Come scegliere un terapeuta bravo

Una psicoterapia è spesso necessaria per chi soffre di disturbi in ambito psichiatrico, come ad esempio schizofrenia o borderline o disturbi alimentari e così via. Certo, non è impossible farcela da soli, tuttavia il “fai da te” funziona solo se si è persone predisposte alla razionalità e alla voglia di cambiare, opportunatamente affiancati da persone equilibrate e “toste” o se si riesce a seguire con impegno testi validi come quelli di Albert Ellis. Nel caso in cui l’audidatta non ricada in queste condizioni, si deve decidere di proseguire una psicoterapia, che comunque può velocizzare i miglioramenti. Resta quindi da stabilire a chi affidarsi, senza sbagliare il terapeuta peggiorando la situazione come, purtroppo, accade a tante persone. Vediamo come fare. Preciso che esistono diverse figure terapeutiche, ma ne evidenzio due “classiche”, ovvero quella dello psicologo e quella dello psichiatra. Tutte le altre figure comunque rispettano le indicazioni per lo psicologo e per lo psichiatra.

Lo psicologo

Lo psicologo deve prima di tutto essere equilibrato. Non ha pregio dire che capita anche agli psicologi di stare male, che è normale a chiunque. Un malato di disturbi mentali si rimette a uno psicologo che si presuppone abbia la capacità di migliorare lo status del malato. Vi affidereste a un chirurgo che fa male il suo lavoro, che maneggia male la sua apparecchiatura e uccide i pazienti anziché curarli? Direi proprio di no. Girate dunque al largo da “specialisti” che non sono equilibrati. Un conto è quando capitano i lutti, ma un conto è vivere quell’attimo di lutto come capita a tutti e superarlo con capacità, un altro è non essere proprio equilibrati. Molti psicologi fanno poi l’errore di considerare normale i difetti della maggioranza della popolazione, non considerando che proprio questi difetti della maggioranza sono spesso i motivi dei disturbi di una persona. Frasi come “è normale essere gelosi in coppia”, “è normale essere in sovrappeso a una certa età”, “tutti sono ansiosi o stressati”, “tutti hanno problemi coniugali” ecc devono destare sospetto verso il terapeuta. L’obiettivo è il raggiungimento dell’equilibrio il più possibile e coerentemente e, ovviamente, a seconda della gravità del disturbo, visto che purtroppo non sempre la totale guarigione è possibile. Ma il fatto che non sempre la totale guarigione sia possibile non dev’essere un alibi per non fare tutto il possibile verso la strada dell’equilibrio. Non si deve dare per scontato che sia impossibile guarire! L’approcio di un bravo psicologo dev’essere razionale, come nei manuali di Albert Ellis. Albert Ellis, infatti, trasla il metodo scientifico nella vita quotidiana. Il metodo scientifico non è prerogativa solo agli studi scientifici di accademia. È un metodo, appunto, dunque applicabile in tutte le situazioni della vita. Per chi desidera, di Ellis consiglio il testo “L’autoterapia razionale-emotiva”, testo in molti aspetti ripetitivo ma adatto allo scopo per far applicare i concetti.

Lo psichiatra

Lo psichiatra segue le stesse indicazioni fatte per lo psicologo. A differenza dello psicologo, però, lo psichiatra è abilitato alla prescrizione di psicofarmaci. Dunque, un bravo psichiatra non deve essere afflitto dal delirio di onnipotenza. In sostanza, non deve dispensare farmaci come caramelle, ma solo se realmente necessari e se con una efficacia concreta (vedi “Guida sulla corretta assunzione di psicofarmaci“). Lo psichiatra deve ammettere la possibilità di un risultato minimo, senza attribuire al farmaco proprietà eccessive e non verificabili. E non deve banalizzare o minimizzare gli effetti collaterali. Di solito, gli psicofarmaci non curano la malattia, ma hanno degli effetti sull’organismo che spesso sono variabili e dipendono dalla volontà di ognuno. Occorre dunque rivolgersi a uno psichiatra che sia consapevole di tutto questo.

Albert Ellis

Sia chiaro, non è facile trovare un terapeuta competente. E quando si sta male, la ricerca e il timore di affidarsi a qualcuno che non sia capace di aiutarci può provocare angoscia, sfiducia. Ma bisogna anche fare lo sforzo di cercare e farsi magari consigliare da altri, da gente che frequenta l’ambiente. Non bisogna arrendersi. Magari troveremo tanti incompetenti, però poi sarà la volta buona! Basta non fare l’errore di non cessare il rapporto con un terapeuta incompetente pur di proseguire una terapia a tutti i costi. Come avvertite che c’è qualcosa che non va, anche se inizialmente può sembrare di poco conto, cambiate. Questa operazione può risultare difficile e controversa se il disturbo di cui si soffre rende diffidenti e paranoici per base. In tal caso, si dovrebbe avere la modestia di chiedere a persone esterne, anche conoscenti ma di cui ci possiamo fidare sul serio, un consiglio, ricercando il parere di almeno 2 o 3 persone che si propongano con distacco e serietà per fare il nostro bene.