Correre con la pioggia

La corsa sotto la pioggia è un interessante banco di prova. Non tanto dal punto di vista pratico, bensì da quello psicologico. È interessante notare come tante persone siano disposte a resistere anche a un estremo caldo torrido, magari credendo che sudare fa dimagrire. Dall’altro lato, anche il più fobico dei jogger può correre in inverno, rigorosamente conciato come un eschimese (sciarpa, berretto e addirittura giaccone pesante!). Ma la pioggia? La pioggia giammai!

Sì, si può correre sotto la pioggia, anche quando è abbastanza forte, e non è necessario rintanarsi in casa o ripiegare sul tapis roulant.

Non si nega che la pioggia causi qualche difficoltà nell’attività sportiva. Però credo anche che il come la si affronta sia significativo. Stiamo assistendo a un radicale cambiamento climatico, in cui il caldo torrido e afoso si alterna a piogge torrenziali. Ciò, inevitabilmente, ricade anche su chi fa sport. E una equilibrata gestione di questo evento climatico è doverosa se non vogliamo smettere.

Naturalmente, bisogna imparare ad avere buono senso e capacità strategica. Se la pioggia è battente, ma tutto sommato abbordabile, non c’è motivo di rinunciare. Se invece fa il diluvio universale, saltare una seduta non cambierà la vita. Vuol dire che farete altro! Se però piove per parecchi giorni, cosa fate? Non vi allenate per tutta la settimana? No, in questo caso ci si adatta. Capisco che la sensazione di rimanere al chiuso e al caldo sia piacevole, ma se piove per tanti giorni finite per non allenarvi più. Io ho imparato ad entrare in armonia con la natura, perché amare la corsa (e lo sport) vuol dire anche questo. Non trovo affatto che correre con la pioggia sia un atto eroico. Questa concezione è sbagliata. Quello che ci dev’essere è la consapevolezza di sé e di ciò che ci sta intorno. Magari si va più piano (vedi il paragrafo finale sulla prestazione), ma potremo dire di aver trasformato una presunta avversità in una opportunità. La pioggia non parte con l’intenzione di farci del male (non ha pensiero!), ma la dobbiamo rispettare come fenomeno naturale e saperci adattare.

Non è per due gocce che vi dovete rintanare. Si può correre anche con una pioggia abbastanza battente senza problemi. Fidatevi che, se siete concentrati nell’allenamento, neanche ve ne accorgete! Potete rinunciare se viene giù il gran diluvio, ma un po’ di pioggia dovete saperla prendere anziché averne una ingiustificata repulsione.

Preparazione

La preparazione è sempre la parola d’ordine. Nello specifico, preparate già subito la casa per il rientro. Piazzate della carta da giornale, su cui potrete appoggiare le scarpe e tutto ciò che volete lasciare lì per non inondare il resto della casa. Così facendo, avrete un compito estremamente agevolato! Preparatevi anche con della carta assorbente, in modo tale da ripulire l’acqua in eccesso dalle scarpe. Avere preparazione e sapere cosa fare ci predispongono meglio ad affrontare anche la corsa sotto la pioggia.

L’influenza

L’influenza è un virus. Non dipende di per sé dalla pioggia. Sicuramente, il clima è un parametro correlato, ma non è vero che si becca l’influenza per la pioggia. Le statistiche dicono che il picco delle influenze è nelle stagioni fredde, ma tante persone hanno l’influenza anche in primavera o in estate! I motivi per cui si spiegano il picco di influenze in inverno non sono ancora stati definiti del tutto. Alcuni sostengono che ciò sia dovuto al fatto che le persone stanno di più al chiuso e, pertanto, entrano più facilmente in contatto con i virus. Si sa che i virus sono in grado di resistere a temperature sotto i 5 °C e bassa umidità e, altresì, vengono inattivati dal calore e dai raggi UV. Tuttavia, il contagio avviene per via aerea, cioè tramite saliva, tosse, starnuti e salivazioni. Tutto ciò dimostra che la pioggia c’entra ben poco e può solamente essere un vettore in luoghi di massa. Non è tanto la pioggia, bensì l’eccessivo perdurare in ambienti chiusi o affollati. A ciò, si deve aggiungere che, mediamente, le persone sono sedentarie, quindi con un sistema immunitario già scadente.

Quindi? Quindi, no, la pioggia non provoca malanni! Li provoca in una persona con doti di resistenza già scarse, che non è abituata ad affrontare il clima e che non è sportiva. Oppure li provoca in persone fobiche che, proprio a causa della fobia, commettono degli errori e si ammalano. Il runner esperto è agevolato perché, rispetto al jogger, ha un incremento della temperatura corporea per cui riesce a difendersi dalle infezioni. L’organismo di un runner abituato ed esperto è già pronto a reagire al freddo (così come al caldo) e corregge la termoregolazione in base al clima che deve affrontare. D’altro canto, se invece ci si copre troppo come il jogger, il malanno si prende perché il sudore si rimane lì e poi, appena ci si leva l’abbigliamento, ghiaccia lo stesso. E ci si ammala!

L’accortezza è solo una: non rimanere bagnati troppo a lungo, cioè diciamo per non più di 5-10′. Infatti, se ci si ferma, l’organismo si disattiva. Non è più in movimento intenso e si rilassa. Ma il sudore, anche se poco, è lì e l’organismo non reagisce come quando è più caldo. Solo se si resta bagnati e sudati a lungo ci si può (può!) ammalare.

