Ci sarà davvero la ripresa post-Covid?

I politici sono abilissimi a giocare sull’ingenuità della gente, soprattutto quella degli italiani. La retorica della guerra è iniziata con il primo lockdown e non si è mai arrestata. Si cerca di convincere che ogni volta è finita e che finalmente ci sarà la ripresa, che ricostruiremo tutto come nell’ultimo dopoguerra (leggasi: tonnellate di cemento da buttare dovunque possibile). Peccato che il paragone con la guerra non abbia alcun senso. Innanzitutto perché la guerra è una volontà degli esseri umani, che hanno la facoltà di decidere quando smettere (se non si vuole è un altro discorso). Un virus è fuori controllo ed è sempre un passo avanti rispetto all’uomo. Possiamo solamente adattarci utilizzando le dovute modalità di contenimento e i vaccini.

Pandemie ed epidemie saranno la norma

Siamo riusciti a fare qualcosa di straordinario elaborando tanti vaccini in tempi che una volta sarebbero stati impossibili. Il sistema ha ancora parecchie falle e bisogna risolvere la distribuzione ai paesi più poveri. Perché, sì, purtroppo l’occidente ha nuovamente dimostrato di essere egoista. E anche in Italia la distribuzione tra nord e sud è diversa, con il sud in maggior difficoltà. Però, insomma, nonostante tutto e le polemiche, abbiamo il vaccino. Allora perché è ridicolo parlare di ripresa come se fosse il dopoguerra? Perché, lo sanno tutti ma si fa finta di nulla, sono arrivate le varianti. Le varianti non sono più letali del virus originario, ma mettono in difficoltà l’efficacia dei vaccini. Per adesso i vaccini coprono piuttosto bene, ma cosa succederà quando verrà il momento di aggiornarli? È assurdo pensare di uscire adesso e problema risolto per sempre. Le varianti saranno il problema dei prossimi tempi e, se anche ne troveremo una soluzione, dovremo costantemente tenere il passo dei patogeni che si diffonderanno. Tutto questo sarà inevitabile per predisposizione della nostra società. Entro il 2050 è previsto che saremo 10 mld di persone al mondo. Quindi, più la popolazione aumenta e più saremo stretti, incentivando la diffusione dei patogeni. E dovremo avere le armi per adattarci. Alcuni lo stanno già dicendo e potrà sembrare che mettano le mani avanti e gufino per rimetterci in lockdown, ma in realtà si tratta di un dato di fatto. Avere le armi vuol dire puntare sulla sanità, che giocoforza sarà la base del futuro. Alla luce di questo, chi pensa di fare una ripresa sulla falsa riga del dopoguerra ha clamorosamente toppato. Dovremo attrezzarci con vaccini, farmaci, medici e infermieri, accettando che qualche lockdown ci potrà sempre essere. Io già lo dicevo, anche se in altri tempi e senza aver pensato che una pandemia sarebbe arrivata così presto: l’edilizia dovrà andare in crisi (*). Certo, benissimo fare la rivalutazione energetica, ma non si potrà pensare di gettare le risorse di una volta per il cemento. La rivalutazione energetica è un obbligo che abbiamo per ovvi motivi, ma bisogna smetterla di buttare cemento come si faceva ai tempi. La base resterà la sanità e, da questo punto di vista, distaccarsi dal petrolio è un’azione correlata.

* L’edilizia non sarà l’unico lavoro ad andare in crisi, motivo per cui si deve istituire un reddito di benessere universale. La necessità di evitare assembramenti farà in modo che anche le discoteche e altri luoghi simili saranno meno frequentati. Non sto parlando dei lavori che potranno essere svolti da casa, ma di quelli che sono destinati a fallire o ad essere ridimensionati. Diciamolo apertamente: tante persone saranno costrette a stare a casa. Nel terzo millennio, il concetto di paese fondato sul lavoro perde significato, perché conteranno il tempo libero e la qualità della vita. Come dite? Non sapreste cosa fare se non lavorate? Beh, imparate a trovarvi dei veri oggetti d’amore e smettetela di sopravvivere soltanto! Non a caso, quelli che più hanno sofferto il lockdown, ripiegando sugli eccessi, sono proprio quelli che non hanno oggetti d’amore (al più qualche superficiale passione, che non è la stessa cosa!). Come detto, l’unica edilizia che potrà sopravvivere è quella della rivalutazione e della messa in sicurezza, non quella a tutto spiano del mero profitto e per un’economia eternamente in crescita.

