Come non annoiarsi nella corsa

Alcuni detestano la corsa perché la ritengono noiosa. In effetti, il gesto è sempre quello e lo si ripete sempre. Non c’è quel divertimento del ciclismo di curare il mezzo o del nuoto di ricercare stili diversi e tecniche diverse. Eppure, per molti la corsa è proprio lo sport più fruibile. Considerando quest’ultimo aspetto, come si può evitare la noia nella corsa? Una soluzione può essere quella di variare con altri sport per raggiungere il target salutistico. Ma si tratta di un’opzione a libera scelta. La domanda deve risolvere la questione per chi decide solo di correre (senza drogarsi di km, però!).

Di certo, come soluzione non voglio considerarne una comunissima, ma sbagliata, cioè correre con il walkman

Corsa, noia e multisport… nessuna contraddizione!

Nell’articolo su quanto sport fare per la salute, ho consigliato di praticare più tipi di attività fisica e che l’ideale (per chi vuole rimanere in salute) è correre per non più di 4 volte a settimana (con sedute da un’ora, sebbene la durata possa essere soggettiva). E preferire, se possiamo, il multisport. Ma questo discorso non c’entra con quello della noia. Il multisport dovrebbe essere preferito in chiave di stimoli vari e per tenersi alla larga dagli infortuni. Così possiamo anche raggiungere i massimi benefici salutistici, che corrispondono a 50 km o più equivalenti di corsa. Per quando riguarda la noia, essa colpisce spesso nella corsa, perché effettivamente è un gesto puro e semplice. Tuttavia, in questo articolo, voglio spiegare che la corsa non è affatto noiosa se la si inquadra nel modo giusto! Se voglio evitare di annoiarmi con la corsa, dovrei fare il multisport, ma allora stiamo spostando il discorso su un altro livello che ora non c’entra. La corsa, quando è messa nella giusta ottica, non è noiosa!

La giusta priorità

Spesso, la noia arriva in chi non dà la giusta importanza allo sport. Il classico esempio è quello dello sportivo del weekend. Si fa sempre il solito jogging e, puntualmente, ecco la noia. Come ho detto, non si deve mai diventare drogati di km, ma indubbiamente avere una frequenza ideale di allenamento permette di provare più possibilità. C’è più modo di conoscere e di sperimentare, insomma c’è più modo di essere esperti e imparare qualcosa di nuovo. Certo, serve sempre avere una voglia di base che ci spinge a imparare, ma questa qualità vale per tutto nella vita e non solo per lo sport. Il discorso della priorità per lo sport vale per chiunque, anche per chi vuole semplicemente correre per la salute o mantenersi. Se non ci credete, leggete quello che ho scritto sul fondo progressivo, allenamento più vario e stimolante di quello che sembra (anche per la prestazione!), e lo saprete. Le possibilità sono tante, anche se decidete di correre e basta e anche per la pura salute.

Spiego meglio cosa intendo dire. Se la priorità per lo sport è basso, tenderemo a rendere molto monotoni gli allenamenti. Oppure le intensità non saranno allenanti. Ovvio, per noi lo sport non sarà importante e magari lo faremo solo per smaltire qualche chilo in più. Risultato: alla lunga, ci si annoia. Il jogging domenicale è il tipico esempio che porta ad annoiarsi. Se iniziamo a dare più priorità allo sport, capendo quant’è importante per la salute e per la longevità, riusciremo a trovarci una manciata di allenamenti con cui divertirci sempre. Ad esempio, siccome stiamo parlando di corsa, il fondo progressivo sarà accostato ai periodi di preparazione specifica. Già il progressivo per la salute, nel programma che ho proposto, è vario e stimolante. Oppure potremo fare delle stagioni agonistiche e prenderci dei periodi con minor carico prima di ripartire (anche con qualcosa di diverso). Insomma, ce ne sarà per tutti e useremo la creatività. Avremo molte più possibilità per curare tutti gli aspetti e ricavare anche delle soddisfazioni nella prestazione. E non ci annoieremo! Si intende, comunque ci dev’essere coerenza in quello che si fa, ma non dilunghiamoci e il concetto mi sembra chiaro. Anche se non avete velleità di agonismo e volete correre solo per la salute, come nel programma con il progressivo, la giusta priorità vi porta ad essere sempre motivati e avere stimoli. Poi, come ripeto più volte sul sito, il troppo stroppia sempre e porta agli infortuni. Ma è un dato di fatto che correndo solo al fine settimana o da jogger, cioè con una bassa priorità per lo sport, si ottiene ben poco.

