Cosa c’è dietro l’abbandono dell’Afghanistan da parte degli americani

L’abbandono delle truppe americane dall’Afghanistan appare assurdo solo a chi si ferma alle apparenze. Leggendo l’articolo sui problemi del Medio Oriente, potete intuire. Sono sostanzialmente due le cose che sono venute a galla:

1) dimostrare che, dove manca un governo solido, il terrorismo islamico dilaga e diventa un problema globale;
2) mettere una parte dei cittadini americani e gli europei davanti alle loro responsabilità sui problemi internazionali.

Sul primo punto, penso che sia piuttosto chiaro il perché. Un paese ben saldo difficiltmente svilupperà terorrismo. Ricordate che stiamo parlando di paesi di un’altra parte del mondo. Il secondo punto recupera un po’ dell’accoglienza che si è perduta nel proliferare dei vari sovranismi. Molta gente continua ancora a chiudere gli occhi su quello che succede in quelle regioni del mondo. Prendere voti parlando di no agli sbarchi e di rimpatri è un giochino che funziona solo finché si può ricavarne successo personale, perché a un certo punto dovremo fare i conti con l’evoluzione della storia. Oggi Salvini e Orban prendono voti, ma domani dovremo in ogni caso fare i conti con le ondate migratorie. Attualmente, le ondate migratorie sono poca cosa rispetto a quello che potrebbe succedere in futuro (e già adesso è un casino da gestire!), a meno di non intervenire concretamente.

I più maliziosi diranno che gli americani hanno eletto Trump, quindi sono gli ultimi a dover insegnare qualcosa e via dicendo (*). Nessuno nega le disuguaglianze degli yankee, che hanno avuto la segregazione razziale mentre combattevano in Europa. D’altro canto, per quanto ancora l’occidente vorrà “tergiversare” (cioè voltarsi dall’altra parte, in parole povere) con i Salvini e gli Orban? È in questo modo che la realtà viene a galla in tutta la sua drammaticità. Infatti, non appena Kabul è stata presa, i politici hanno iniziato a muoversi per accogliere gli afghani sfollati. “Eh, ma sono solo gli afghani, è dovere fare asilo politico, è una guerra” diranno alcuni. No, perché l’Afghanistan è solo UNO dei tantissimi paesi che soffrono situazioni del genere, come ad esempio quelli africani di cui ignoriamo del tutto l’esistenza. Accogliere tutti non può essere la soluzione ed è proprio questo il punto. La soluzione è fare una politica internazionale per aiutare i popoli in difficoltà, che sia per guerra o cambiamenti climatici (vi siete forse dimenticati che non solo le guerre costringono a migrare?).

* Voglio tuttavia ricordare che è stato proprio Trump a prendere la decisione di ritirare le truppe dall’Afghanistan. Il governo Biden ha invece piazzato i sottomarini nel Pacifico per provocare la Cina. L’impressione è che Biden cerchi di restaurare una qualche forma di guerra fredda del terzo millennio contro la Cina e la Russia. Potrò sembrare provocatorio, ma si può dire che Trump semina odio con le parole e le fake news, mentre Biden semina la guerra con i fatti.

Insomma, tra cambiamenti climatici, pandemia del Covid e Afghanistan, pare che quanto accaduto nell’ultimo anno e mezzo voglia “complottare” contro i capisaldi della società occidentale finora: iperconsumo, sfruttamento, egoismo, bella vita e vizi. Purtroppo, so anche che si tende a dimenticare molto in fretta e ad essere recidivi con gli errori, ma sono anche convinto che i nodi vengono sempre al pettine. L’occidente non può pedissequamente dimenticare e lasciare oltre i muri!

Ritornando sul primo punto, ecco una verità che sconcerterà molti: ci sono paesi che mantengono l’equilibrio solo con la dittatura. Non sono pronti alla democrazia occidentale e non gliela si può imporre, pena un rigetto (leggasi: azioni di sabotaggio, guerriglia locale e conversione al terrorismo, il quale altro non è che la loro concezione di partigiano). La Libia senza Gheddafi e l’Iraq senza Saddam Hussein sono sprofondati nel caos! Anche la Bielorussia di Lukashenko è solo parzialmente pronta alla democrazia occidentale. Gli americani lasciano l’Afghanistan nelle macerie e molti (anche donne!) preferiscono i talebani. Qual è l’alternativa? L’ISIS, ovviamente. I talebani non sono affatto cambiati, ma la percezione di molti è che mantengono in qualche modo l’ordine e non vorrebbero il caos con l’ISIS che affligge ancora altri paesi come la Siria. Questo è un errore che l’occidente continua a fare: pensare che al mondo non esistano altre realtà, in alcuni casi di gran lunga diverse ma che i locali approvano.

In conclusione, l’Afghanistan sembra seguire un po’ le orme di quanto accaduto in Iraq. Colpevole di ospitare il terrorista Bin Laden, viene attaccato per poter instaurare la democrazia occidentale, o meglio americana, impedendo una vera sovranità afghana. Il piano fallisce (non poteva essere altrimenti e gli americani avrebbero dovuto capirlo dopo l’Iraq) e si molla la baracca. E rientrano i talebani, allo stesso modo in cui, per la rabbia verso gli occupanti, l’Iraq si era radicalizzato. Quando si dice che perseverare è diabolico. La cosa veramente incredibile è che Biden giustifica l’abbandono dell’Afghanistan dicendo che la missione era stata compiuta, cioè quella di sconfiggere il terrorismo, quando in realtà è stato un tentativo malamente fallito di imporre il dominio americano come in Iraq.