Come dovrà essere il futuro

Un anticipo di quello che sarà il modello di società che ci attende è il green pass (* ), soprattutto per i viaggi all’estero con lo scopo di ridurre la probabilità di importare o esportare varianti e virus con spillover. Il turismo subirà giocoforza una riduzione e si dovrà puntare sulla qualità del servizio anziché il tipico usa e getta consumista (spesso attuando truffe!). Sarà la norma, con un drastico ridimensionamento delle discoteche e delle movide. Nessun politico ha detto quando il green pass verrà tolto e ciò significa che l’intenzione è quella di tenerlo per sempre. Sarà inevitabile con la minaccia sempre in agguato di un patogeno. Chi pensa che sia una roba nuova sbaglia. Anche secoli fa si faceva la quarantena quando c’era un sospetto di epidemia. Le navi che arrivavano a Venezia da luoghi problematici erano sottoposti ad essa. Keats, quando giunse in Italia (ahimé, all’indomani della morte), dovette fare la quarantena. Certo, noi oggi fortunatamente abbiamo il vaccino, ma il meccanismo non è tanto diverso rispetto a come si affrontava in passato. Il green pass imporrà meno circolazione o una circolazione più difficile, scoraggiando l’iper consumismo che ha contribuito (fra gli altri fattori) proprio al Covid. Molti non avranno voglia di partire, date le regole previste, e si potrà controllare meglio la circolazione di virus e batteri (i batteri ovviamente non hanno il vaccino… il vaccino è per i virus!). Quello che oggi avviene per chi viaggia in Africa e Sud America o alcune zone dell’Asia diventerà normale in tutto l’occidente: vaccino, profilassi ecc. Non bisogna ricordare che, a parte il vaiolo, nessun virus è stato debellato con il vaccino e, nella migliore ipotesi, resta in forma endemica. Poiché gli anticorpi per il Covid, secondo gli studi, sono dati in calo dopo tot tempo e che molti non si vaccineranno mai, alcune limitazioni dovranno essere accettate come il quotidiano e ciò vale, nello specifico, per le occasioni di maggior assembramento. Detto in altra maniera: scordatevi la bella vita precedente al Covid! D’altronde doveva già essere chiaro il concetto fin da quando ho postato il primo articolo sull’argomento: è ora di imparare a vivere una vita semplice. La vera convivenza con i patogeni è questa, non il lockdown, tant’è vero che i parametri per le zone giallo, arancione e rossa sono cambiate e considerano i ricoveri e le terapie intensive, andando cioè di pari passo a quanto si riuscirà a vaccinare (tenendo presente, come detto, che il virus sarà comunque un passo avanti rispetto all’uomo e siamo noi umani che dovremo rincorrere). Occorrerà essere responsabili e capire cosa conta davvero. L’aperitivo per sfizio al bar, “divertirsi” a tempo perso in pub e locali o farsi una sana corsa e leggere qualche buon libro?

* Posto che il green pass per i viaggi all’estero è ragionevole che sia tenuto, bisogna anche permettere alle persone di vivere. Sul territorio nazionale, quindi, il green pass dovrebbe riguardare solamente gli ambienti più nevralgici o che, altrimenti, collasserebbero in caso di epidemia. Non si può certamente imporre il green pass per tutto. Se la percentuale di vaccinati è buona, chi non è vaccinato si arrangia e gli ospedali non si intaseranno lo stesso. La Danimarca ha cessato il green pass con il 70% di vaccinati, tenendolo solo per i viaggi internazionali. Questo sistema permetterà non di sconfiggere un virus, ma di mantenere un equilibrio epidemiologico e una normale vita quotidiana. Se uno pensa di dare una stretta dopo l’altra per sconfiggere un virus e vivere come prima, è molto ingenuo, per non dire proprio stupido. È chiaro che il green pass sarà tanto più duro quanto più un popolo è incapace di comportarsi secondo le regole e si rifiuta di vaccinarsi. I danesi sono corsi a vaccinarsi e si sono guadagnati la libertà!

Purtroppo, dall’altro lato sono sorte anche le brutture della società. Amazon ha proliferato sulla pigrizia della gente che, non potendo più fare shopping normalmente, ha ripiegato sulle vendite on-line. Idem per il cibo. È un’altra sfida per il futuro, perché lo sfruttamento dei lavoratori di Amazon e dei rider non si scopre di certo oggi. L’abilità della pandemia è stata quella di aver messo in bella mostra questo problema. Lo scopo dei governi dev’essere quello di spingere di più la gente a fare uno stile di vita sano nel parco sotto casa anziché vegetare in casa. Gli effetti sulla salute del lockdown, infatti, sono ben visibili: sovrappeso, alcolismo, disturbi psicologici. Occorrerà fare in modo che la scuola sia sempre garantita, cosa a cui l’Italia non ha minimamente pensato negli ultimi lockdown, perché dall’istruzione dei giovani dipenderà la società del futuro. È assai evidente che questa non è la ripresa che molti si aspettano. Al contrario, è un nuovo modello di società che, volenti o nolenti, dovremo perseguire. L’impressione che ho è che si parli di sostenibilità, ma fingendo ancora di essere al boom degli anni ’60. Girano paroloni, ma finché si potrà sfruttare l’ambiente alla vecchia maniera resteremo fermi. Lo vedo già nel mio comune: cemento a tutto spiano per creare nuovi parcheggi, aumentando il traffico e lo smog, e ora arriva un piano resilienza che prevede di creare 2000 km di piste ciclabili in tutta Italia. Il numero sembra alto, ma è un obiettivo ridicolo per quello che è davvero necessario! Per non dire di tutti quei giornalisti ignoranti che da un lato parlano di sostenibilità, ma dall’altro si preoccupano del calo della natalità. Persino un bambino si accorge che sostenibilità e aumento della natalità sono in contraddizione!

Il destino dell’occidente tra Cina, ambiente e diritti umani