Studio e conoscenza

Personalmente, ho avuto modo di sperimentare che l’unica soluzione per non annoiarsi è amare la corsa. E amare la corsa vuol dire studiarla. Ecco il difetto del jogger. Il jogger esce, fa la sgambatella di 30′ e finita lì, tutto uguale. Ovvio che si annoia. Magari non sa neanche che velocità tiene al km, non sa la sua prestazione sui 10 km o butta lì un tempo a casaccio con un margine di errore di minuti (che sono tanti nella corsa!). La conoscenza dà piacere, ci gratifica e ci porta esperienza. E questo, a livello di condizionamento cerebrale, viene recepito in positivo. Ed è fondamentale per non annoiarsi. Se uno conosce, e dalla conoscenza trae piacere, come si può annoiare di una cosa che piace?

È importante chiarire che, quando parlo di studio, non mi riferisco assolutamente alla prestazione massima da raggiungere, bensì alla:

comprensione dei meccanismi di allenamento e delle funzionalità organiche.

Ingegnatevi a capire come funzionano le ripetute. Trovate quella manciata di allenamenti con cui sperimentare. Imparate a capire il vostro grado di forma in una giornata rispetto a un’altra. Imparate a capire qual è il vostro ritmo del fondo lento rispetto al ritmo gara sulla 10 km. Prendete un allenamento e verificate il risultato fra la teoria e la pratica. Ovviamente, dev’essere tutto coerente. Non dovete variare per il puro gusto di farlo. Dovete diventare allenatori di voi stessi, partendo dalle basi teoriche spiegate. Studiate i vostri allenamenti e provate a intuire come possono andare. Cercate i più piccoli segreti della corsa e mettete alla prova quello che pensate di aver capito, accettando liberamente che si può sbagliare e correggere. Imparate a capire quanto potete perdere quando fa caldo o quando c’è vento, quando c’è una lieve salita o quando piove ecc. Io lo ripeto sempre, sebbene dobbiamo acculturarci studiando, siamo noi che dobbiamo imparare a diventare abili allenatori di noi stessi. Indubbiamente, la conoscenza ci dà anche piacere. Ma non è la conoscenza del falso uomo di cultura, bensì quella di chi ama esplorare come uno scienziato curioso, per arricchirsi umanamente. Imparate a sapere qual è il margine del vostro ritmo in base allo stato di forma. Qual è il vostro ritmo quando siete al top? Di quanto calate quando siete meno in forma? Ecco, scopritelo con l’esperienza! I runner non hanno un ritmo spaccato e puntuale, ma un margine (che non vuol dire sballare!). E questo margine si scopre con l’esperienza e la conoscenza di se stessi, con il fine di personalizzare e tarare il programma. Le possibilità per alimentare il fuoco della motivazione sono tante e c’è sempre qualcosa da scoprire di volta in volta. Arricchitevi ogni giorno di qualcosa in più, cercando stimoli nei piccoli dettagli, e vedrete che sarà impossibile annoiarsi. Le formule magiche che dicono “fai così per filo e per segno e sarà tutto perfetto” non esistono. Bisogna rimboccarsi le maniche e dedicarsi allo studio e alla conoscenza. Questo significa coltivare un oggetto d’amore, che richiede tempo, costanza e conoscenza. Coltivare la corsa come oggetto d’amore non è una “rottura”, ma una incredibile opportunità per migliorare la qualità della vita. E come spiego anche qui, perché buttare via questa opportunità?

Solo così potrete raggiungere quella condizione che io definisco come spirituale, di totale armonia tra il proprio io e la corsa, quella di chi fa la falcata come il gesto atletico più naturale e spontaneo che ci sia.  L’armonia di chi sa ascoltare il proprio respiro e le proprie gambe e capisce se sta andando bene o no, se si sente troppo affaticato perché magari ha rigenerato male (vedi “Gestione e rigenerazione dell’energia nello sport“). Un contatto vero e profondo con la corsa, che ti permette di conoscere la corsa e, con la corsa, anche te stesso e le tue potenzialità. Un atto spirituale, religioso e di meditazione. E questo non è poco, perché ci permette di non mollare, di correre fino alla vecchiaia e restare in salute.

Ribadisco, non dovete farlo per realizzare il tempo da record (altrimenti, è probabile che finite pure infortunati), ma per amore della corsa. Amare la corsa vuol dire, appunto, conoscerla, farsi trascinare dalle opportunità che ci dà. E fidatevi, in cambio, la corsa vi restituirà tantissimo a livello globale. Certo, non posso negare che, per vedere le opportunità della corsa, bisogna essere in qualche modo predisposti. Non posso dire esattamente come avere questa predisposizione. Quello che so è che ci vuole una capacità di spirito critico. Bisogna saper vedere il positivo in ciò che ci circonda e sfruttarlo per migliorare la qualità della nostra vita. Sarà poi la corsa a trascinarvi, senza che facciate alcuno sforzo per “costringervi” ad amarla.