualità della produzione (sebbene non cambi granché, perché il dato considera la macellazione, il consumo delle falde, la depurazione ecc… e un bovino è bello grande!). Questi paragoni servono a dire che non esistono soltanto il bianco e il nero.

Inoltre, è facile notare che le risorse sono tanto maggiori quanto è l’aumento della popolazione. Se fossimo 500 mln di abitanti sul pianeta, ognuno potrebbe andare in giro tranquillamente con l’Hummer bruciando barili di benzina (ho esagerato, ma serve a spiegare il concetto… non comprerei mai una Hummer!). Se diventiamo vegetariani e la popolazione continua a crescere troppo, siamo punto e a capo. Le pandemie fanno il possibile per riequilibrare un po’ ma, di certo, non possiamo augurare all’umanità di avere sempre pandemie. Ci dobbiamo dare un freno come popolazione, per cui:

ogni soluzione per il pianeta dev’essere considerata al netto del numero degli abitanti.

Non sarà bello da dire per il papa (in minuscolo, sì) o per i politici che si lamentano sempre del calo delle nascite, ma è meglio fare meno figli e avere una qualità della vita migliore. Il che non vuol dire non fare figli in modo assoluto, bensì farli in modo responsabile. Vegetariani, vegani, crudisti e altri estremismi non risolveranno nulla se la popolazione cresce insostenibilmente. Questo concetto dev’essere chiaro a tutti per evitare di adottare soluzioni che sono soltanto sintomatiche o, peggio, una terapia del dolore che prolunga di poco la vita di qualcuno.

Il buon senso e l’equilibrio prevalgono

Io ho adottato una soluzione in positivo (nel parlo meglio nell’ultimo capitolo dell’articolo). Anziché demonizzare la carne, dovremmo valorizzare il pesce, poiché siamo cronicamente carenti di omega-3 (no, quelli dei vegetali non sono la stessa cosa). Ho dato una linea indicativa, ponendo 80-100 g di pesce grasso in media al giorno (salmone, sgombro, aringa, sardine). Tuttavia, non bisogna pensare che, ingozzandosi di pesce, siamo con la coscienza a posto. L’ecologia marina è stata trascurata, spesso dai vegetariani stessi. Non ce lo dicono, ma la pesca è sempre meno produttiva. Finché il pesce arriva sul banco, ci illudiamo che sia tutto come prima. Ed è la cecità tipica degli umani. Quindi, eliminando da una parte, rischiamo di avere degli eccessi altrove. Vale anche per il discorso emissioni. Gli allevamenti sono responsabili del 15% dei gas serra. È una percentuale non minimale ma, se non consideriamo tutti gli altri fattori (combustibili fossili in primis), non risolviamo granché. Si potrebbero fare diversi esempi per spiegare il messaggio. Ad esempio, se ogni abitante della Terra vivesse come un bengalese benestante, avremmo bisogno di uno spazio equivalente all’incirca dell’Asia (*). Se lo stile di vita è quello dell’americano medio, avremmo bisogno di ben 4 pianeti! Ridursi a moribondi per salvare l’altra metà del pianeta è fuorviante, per non dire controproducente e prima di tutto masochistico.

* Attenzione, il Bangladesh non è il paese più vegetariano al mondo come erroneamente riportato da alcuni. Il consumo di carne è basso perché è un alimento costoso. Al basso consumo di carne, infatti, si associa una preferenza per il pesce che è più disponibile. Il Bangladesh consuma molti prodotti vegetali, ma questo non ne fa per niente un paese vegetariano.

In sostanza, quello che occorre fare è ragionare sull’impatto del nostro stile di vita. Non si può dire, in base all’estremismo di ognuno, di limitare la carne a 500 g a settimana o 2-3 volte al mese. È fuorviante. Non si possono convincere le persone ponendo un divieto assoluto o usando termini offensivi come “mangiacadaveri”. Non si farà altro che alimentare il risentimento per difesa dall’altra parte. Mangiamo troppa carne? Molti sicuramente sì (*). Risolveremo i problemi eliminandola dalla dieta? No, perché il pianeta è sovrappopolato e continuiamo sempre a chiedere risorse in eccesso. Oltre al fatto che molte zone libere, come ad esempio nel Sahel, sono adatte esclusivamente per la pastorizia.

* Gli italiani hanno mediamente un consumo reale di 110 g di carne al giorno. Nella media, però, sono compresi coloro che non mangiano la carne, pertanto il consumo di chi la mangia è maggiore. Non si può dire se sia giusto o sbagliato in assoluto ma, se non impariamo a mangiare un po’ di tutto, così facendo rischiamo di lasciar fuori molte fonti proteiche.