Le pozzanghere

È uno degli aspetti per cui disincentivo a NON usare il walkman quando si fa sport. Un percorso si deve conoscere. La mente, gli occhi e i riflessi devono sempre stare in guardia. Una buona conoscenza del percorso ci aiuterà tantissimo a correre attraverso intemperie come la pioggia, perché avremo memorizzato i punti critici e le buche. Quindi, ciò permetterà di evitare le pozzanghere, che devono semplicemente essere aggirate o, se piccole, saltate. Non buttatevi dentro le pozzanghere facendo gli audaci: è proprio così che rischiate di infortunarvi! Aggiratele, magari rallentando, o saltatele se sono piccole!

Abbigliamento

L’abbigliamento corretto è quello che faccia rimanere leggeri il più possibile, come sempre. Personalmente, sconsiglio sempre la calzamaglia, perché non offre agilità alle gambe. Meglio i pantaloncini. Si può usare una maglia a maniche lunghe, ma solo se la temperatura è sopra i 5 °C. Se fa freddo, va bene un abbigliamento termico. Sopra la maglia, si può usare una giacca catarifrangente impermeabile, che sia però in grado di apportare una ideale traspirazione (altrimenti, lì dentro ci farete la sauna!). E il cappellino? A mio parere, il cappellino non serve. Finirà comunque inzuppato, quindi tanto vale immaginare di farsi una doccia anticipata ed entrare in totale sintonia con la pioggia! Immaginate di farvi la doccia. Non pensate che è terribile bagnarvi la testa. Accettate la natura per quella che è, come una cosa normale. Se fa molto freddo, i guanti sono d’obbligo perché sono una zona delicata. Se però state a preoccuparvi che gli schizzi vi danno fastidio e indossate il k-way o la muta, allora non ci siamo e non è lo spirito giusto.

Un importante consiglio che vi dò è quello di avere un ricambio di scarpe e abbigliamento per il successivo allenamento. Verosimilmente, le scarpe che usate non riusciranno ad asciugarsi per il successivo allenamento. Quindi, potete sfruttare delle scarpe vecchie ancora non consumate prevedendo la pioggia. Io faccio proprio così. So che, prima o poi, arriverà la pioggia. E siccome ritengo che le avversità debbano essere affrontate al meglio, mi premuro conservando le vecchie paia senza consumarle per l’intera durata. Così faccio asciugare quelle che si bagnano e ho il ricambio! Abbiate sempre a portata di mano dei ricambi. Mi raccomando, non fate asciugare mai le scarpe da corsa sotto il calorifero, perché si rovinano le resine e si perde la protezione! Le scarpe da corsa vanno asciugate a temperatura ambiente o con un panno morbido.

La prestazione

La perdita nella prestazione con la pioggia è abbastanza soggettivo. Come per il caldo, un calo ci sarà sicuramente, ma diciamo che per una pioggia debole o normale siamo intorno a qualche secondo (diciamo 2-3”/km). Per arrivare a una perdita notevole, anche di 10”/km, dovrebbe piovere davvero molto forte. Oppure vuol dire che si è psicologicamente deboli. È un discorso prettamente psicologico. Non pensate che la pioggia sia terribile. Accettate la pioggia come parte integrante di ciò che amate (certo è che, se l’amore per la corsa è scarso, è un altro discorso). Vedrete che, una volta superato il disagio dei primi istanti, l’intensità dell’allenamento aumenterà, vi scalderete e ignorerete quasi completamente che sta piovendo. La pioggia (e magari il freddo) non è un aspetto così negativo come si crede.

Si presume che comunque la prestazione calerà. Sarebbe impossibile cercare di fare prove massimali con le pozzanghere o la vista non del tutto ottimale. Però si può correre, accettando che quel giorno andrà così. È sempre meglio allenarsi piuttosto che farsi vincere dalla debolezza psicologica. Andremo un po’ più piano, e allora? L’importante è che non prevalga la negatività, imparando a gestire anche una situazione non ideale o complicata.

Per non mollare… mantenere l’abitudine!

Riporto la mia personalissima esperienza sul come affrontare la pioggia. Poiché, a causa del surriscaldamento globale, i periodi di siccità si alternano ad altrettanti di tanta pioggia, diventa penalizzante saltare l’allenamento quando piove. Ecco che allora ho notato quanto sia importante avere una frequenza di allenamento improrogabile. Un conto è allenarsi 2-3 volte giusto per fare qualcosa (vedi sulla difficoltà nella programmazione sportiva), un altro è mantenere almeno 3 sedute settimanali che non dovremo mai saltare. Ognuno avrà la sua frequenza di abitudine. Ci sarà chi esce 3-4 volte e chi 5-6 volte, ma questo è relativo. Alla base, c’è sempre una priorità verso lo sport. Se lo sport è una parte raffazzonata e incastra a forza nella vita, rinunceremo a ogni minima difficoltà, compresa quella del meteo.

Dando priorità all’attività sportiva, la priorità sarà così forte da non farvi rinunciare all’allenamento per un po’ di pioggia. Sopporterete, anche rallentando un po’. Tante persone non uscirebbero per una leggera pioggerellina nemmeno sotto tortura. Alla fine, si scopre che sono nella fase da principianti (e avranno modo di adattarsi) o non hanno ancora fatto il cambio di mentalità.