Genitori-figli e sindrome di Stoccolma

PREMESSA: leggete la nota in fondo all’articolo.

La sindrome di Stoccolma è una condizione psicologica che si ha quando un soggetto (vittima) subisce un sequestro o un abuso ma origina sentimenti positivi, quasi di affetto, per il sequestratore o l’abusatore, identificandosi con lui. Cosa c’entra la sindrome di Stoccolma con il rapporto tra genitori e figli? Mi è venuta in mente la sindrome di Stoccolma pensando a un’amica che avevo tempo fa. La conobbi a inizio 2010. Era una personalità interessante, dai pensieri profondi e molto intelligente. Tuttavia, aveva dei problemi. Era in contrasto con i genitori e, in misura minore, con la sorella reputata (a ragione) snob. Fui per lei una specie di guida ed effettivamente alcune cose migliorarono. Le insegnai ad affrontare i problemi “di petto” e a reagire alle situazioni difficili. Dopo un po’, però, iniziò a cambiare. Iniziammo a parlare sempre meno e, una volta, non ricordo se in chat o di persona, mi disse che era carina e doveva sfruttare questa sua qualità. Inoltre cambiò modo di vestirsi, imitando per certi versi la sorella e abbandonando i suoi consueti abiti semplici (e la semplicità è una vera qualità da apprezzare). Non era più lei, non la riconoscevo e ammetto di aver certamente avuto anche la mia parte nella fine dell’amicizia. Senza approfondire troppo la vicenda, la domanda che ora ci interessa è: cosa l’era successo? L’era successo quello che succede a molte persone che hanno contrasti adolescenziali con i genitori. Superata la fase della ribellione, il figlio cresce e cerca di recuperare il rapporto con i genitori, di compiacerli nel tentativo di essere finalmente accettato. Cambia la strategia: non urlo più per essere ascoltato, ma faccio quello che vuoi perché tu mi consideri. Le dinamiche coinvolte nella mente delle persone in gioco sono simili a quelle nella sindrome di Stoccolma. Nella sindrome di Stoccolma, sequestrato e sequestratore capiscono di avere lo stesso obiettivo: uscirne vivi. Solo che la polizia non lo permette perché insiste nel voler far arrendere il sequestratore! Strano ma vero, è questo che avviene. Allo stesso modo, figlio e genitori capiscono di avere lo stesso obiettivo: essere ascoltati. Purtroppo così il figlio non riesce ad essere davvero libero. Per essere accettato, dovrà fare ciò che aggrada ai genitori, rimanendo di fatto ancora in gabbia… solo che vengono tolte le catene perché ritenuto ormai innocuo. La prova evidente di questo sta in un carattere che comunque non esprime una particolare energia vitale. Si dice che così va bene perché si è guadagnata la serenità, ma non si percepisce una piena e convinta felicità. Insomma la vita è tutto sommato mediocre. Meglio di prima indubbiamente, ma nemmeno il top. Nella maggior parte dei casi, una situazione migliore viene ritenuta impossibile proprio perché si pensa a quando si stava peggio e non a quello che si può ancora avere. Quando confuto brutalmente ogni vana argomentazione del mio interlocutore, finisce 99 volte su 100 con un “sei solo fortunato” che mi fa capire che quella persona è spacciata. Qual è la soluzione giusta per essere liberi? La soluzione giusta è darsi da fare, impegnarsi, per costruirsi la propria vita dimenticando i propri genitori, senza però odiarli né provare rancore per loro. La fase di ribellione testimonia la differenza incompatibile di valori tra i genitori e il figlio. Se il figlio asseconda i genitori, vuol dire che non sta seguendo la sua strada, ma quella voluta dai genitori. Allora il figlio non è realmente (o ancora) maturo e adulto. Da notare come, a volte, capiti che quelli che prima erano gli amici fidati passino dalla parte dei “cattivi” se tentano di far presente la situazione, in uno scambio di ruoli (prima erano i genitori a fare la parte dei “cattivi”!) molto subdolo.

Nota bene

Il mio discorso si basa su genitori non equilibrati incapaci di educare correttamente un figlio e che quindi sono la causa principale dei problemi del figlio. Lungi da me dal generalizzare il discorso a tutti i genitori. Se un genitore sa educare bene il figlio insegnandogli a comprendere e amare il mondo, i valori giusti e coerenti con la società moderna, è decisamente improbabile (ma non impossibile, e bisognerebbe indagare) che ci siano contrasti nel rapporto genitore-figlio.