Dipendenza affettiva

Una dinamica molto subdola in cui si intrappolano personalità non equilibrate e con problemi nella gestione dell’affettività è la dipendenza affettiva. Può sembrare strano abbinare il termine “dipendenza” al concetto di affetto, ma è un fenomeno che è molto più comune di quello che si crede.

Il processo

La dipendenza affettiva si sviluppa tra due persone che proseguono una relazione dove una parte dà e l’altra non dà per niente o dà molto poco. Il difetto è evidente: in una relazione sana, le due parti devono essere alla pari. Spesso, il soggetto che diviene dipendente affettivo si innamora del male altrui, non della persona. Crede di poterla aiutare, ma regolarmente non riesce. A questo punto, il meccanismo patologico che si instaura è non quello di riconoscere di non poter fare nulla, ma quello di dare ancora di più nella speranza che, prima o poi, il partner (uso il neutro, non il maschile, per intendere che può essere donna o uomo a seconda del caso) restituisca l’amore. Ma ciò non avviene e questo causa senso di frustrazione e inadeguatezza. Anziché riconoscere che il partner non amerà mai, lo si cerca ulteriormente, vivendo del male che il partner infligge. I tira e molla sono all’ordine di giorno, passando da fasi di ipervalutazione a fasi di ipersvalutazione. La paura, l’ansia, la disperazione, i sensi di colpa e l’incertezza sono gli stati d’animo che si provano, ma ormai è una droga da cui, anche se si vorrebbe, non si riesce a staccarsi. Viene messa a nudo tutta la propria fragilità. Ci si alimenta del rifiuto di quella persona. Chi vive una condizione del genere sente che è peggio della morte, ma continua a insistere ricercando quell’agognata approvazione. Come una vera droga, il dipendente affettivo sperimenta sensazioni paragonabili all’astinenza, insonnia, irritabilità.

Ma c’è un altro meccanismo patologico che si viene a creare, nella relazione di dipendenza affettiva. È quella del co-dipendente, cioè del partner che dà poco o nulla. Ben consapevole di avere sotto giogo l’altra persona, il co-dipendente si alimenta dell’eccessivo dare dell’altra persona. La usa, per proiettare tutte le sue problematiche e sfogarsi. Il co-dipendente può anche arrivare a minacciare di essere lasciato, ben consapevole che il dipendente affettivo non lo farà mai. I due, così, arrivano a creare una perfetta simbiosi, dove il dipendente affettivo si nutre del male del partner e il partner si nutre dell’usare il dipendente affettivo per scaricare i suoi disturbi e dare linfa al proprio ego.

Attenzione che non ho mai usato il termine “amore”. Nella dipendenza affettiva, non c’è alcuna traccia dell’amore. L’amore si ha per la persona, e ovviamente è implicito che sia una persona compatibile, con interessi in comune da condividere. Mai e poi mai la dipendenza affettiva potrà considerarsi amore, perché per definizione è una patologia.

Cause

È difficile definire che cosa scateni la dipendenza affettiva, poiché si tratta di un evento personalizzato. I traumi da cui deriva una simile patologia sono di vario genere, anche i più insospettabili. In linea generale, si può dire che il punto chiave sia la mancanza di autostima e di amore per il proprio essere. Ma non tutti coloro che vivono in questo status, chiaramente, finiscono nella trappola della dipendenza affettiva. È quindi probabile che ci sia una forte correlazione con gli eventi che, man mano, il soggetto sperimenta. Nella mente del dipendente affettivo, è come se ci si convincesse di essere talmente inadeguati da non poter meritare altro se non il male. C’è chi si fa del male con una lametta, chi con l’alcol, chi con la droga e chi, appunto, con un partner che non lo ripaga indietro di ciò che sa dare.

Come uscirne e conseguenze

Sarebbe ottimistico credere che sia facile uscirne. Di fatto, anche quando il dipendente affettivo decide di troncare la relazione, in realtà, a volte un qualche contatto rimane ancora molto più a lungo. Questo è derivante dal fatto che il co-dipendente, vedendosi perdere la sua “marionetta”, diventa a sua volta a tutti gli effetti un dipendente. Una sorta di “capisci quanto vale una persona solo quando la perdi” decisamente malato. E a sua volta, l’ex dipendente affettivo comunque continua a provare un certo affetto per l’ex partner, ritrovandosi con dei residui non indifferenti di quello che è stato.

Le conseguenze sono deleterie. Il dipendente affettivo uscito dalla relazione si ritrova totalmente svuotato, annichilito, sperduto. Capita anche che non sappia ormai più riconoscere persone che l’apprezzino davvero, essendo abituato fin da troppo tempo alla relazione malata. Può ricevere tutto l’affetto del mondo da chi lo ricambia e non percepirlo, non realizzarlo. Occorre capire che l’amore di coppia non è un completarsi e non è un voler curare il male altrui, non è un innamorarsi del male altrui. L’amore di coppia è un’unione di due persone che hanno gli stessi obiettivi di vita (un modo alternativo di definire la compatibilità e gli interessi in comune). E soprattutto, l’amore di coppia, nella propria vita, non è necessario, ma è come una Sachertorte con confettura di albicocca dove gli ingredienti hanno già valore proprio singolarmente. In sostanza, ciò che conta nella vita è la capacità di amare e questa si ripercuote a 360 gradi nei confronti del mondo.

Ho visto persone avere terribili conseguenze a causa della dipendenza affettiva, proseguendo ad esempio una distruttiva dipendenza dal sesso che ha fatto scialacquare i propri risparmi che avrebbero potuto essere spesi per se stessi (dipendenza da sesso perché, nella storia in considerazione, il sesso era il mezzo utilizzato per essere umiliati nella relazione in uscita). Se si riesce a tirarsene fuori e a vivere in modo sano la capacità di amare, è una incredibile rinascita esistenziale.

Non sempre vittime

Questo è un aspetto che viene spesso trascurato. Chi soffre di dipendenza affettiva non sempre è solo vittima (di se stesso, per altro: chi ci obbliga a scegliere quel partner una volta che abbiamo capito che ci danneggia?). Tante volte è così, ma ci sono alcune situazioni, alcuni casi, per altro ben maggiori di quello che si crede, dove il dipendente affettivo diventa aggressivo, quindi violento, ed è disposto a prendersi l’oggetto dei propri desideri con la forza, ad ogni costo. Se la persona ricambia, e c’è pertanto compatibilità, la dipendenza può essere vista in chiave positiva e travolgente, altrimenti, con il rifiuto, si può vivere l’esperienza con perversione. Diventa un mix di sentimenti e sensazioni tra odio, repulsione e desiderio intenso allo stesso tempo. La personalità di un dipendente affettivo è più complessa di quello che si può pensare a uno sguardo superficiale.

NOTA: curare il male altrui

Non vorrei che si capisse che sia vietato innamorarsi di una persona problematica. Dire questo sarebbe assurdo. Una persona può essere problematica ma, se mostra di impegnarsi, per quanto cada e ricada ha il suo valore. Insomma, in questo caso, non è uno spacciato, ma una persona che ha delle difficoltà ed è lecito aiutarla in ciò che non gli riesce. Non ha invece senso quando, dall’altra parte, c’è un partner che non sa minimamente riconoscere, se non magari solo a sprazzi, ciò che si ha da fare per migliorare la propria condizione.

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