Il Covid dimostra che la scienza non è in Italia

Avevo già scritto un articolo sull’analfabetismo matematico (o funzionale) degli italiani. La pandemia del Covid non ha fatto altro che dimostrarlo, portando a conseguenze deleterie per il futuro del paese. Dove si è vista la sconcertante incapacità degli italiani di avvalersi davvero della scienza? È difficile riassumere tutto il cumulo di sciocchezze che non solo i giornalisti hanno sparato, ma anche presunti esperti. Proverò a riportare i punti più importanti che mi vengono in mente.

Scienza e medicina non sono la stessa cosa
Attraverso il CTS, i nostri politici ci vogliono dire che, finalmente, stiamo ascoltando la scienza. Peccato che la maggioranza del comitato non sia formata da scienziati veri, ma da medici che, di scienze, spesso capiscono poco. Che differenza c’è tra scienza e medicina? I due campi sono ovviamente interconnessi, ma la medicina è un’applicazione della scienza. Vuol dire che si avvale di quello che la scienza scopre per migliorare una tecnologia, in questo caso la cura delle persone. La scienza (alcuni dicono scienza forte) è fatta da matematica, geologia, biologia, fisica e chimica (comprese le varie specializzazioni). Ci sono fisici che hanno elaborato dei modelli e proposto diverse strategie per mitigare la pandemia. Ad esempio, alcuni propongono un lockdown di 2 settimane ogni 2 mesi, in modo tale da scendere a compromessi tra salute pubblica ed economia. Oppure si possono adottare limitazioni intermedie, senza fare il liberi tutti della scorsa estate ma rispettando una sufficiente socialità, per un periodo prolungato. Questo perché, fisiologicamente (diciamo così) e matematicamente, i contagi sono sempre destinati ad alzarsi dopo ogni riapertura, finché il virus avrà ancora un enorme serbatoio di contagi (leggasi: milioni e milioni di italiani ancora “vergini” dal virus). Non è questione di se, ma di quando, e di organizzarsi per ridurre i danni (*). Purtroppo, comprendo anche che per i politici italiani sia difficile prendere decisioni, che spesso appaiono impopolari, per tenere la situazione sotto controllo, ma questo è un altro discorso.

* A tal proposito, notare come la disinformazione passi anche per canali teoricamente più seri, come il programma #maestri. Apprezzo la bontà del programma di fare un po’ di scuola in questo difficile momento in cui sono chiuse, ma su Boris Johnson hanno toppato anche loro. Finalmente, qualcuno ha riportato le parole del premier inglese non estrapolate, ma il programma ha perpetuato nell’errore dell’immunità di gregge a lui attribuita (in quel caso, si parlava in realtà di Darwin, ma è implicita l’obiezione che volevano fare visto il bombardamento mediatico su questa bufala). Johnson non ha mai detto che avrebbe lasciato la gente morire (ecco perché si parlava di Darwin, spiegando che non è questa la sua teoria dell’evoluzione), bensì che avrebbe fatto tutto il possibile per difendere i più deboli. Ciò nonostante, molti sarebbero morti lo stesso. Non c’è nulla di abominevole in quello che Johnson ha detto. È una pandemia e, crudelmente, la gente muore. Non vuol dire non fare niente ma, anzi, fare il massimo per proteggere e salvare quante più persone possibili. A scanso di equivoci, Johnson non mi sta per niente simpatico, anzi!

