Perché i neri sono forti nell’atletica e i bianchi nel nuoto?

Non resisto. Focus continua la sua allucinante diffusione di bufale e l’impulso di beccarle e abbatterle è sempre forte. Sarà che picchio sulla gravità di queste bufale perché un canale così quotato e venduto non può riportare questa gran quantità di idiozie. È praticamente una specie di fake news di governo.

Stavolta si parla di sport, cioè uno dei miei argomenti preferiti. L’autore non si è firmato (meglio per la sua reputazione) e cerca di dare una risposta al perché nel nuoto i campioni sono bianchi, mentre nell’atletica sono neri. Inizialmente, l’autore considera che ci sono delle ragioni sociali e politiche, per cui nei “ghetti neri” degli USA non ci sono piscine disponibili. Mah, teoricamente un fondo di verità c’è, ma non si può limitare il discorso ai soli Stati Uniti. E si passa alla genetica. Anche qui, ci può stare. Lo diciamo pure sul nostro sito che campioni si nasce. Ma l’articolo di Focus finisce come al solito per prendere cantonate. Infatti, nell’articolo si scrive che i neri possiedono più fibre veloci, adatte a prestazioni brevi ed esplosive. Al contrario, i bianchi possiedono più fibre rosse. Allora, intanto le fibre rosse non è che sono meno elastiche (chi ha pubblicato l’articolo è evidente che sa ben poco di sport), bensì contengono un’alta concentrazione di mitocondri. Il che implica che le fibre rosse migliorano la resistenza aerobica. Se uno vuole correre le distanze della mezzofondo, la mezza e la maratona, deve avere un ottimo sviluppo delle fibre rosse. Il nostro autore è però già partito per la tangente, dimenticando che proprio in queste distanze primeggiano sempre i neri.

Qual è la vera spiegazione? Semplice:

la cultura sportiva di un paese e i mezzi disponibili.

Praticamente, è quello che ho spiegato nell’articolo sui runner africani. Paesi come la Giamaica e gli Stati Uniti hanno ottimi sprinter neri, poiché le loro scuole incentivano questa disciplina e si segue un’alimentazione più incentrata verso lo sviluppo delle fibre bianche. Al contrario, in paesi africani come Kenya ed Etiopia sono abituati a correre anche per andare a scuola, pertanto saranno specialisti della maratona. Inoltre, è comunque vero che i neri americani non fanno nuoto, mentre i bianchi sì. Tutto questo discorso non c’entra niente con la genetica dei bianchi e quella dei neri. A parte che non esistono solo le fibre rosse e le fibre bianche, ma anche le fibre intermedie, le quali sono in grado di adattarsi agli stimoli dell’allenamento che vogliamo fare (sono intermedie, appunto).

Nemmeno reggono le spiegazioni della densità ossea e della percentuale di massa grassa. La densità ossea tra un soggetto nel peggiore dei casi e uno nel migliore dei casi (diciamola così) è del 3%. Quindi, statisticamente è una differenza irrilevante, che non giustifica un concreto e statistico vantaggio basato sulla densità ossea. Per quanto riguarda il secondo punto, non è vero che i nuotatori hanno più massa grassa e per questo galleggiano meglio. Se sì, vuol dire che sono dei pessimi atleti o che sono in sovrappeso! I nuotatori hanno muscoli più morbidi e affusolati, ovvero hanno la forma adatta al nuoto. È invece vero che i nuotatori non hanno lo stesso massimo consumo di ossigeno dei ciclisti e dei runner, poiché ciclisti e runner devono sviluppare una maggior potenza per avanzare (la gravità, l’attrito, la resistenza dell’aria). E ciò va proprio a conferma della cantonata sulle fibre.

Prima di parlare di differenza genetica tra neri e bianchi, si deve verificare cosa avviene a parità di condizioni, cioè potendo misurare lo stesso numero di bianchi e lo stesso numero di neri che praticano quella disciplina. Solo allora si può valutare l’ipotesi delle differenze genetiche tra bianchi e neri.