Da sportivo assiduo, ho adottato un approccio intermedio, basato sul buon senso e l’equilibrio. Il fatto è che la vera strategia anti-invecchiamento è proprio lo sport. Le difficoltà di gestire una dieta vegetariana da sportivo vero non sono trascurabili. Idealmente è fattibile ma, all’atto pratico, la vita rischia di essere complicata o monotona. Se ci riuscite, bene, ma per molti è uno scadimento della qualità della vita. Fare il bene dell’ambiente non vuol dire essere masochisti! Diffidate dei vegetariani (e ancora di più dei vegani) che vogliono dimostrare, a tutti i costi, che la loro dieta è vincente ma non sono sportivi assidui. Dall’altro lato, non è necessario ingurgitare chili di fesa o litri di albume crudo per mantenere i muscoli. In sintesi:

quali sono le nostre vere necessità?

Se mangiamo troppo e siamo in sovrappeso, un problema tutt’altro che irrilevante per l’ambiente come dimostrano ormai sempre più studi, è chiaro che stiamo sempre sbagliando, a prescindere dalla carne (sì, ci sono molti vegetariani in sovrappeso!). L’impatto si ridurrebbe già se fossimo magri e sportivi e quindi, per quanto apprezzi le idee di fondo, seguire uno stile di vita francamente estremista come quello di Greta ha poco senso. Come detto, dire di mangiare 500 g di carne a settimana o solo 2-3 volte al mese non è la risposta giusta o è fuorviante. La risposta giusta è personale. Esiste però quella sbagliata, nel momento in cui addentiamo una bistecca pensando che non ci sia un impatto ambientale importante. Ciò che ci inganna è che la bistecca ci arriva sul piatto già fatta, cottura a parte, e ne abbiamo una percezione snaturata rispetto al punto di partenza. Ma ciò vale per tutto, visto che anche il grano per la pasta è solo poco meno impattante della carne di pollo (*). È qui il nocciolo: lo spreco e il disinteresse per le risorse. Fatichiamo a immaginare l’acqua e il mangime per alimentare il bestiame, ma anche la deforestazione e l’uccisione della biodiversità per i campi di agricoltura.

* Potrebbe venirvi in mente di optare per la carne di pollo e bandire quella di bovino e di maiale. Ma voglio sempre fare il guastafeste. La carne di pollo avrà pure un impatto minore nel consumo di acqua, ma le condizioni di allevamento sono spesso indigenti, per non dire dell’abuso di farmaci. Come spiego anche nell’articolo sulla qualità, la carne di pollo, in realtà, se ben allevata, è una carne di lusso.

Mi viene in mente l’esempio del formichiere, che non depreda mai avidamente tutto il nido di termiti. Il formichiere sa che può mangiare fino a un certo punto (e mica gli è impedito di mangiare). Se va oltre e devasta tutto, morirà di fame! Gli umani occidentali sono ancora troppo abituati a considerare la natura come qualcosa da dominare e sfruttare fino all’esaurimento, danneggiando a piacimento (vedi anche quello che ho scritto sull’auto elettrica). Al contrario, dovremmo comportarci come gli aborigeni, per cui noi umani siamo solo ospiti della Terra. Se non risolveremo granché diventando vegetariani o vegani (poiché, come detto, la sovrappopolazione è il parametro su cui valutare ogni soluzione), sicuramente imparare a riflettere su quello che consumiamo ci farà fare un passo in avanti sugli scenari del futuro. Ragionate sui pro e i contro. Mettete al netto benefici e costi. Poi, prenderete la soluzione che ritenete più adatta, ma mettendo al vaglio tutti i dati che avete, senza pregiudizi. È questo che fa uno scienziato. Risolvere i problemi ambientali limitando il discorso all’alimentazione sfocia nell’errore della monocausa. Ad esempio, che dire dei riscaldamenti, che rappresentano una fonte principale delle polveri sottili? Per non dire dell’inquinamento luminoso, di cui l’Italia soffre particolarmente. L’inquinamento luminoso provoca un’alterazione dei comportamenti degli animali, che finiscono per sparire dal territorio. A mio parere, il vero e proprio consiglio è quello che ho scritto alla fine di questo articolo.

E il pesce?

Spesso, viene data poca importanza alla pesca, ma anch’esso ha un impatto ambientale. Il problema della pesca è che le risorse vengono sovrasfruttate o non si rispettano i cicli di vita. Alcuni tipi di pesca sono molto dannosi per l’ambiente, come quella a strascico. Tuttavia, una pesca fatta in modo sostenibile è generalmente meno impattante rispetto alla carne bovina o di agnello. Una dieta pescetariana intelligente (pesce grasso e molluschi), anche con un mix di acquacoltura soprattutto estensiva, può addirittura essere migliore per l’ambiente rispetto a una vegetariana o vegana! Però ritorniamo al solito discorso. Se la popolazione cresce in proporzione maggiore della pesca sostenibile, non ne veniamo fuori.

