Giornalisti e ricerche (?) da budinocerebrati

NOTA Questo articolo è correlato con l’articolo “Ricerche spurie e articolisti gossippari” e che invito altrettanto a leggere. Altro utile articolo: “Governo e fake news“.

È veramente incredibile come i giornalisti e i media riportino risultati in modo distorto o scorretto. Certo, a volte capita di sbagliare, di non accorgersi di un meccanismo importante. Nessuno è perfetto. Ma è anche vero che, spesso, è tutto fatto per pilotare. Lungi da me dal parlare di complottismo, altrimenti non esisterebbe la sezione sulle bufale. Ma quando continui a leggere certe castronerie, ti girano a tal punto che ritieni necessario spendere qualche parola. Esistono interessi svariati e ben precisi sul perché si pilotano i risultati delle ricerche. Voglio dunque riportare tre casistiche che reputo particolarmente importanti e da cui stare in guardia. Tengo a precisare che sto parlando del comportamento dei giornalisti e dei media, e non ad esempio dei vegani che raccontano la famosa bugia di Harvard che toglie latte e derivati dall’alimentazione! I campi di azione hanno delle strategie rispetto ad altri campi, ma è ovvio che alcune strategie si intreccino tra di loro. Descriverò man mano le strategie spiegando i campi di azione.

1) Marketing salutistico

È il campo probabilmente più colpito insieme a quello sportivo. Ho già discusso sull’olio di palma e sui grassi saturi. Ma gli esempi sono a bizzeffe. I trucchi maggiormente utilizzati sono quelli della seminformazione e sull’inganno. La seminformazione riguarda il dire qualcosa di vero, ma attorniato da un discorso e da terminologie che indirizzano la persona ad agire come il mittente desidera. Ad esempio, se voglio convincere la gente a non mangiare carne rossa, farò uno studio che analizza un campione di soggetti che mangiano carne rossa, indistintamente, rilevando che questi soggetti sono meno in salute rispetto a soggetti che non consumano carne rossa. Tuttavia, si scopre che il campione di soggetti meno in salute mangia sì carne rossa, ma conservata con sostanze nocive come i nitriti (würstel, prosciutti, pancetta ecc). E di solito, soggetti di questo genere tendono di loro a non curarsi molto della salute. Ma chi legge l’articolo penserà che deve bandire la carne rossa dall’alimentazione! L’inganno è invece quello della pubblicità della Danacol che fa una autentica campagna terroristica nei confronti del colesterolo. Soprattutto per uno sportivo, non è difficile avere un colesterolo superiore a 200. Questo perché bisogna considerare il rapporto tra colesterolo totale e colesterolo buono. Per essere protetti dalle malattie cardiovascolari, il rapporto dev’essere inferiore a 5 per gli uomini e a 4.5 per la donna, con gli sportivi che arrivano a 4 gli uomini e a 3.7 le donne. Se io ho 280 di colesterolo totale e 80 di quello buono, sono super protetto, ma la Danacol mi dice che sono malato! Questo è puro e totale inganno, una menzogna che non ha altro se non il fine di lasciare la gente sedentaria, convincendola poi che, se compra certi prodotti anziché fare quasi gratuitamente una sana corsa, starà meglio.

