Possiamo imparare dagli Hunza, ma non le bufale!

Quella sugli Hunza è una bufala molto vecchia. Girava su siti come disinformazione.it, ma ancora oggi è “gettonata” e viene proposta da famosi motori di ricerca. Penso che però sia interessante per capire alcune cose sullo stile di vita.

Gli Hunza, tante etnie in una valle

Partiamo dal principio: chi sono gli Hunza? Gli Hunza abitano nell’omonima valle in Pakistan. Fin dalla fine dell’ottocento, gli Hunza sono descritti come un popolo longevo. A mano a mano, la loro storia è stata sempre più romanzata, fino ad arrivare alle bufale degli alternativi, secondo cui gli Hunza vivono fino a 130-140 anni. La prima cosa che salta all’occhio è che queste bufale sono diffuse dagli alternativi che sono contro la società moderna. La popolazione degli Hunza, in generale, viene descritta come una tribù mistica che vive lontana dalla tecnologia e dal comfort dell’occidente, che non conosce le malattie e nemmeno la medicina, nutrendosi di acqua pura (alcalina?) e prodotti vegetali. Ebbene, quasi nulla di tutto questo è vero. Innanzitutto, il popolo degli Hunza, per la maggior parte, appartiene a una corrente islamica liberale, i cosiddetti ismaeliti. Liberali perché si possono vedere molte donne in giro con abiti decisamente più “emancipati” rispetto ad altri tipi di islam. Già se si va in alcune zone confinanti, l’estremismo islamico è dominante e vige un profondo odio verso gli Stati Uniti e Israele. Inoltre, gli Hunza non sono affatto una tribù mistica come vogliono descrivere gli alternativi, ma vivono nelle città, esattamente come facciamo noi in occidente. La città principale della valle è Karimabad e ha circa 10 mila abitanti. Non sarà una metropoli come New York, ma molte valli in Italia, al confronto, sono disabitate. Esistono diverse etnie nella valle dell’Hunza, che parlano altrettante lingue. Quindi, per comodità e metonimia, continuerò a chiamarle tutte Hunza, ma sappiate che è tecnicamente sbagliato. Non esiste una “popolazione Hunza”. Esistono diverse etnie che abitano la valle, con diverse lingue, ma una “popolazione Hunza” non esiste.

Nonostante quella degli Hunza sia una bufala, c’è un dato vero: l’aspettativa di vita degli Hunza è sorprendentemente alta. Ma alta di quanto? Alla fine, è un’aspettativa di vita del tutto paragonabile a quella che c’è da noi. Infatti, gli Hunza non sono nemmeno citati nelle zone blu internazionali, cioè le aree locali con un’aspettativa di vita più alta della media mondiale. Più interessante scoprire perché esiste questa aspettativa di vita. E non è merito di pratiche come il digiuno o l’alimentazione a base di vegetali, bensì proprio delle innovazioni che gli alternativi disprezzano. La valle dell’Hunza ha ricevuto finanziamenti per l’agricoltura e l’economia. Anche l’alfabetizzazione è alta (alcune fonti, tra cui Wikipedia, riportano il 90%). È una valle rigogliosa e verde, ma per niente povera e isolata. È una valle molto frequentata dai turisti e attraversata dalle strade, come quella di Karakorum che permette di assistere a panorami mozzafiato. Certo, magari non andranno in giro con macchine e smartphone, ma dire che vivono come delle specie di eremiti è una falsità bella e grossa. Grazie ai finanziamenti attuati dall’Aga Khan (il loro equivalente di governatore), gli Hunza hanno guadagnato un certo benessere. E quando c’è più benessere, si sa, si tende di più ad essere gioviali come lo sono gli Hunza. La popolazione degli Hunza è stata documentata da Levison Wood, il famoso esploratore britannico che ama fare viaggi lunghi a pedi attraverso luoghi impervi o pericolosi (nello specifico, gli Hunza vengono citati nella serie “Sentieri himalayani”). E fa vedere proprio quanto ho appena detto, cioè che gli Hunza hanno raggiungo un sufficiente livello di benessere per raggiungere l’aspettativa di vita che abbiamo noi. Non è che non conoscono le malattie e la medicina. Semplicemente, la loro vita non ha le piaghe di altre zone cosiddette povere. E non le hanno perché hanno guadagnato maggior benessere. Secondo me, se parlassimo a qualche Hunza delle bufale sul loro conto, si metterebbe a ridere! Gli Hunza sono tutt’altro che santoni o mistici illuminati.

Ma ci insegnano qualcosa?

Cosa possiamo davvero imparare dagli Hunza? Che la tecnologia è fondamentale per essere longevi. Che poi, nella nostra società, la tecnologia sia stata deviata, è un altro conto. L’ho spiegato anche in questo articolo: non è la tecnologia ad essere negativa, ma il modo in cui l’uomo la usa. Oltre alla tecnologia, ovviamente, è molto importante mantenersi attivi. Modernamente, possiamo parlare di sport. Molti abitanti della valle continuano tranquillamente a scalare le montagne a 80 anni. Tutto questo è ben diverso dal quadro decritto dagli alternativi. Gli alternativi citano spesso gli Hunza per vendere la loro ideologia, di solito quella vegetariana o vegana o contro i vaccini, contro la medicina ecc. Lasciate perdere tutto questo e concentratevi su un corretto stile di vita. Dagli Hunza, sì, possiamo imparare questo. In sostanza, l’errore è credere che i popoli primitivi muoiano di fame e di malattie, che abbiano un’elevata mortalità infantile. Diamo per scontato che solo il nostro modello di società sia il migliore in assoluto. Non vuol dire che gli Hunza non se la passano mai male e non è tutto oro quel che luccica, visto che, come detto, gli Hunza non appartengono alle zone blu. Ma se loro non se la passano male è perché, evidentemente, non sono affatto così “primitivi” o isolati. E, naturalmente, il turismo ha il suo bel ritorno economico per valorizzare la valle e fornire più benessere agli abitanti locali. Siamo noi ad essere troppo arroganti e imporre il nostro stile di vita come il sommo possibile. A dimostrazione di ciò, anche nel Medioevo si poteva benissimo vivere a lungo come oggi in occidente. Erano persone che, rispetto al resto della popolazione, potevano godere di più benessere. Ed è una situazione, con i dovuti accorgimenti e le dovute differenze, paragonabile agli abitanti della valle dell’Hunza. Sì, anche sul Medioevo, e in generale sulle epoche passate, ci sono errate convinzioni.

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