La sovrappopolazione in numeri

Si sentono spesso discorsi eticamente validi in linea teorica, ma che crollano davanti all’inequivocabile realtà che siamo un pianeta sovrappopolato. Facciamo pertanto qualche conto per capire che, finché saremo in troppi come abitanti, da un problema risolto saremo sempre da capo. Ogni anno, si macellano 300 ml di tonnellate di carne (di cui sul piatto arriva solo la metà per motivi di scarto). Ciò significa 300 mld di kg all’anno. Poiché attualmente siamo 8 mld di abitanti al mondo, vuol dire che pro capite dovremmo consumare 18.75 kg all’anno (sul piatto finito). Se entro il 2050 saremo in 10 mld di abitanti, il consumo si riduce a 15 kg. La stessa cosa vale per il pesce. Quando ci va bene, riusciamo a pescare 100 mld di kg all’anno. Facendo lo stesso tipo di calcolo, abbiamo 6.2 kg all’anno per 8 mld di abitanti e 5 kg per 10 mld. Peccato che il world overshoot day (cioè quando le risorse mondiali finiscono e si vive a “scrocco”) sia stato il 29 luglio nel 2021, tenendo presente che il consumo di carne e pesce è solo una parte del problema (*). Se vogliamo mantenere uno stile di vita decente per tutti, il pianeta possiede almeno il doppio degli abitanti che si può permettere! E no, il mondo non può sostenere 15 mld di vegetariani come ho sentito da alcuni che contestano la teoria della sovrappopolazione, perché questo loro ragionamento si basa su un singolo fattore non realizzabile all’atto pratico da tutti. O si trovano alternative tecnologiche valide ed efficaci (**) e cessiamo l’idea di crescita perpetua o saranno guai amari. Non sarebbe questione di se, ma di quando, tutto qui. Se così non sarà, prima o dopo non farà differenza, saremo costantemente a quel punto. Per chi non è convinto che la riduzione della popolazione sia il vero fattore di soluzione, sappiate che le stime prevedono che già per il 2070 l’Italia avrà 49 mln di abitanti. Anche la Cina, a mano a mano, si ridurrà ad “appena” 700 mln. Perché? Perché ci si accorgerà sarà troppo difficile avere risorse per sfamare nuove bocche, si punterà alla qualità della vita e ad arrivare in vecchiaia il più in salute possibile, non si vedrà più il matrimonio come scopo della vita. Sarà la natura ad obbligare l’uomo a fare ciò che attualmente non fa spontaneamente!

* Da notare come i conti fatti evidenzino bene che, affinché una parte del mondo sia ricca come l’occidente, l’altra parte è costretta a patire la fame. Inoltre, ricordiamo di nuovo che gli allevamenti hanno un impatto sui gas serra del 15%.

** I recenti progressi sulla fusione nucleare (sto aggiornando questo articolo a dicembre 2022) ci danno un indizio di cosa si intende per soluzione concreta. Non sto parlando del nucleare di ultima generazione di oggi, ma proprio di fusione nucleare. Le soluzioni non possono essere toppe o palliativi, ma serie e adattabili a tutti. A riguardo, ho spiegato meglio nell’articolo dove vi consiglio il consiglio vero su come comportarsi.

Per carità, condivido l’etica contro gli allevamenti intensivi, ma è una visione limitata del problema, oltre al fatto che, se fossimo meno popolati sul pianeta e/o sapessimo trovare forme di risorse migliori (non di certo mangiare gli insetti o il veganesimo), il problema stesso non esisterebbe. Una scelta etica e personale è sempre lecita, ma è decisamente ottimistico pensare che diventare vegetariani o vegani salverà il mondo. Se volete adottare la dieta vegetariana come forma di protesta, ci può stare, ma per funzionare è necessario che la protesta sia messa in atto da molta gente. Su quest’ultimo aspetto, francamente sono scettico per i motivi che ho spiegato nell’articolo di prima sul consiglio per agire senza diventare frustrati.

Ragionare in positivo

Demonizzare porta facilmente agli estremismi. E gli estremismi non sono mai positivi. Ho descritto il ragionamento in positivo anche in altri articoli, come ad esempio sui grassi saturi. Non è puntando il dito contro la carne che si convincerà un “carnivoro” a rivedere il suo stile alimentare. Così facendo, si creerà risentimento e nascerà, come infatti accade spesso, un conflitto: vegani e vegetariani contro onnivori/carnivori. Essere vegetariani può essere una scelta, ma partendo da un ragionamento al positivo. Cosa vuol dire? Che occorre valorizzare un alimento anziché demonizzarne un altro. Pertanto, dovremmo optare per la verdura e i legumi (se non vi provocano problemi e senza esagerare) perché non assumiamo abbastanza fibre. 1 g di proteine dai legumi per 1 g di proteine dai cereali fornisce uno spettro amminoacidico completo. Poi possiamo aggiungere del formaggio perché siamo carenti di calcio nella dieta. Possiamo valorizzare il pesce grasso, anziché generalmente tutto il pesce rischiando di depredare il mare, perché non assumiamo quasi mai gli EPA e i DHA (più efficienti rispetti agli omega-3 vegetali). Se vorremo mangiare anche la carne, il consumo sarà spontaneamente limitato, ma senza alcun obbligo di doverci rinunciare.