La scienza è fatta da dibattito, obiezioni e dubbi
Anche questo è sconcertante. Crisanti, al di là di quelli che possono essere i suoi interessi di carriera (se ci sono), ha detto qualcosa di perfettamente condivisibile sul vaccino. Nessuno con coscienza mangerebbe qualcosa di cui non sa la provenienza, senza etichetta e senza garanzie. Questo non vuol dire essere contro il vaccino, ma chiedere trasparenza. Crisanti è stato mediaticamente distrutto per quello che ha detto, ma è proprio così che funziona la scienza. Un esempio che mi viene in mente è la meccanica quantistica. Einstein diceva che “Dio non gioca a dadi”, Schrödinger (amico di Einstein) obiettava a Bohr con il famoso esperimento mentale del gatto. Insomma, se le davano di santa ragione. Ed è sempre stato così, nulla di strano. Cosa fanno i giornalisti nostrani, invece? Mettono a tacere chiunque abbia dei dubbi. Per loro (sentito realmente su TG3), non è preoccupante che il 22% dei tedeschi non voglia vaccinarsi, ma che il 60% circa dei tedeschi under 40 ha dubbi. La cosa divertente è vedere tutta questa gente invocare al vaccino, laddove fino a prima della pandemia non sapeva neanche cosa i vaccini fossero. Io sono a favore dei vaccini, ma la penso come Crisanti. I media cosa fanno? Bollano tutte queste persone come negazionisti. In pratica, dobbiamo stare zitti e non fiatare nemmeno. Chi ha dubbi è un nemico dello Stato. Questi comportamenti non aiutano la vera informazione e si mischiano soltanto alle già problematiche bufale dei no vax o dei negazionisti.

Errori di bias cognitivo
Il bias cognitivo è un giudizio distorto da errori logici e razionali. Esistono diversi tipi di bias cognitivo. Pensiamo a quando rievochiamo un evento passato e gli attribuiamo più positività o negatività di quello che è stato. Ecco, è un bias cognitivo (uno dei tanti, appunto). Tutti noi siamo afflitti da bias cognitivi, perché, come si dice in gergo, errare è umano. Tutti noi commettiamo errori di valutazione e percezione. Il problema, per quanto riguarda il Covid, è quando questi errori vengono spacciati come la realtà. Un esempio, anche se può sembrare crudo? I medici e gli infermieri che vedono la gente nelle terapie intensive e scattano nell’allarmismo facendo passare che tutti, giovani e anziani, possiamo finire lì. Ma non è così e lo dicono gli stessi dati ufficiali dell’ISS. L’età media dei decessi è di 80 anni. La probabilità di decesso per i giovani è dello 0.1-0.2%, che sale al 10-15% per gli over 80. Non solo, il 97% di tutti i decessi ha almeno una patologia pregressa, cosa che mette particolarmente a rischio, di fatto, chi ha un cattivo stile di vita. Sono tutti dati ufficiali, messi alla luce del sole, che chiunque può andare a vedere. Con questo, non sto sminuendo la gravità della pandemia, perché la letalità è comunque più alta di una normale influenza. Tuttavia, gli italiani hanno dimostrato di non capire nulla di probabilità e rischio per fasce di età. Ecco che allora si vede gente non solo con la mascherina (che, in determinati luoghi, serve), ma anche con la visiera, credendo che ci sia l’ebola nell’aria o che basta una goccia di sudore di qualcuno per contagiarsi.

Che fine farà l’Italia con tutta questa ignoranza scientifica e razionale? Drammaticamente, mi viene da dire che sia un paese finito e senza speranza. Fino ad ora, non non solo non ne stiamo uscendo migliori, ma ne stiamo uscendo addirittura peggiori. Ora non si sta più “giocando” a dire quanto siamo stupidi e non siamo più nei video del milanese imbruttito. Questa è la realtà. O cambiamo o siamo spacciati. Per fortuna, il rimedio esiste e si chiama scuola, perché per fare i lavori del futuro serviranno competenza e intelligenza. Dall’agricoltura all’edilizia, non funziona più che uno abbandona la scuola a 14 anni e inizia già a lavorare. Intendo una scuola fatta per la vita, dove si impara divertendosi e con esperienze concrete, non con la lezioncina da imparare a memoria. Ah già, dimenticavo: da noi le scuole sono state fra le primissime attività a chiudere!