2) Lo sport che fa male

Questo campo si basa sulla psicologia di chi è sedentario e non ha voglia di sbattersi a fare sport per migliorare la salute. È risaputo che chi si allena a medio-alta intensità per almeno 3 volte a settimana (ad esempio corsa e ciclismo) compie il minimo indispensabile per avere benefici. Ma c’è anche chi non ha voglia di prendersi questo impegno, a partire dal medico di mezza età ormai infiacchito dalla pigrizia, che però sente di non poter avere la coscienza del tutto sporca e consiglia i classici 20 minuti di camminata o esercizio blando da palestra per assolvere se stesso e chi non regge prima di tutto mentalmente a sforzi di intensità maggiore. Chiunque riesce a fare 10 km in almeno un’ora e ci sono maratoneti anziani che scendono molto al di sotto delle 4 ore a differenza di tanti 20enni che non ci riescono. E sono maratoneti che non hanno mai vinto un’Olimpiade, quindi persone normalissime, non dotate geneticamente. Allora, per non dire che chi non fa sport è salutisticamente spacciato, si pubblicano articoli dove si dice che bisogna camminare e non correre perché camminando si bruciano i grassi. Vero (seminformazione), peccato che camminando brucio 100 kcal e correndo per un’ora brucio 500-600 kcal! Meglio due biscotti o un ricco piatto di pasta in più? Oppure pubblicano articoli dove si dice che il gruppo di soggetti che si allenano dalle 3 alle 10 ore a settimana sta salutisticamente peggio rispetto a coloro fanno 30′ di camminata veloce. Questo è lo stratagemma di scegliere opportunatamente il campione che più fa comodo. C’è infatti una abissale differenza tra l’allenarsi 3 ore a settimana e fare magari dei bigiornalieri per 5 volte a settimana! Considerando che ci sono tante persone che si allenano male o cercano di andare oltre il proprio limite fisiologico con allenamenti da militari, questo fa concludere al nostro giornalista sedentario che lo sport fa male. Un’altra assurdità che ho spesso letto in giro è che bisogna camminare e non correre perché dopo uno sforzo intenso come la corsa si brucia così tanto che si è affamati da rischiare di eccedere. Bugia, evidentemente chi l’ha detto non ha mai corso in vita sua sputando sangue. Io dopo una faticosa e intensa corsa non ho subito fame. Mi viene fame gradualmente e nel giusto modo, perché prima di tutto il mio pensiero è farmi la doccia e ricaricare le energie non solo fisiche ma anche mentali. È invece dopo una “piacevole” passeggiata che mi viene più fame, al confronto.

3) Correlazioni spazzatura

Questo è il bidone, dove viene racchiuso di tutto e di più. Sono i tipici articoli che vengono pubblicati sulle riviste alla Donna Moderna o su quei siti sponsorizzati dai motori di ricerca come Virgilio. Ne ho lette di ogni genere. Le donne intelligenti bevono, le donne fanno meno incidenti degli uomini, gli intelligenti dormono meno, i vegani sono più in salute e chi più ne ha più ne metta. La strategia qui utilizzata per pilotare l’opinione e le convinzioni delle persone è quella della correlazione. C’è una profonda differenza tra correlazione e causa-effetto, una differenza che purtroppo anche tanti medici non conoscono. Si spaccia cioè per causa-effetto ciò che in realtà è solo una coincidenza, se vogliamo chiamarla così. Basterebbe la banalissima arma del “ma se” per contraddire le “tesi” proposte da questo ammasso di budinocerebrati. Ma se le donne intelligenti bevono, come mai in discoteca si vedono così tante “donne” che bevono e che a malapena riescono a fare 2 più 2 o spicciare italiano? Ma se i vegani sono più in salute, come mai se ne vedono tanti sovrappeso o sedentari che, visivamente, hanno una pelle più vecchia di 10-20 anni rispetto a chi mangia carne ma fa sport? O basta comunque imparare ad approfondire una tematica. Le donne non fanno meno incidenti degli uomini. Semplicemente, guidano meno degli uomini. È ovvio che, più uno guida, più rischia di fare incidenti. Imparate quindi un altro elemento: la probabilità in successione. Se ho il 90% di probabilità di farla franca dopo un furto, al settimo furto di fatto corro seriamente il rischio di farmi prendere (0.90^7 = 0.48, cioè 48%). Per concludere con gli esempi fatti poco fa, dormire poco non è indice di intelligenza. Sono invece gli intelligenti che tendono a diminuire le ore di sonno perché sono concentrati nelle loro attività. Ovviamente, Donna Moderna e Virgilio vi diranno che se siete donne e bevete siete intelligenti o che siete più in salute se siete vegani. Da notare come queste riviste e questi siti pubblichino così tante schifezze che arrivano spesso a contraddirsi…

Devo dire che i campi salutistico e sportivo sono probabilmente i più colpiti, ma è stato giusto fare anche altri esempi per far capire di stare attenti a un po’ tutto ciò che ci viene propinato. È importante avere spirito critico ed essere razionali, a dubitare di promesse che sembrano troppo belle e che magari promettono di faticare poco o per nulla. E naturalmente, il “ma se” è davvero un’arma potente, perché permette di smascherare bufale senza avere 10 lauree. Potremmo definire il “ma se” come una specie di evoluzione del buon senso.

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