I perché della vita

Nella vita, alla gente piace fare tante cose. E fin qui niente di male. Anche a me piace fare sport, così come mi piace ascoltare musica o vedere gli show televisivi di Crozza. Purtroppo, a molti manca la capacità di capire le motivazioni di qualcosa che piace.

A tutto quello che facciamo, dobbiamo saper dare delle motivazioni valide, coerenti e concrete!

Sembra una cosa scontata, ma molto spesso l’unica motivazione che molti riescono a darmi sul perché di quella cosa si ferma a un “mi piace”. Se provo a mettere in discussione ciò che fanno, mi ribattono che “male non fa”. Non capiscono che non c’entra che non fa male. Ciò che fanno può fare male o no, ma la mia contestazione è sui perché. “Mi piace” non è un reale perché, ma segno di un punto di vista superficiale. Perché piace fare quella cosa? Ed è qui che tante persone cascano! Ribattendo che “male non fa”, appunto. Questa mancanza di saper motivare denota un’incapacità di osservazione e spirito critico nella vita, predisponendosi a un comportamento da gregge. Si possono fare tantissimi esempi a riguardo, e in ognuno di questi esempi la gente media non si interroga sulle motivazioni. A volte mi dicono che non esistono solo oggetti d’amore, che esistono anche attività più “soft”, che non si approfondiscono come un vero oggetto d’amore. Il punto è che continua a mancare una motivazione concreta, coerente, valida e credibile! Manca la capacità di capire, di osservare, di chiedersi, di interrogarsi su ciò che vediamo, viviamo, facciamo.

La tradizione e Dio: due esempi

Uno degli esempi canonici sulla mancata capacità di arrivare alle motivazioni è rappresentato dalla tradizione. La tradizione ha senso quando ancora nell’attuale sono capaci di migliorare la qualità della vita, altrimenti vanno bene come studio per gli amanti o appassionati. Ma tante persone non ci arrivano. Accettano acriticamente e senza porsi nessuna domanda! E per conseguenza, questo comporta una mancata modernizzazione del soggetto o della società. Ad esempio, i senesi non saranno d’accordo, il palio come tradizione non ha alcun senso. Mette inutilmente a rischio la vita sia dell’uomo che quella del cavallo. Non c’è alcun motivo per cui si debba tenere una simile tradizione. È solo una parata di qualcosa di arcaico e che alla maggioranza della popolazione non interessa! È interessante per chi vuole conoscere la storia di Siena, ma per il resto è cosa superata. O proviamo a pensare, in termini filosofici, all’esistenza di Dio. In Italia, nasciamo, veniamo battezzati e ci crescono dando per scontato che Dio esiste, è dovunque e il mondo è opera sua. Se uno non sottopone a critica, continuerà a dare per scontato che Dio esiste, non capendo che l’universo non ha assolutamente bisogno di Dio per esistere! Perché credi in Dio? Perché è lui che ha creato tutto questo? Ok, ma le recenti scoperte scientifiche dimostrano che le particelle possono benissimo nascere e svanire nel nulla a livello quantistico. Quindi sei così sicuro che Dio esista? Chi spegne il cervello fuggirà comunque via e continuerà a non preoccuparsi, mentre altri inizieranno a quel punto a vedere le cose in chiave diversa. La fede è sicuramente uno dei maggiori esempi di disattivazione dello spirito critico, visto che per definizione la fede non implica alcuna analisi: si crede, è così, e stop!

Hai un cervello? Usalo!

Io non faccio sport perché mi piace, ma amo fare sport in quanto lo sport ritarda la vecchiaia di 15-20 anni. Riduce la probabilità di rischio cardiovascolare e mi rafforza le ossa, renendomi più efficiente nelle attività comuni che per altri sono un peso. Non ascolto la musica perché mi piace, ma mi piace la musica perché è bello il modo con cui, attraverso note e testo, mi arrivano dei messaggi su cui poter riflettere: il ritmo rabbioso di Chuck Schuldiner che soffre una società di “zombie”, il tonante ritmo di un Ligabue sulla freneticità della vita… e così via! Non guardo i programmi di Crozza perché mi piacciono, ma mi piacciono perché sono uno specchio della nostra società. Crozza usa l’umorismo per evidenziare i nostri caratteri critici, lasciandoci una sorta di sorriso amaro per la realtà in cui viviamo. Queste sono motivazini valide, concrete e coerenti. Da notare che, tra gli esempi fatti, solo sport lo vivo come oggetto d’amore, a conferma del fatto che qui non sto distinguendo una semplice passione da un oggetto d’amore. Sto dando dei perché! Tu invece perché vai al cinema? Perché vai al bar? Perché “devi” comprare un vestito nuovo? Se la tua risposta non va oltre a un “mi piace”, beh, impara ad approfondire di più. Spesso così si scopre quante cose facciamo inutilmente, seguendo semplicemente la massa. Cose di cui potremmo fare a meno, oppure cose che, con uno sguardo critico e costruttivo, potremmo vivere meglio. È così che si ottiene il meglio dalla vita, ovvero attivando il cervello su ciò che ci circonda. Bisogna imparare a riflettere. Siccome faccio sport, spesso la gente mi dice che non ha tempo per fare sport e tira fuori una lista di altre presunte attività che la impegna impedendo di fare sport. Alla fine però si scopre che gran parte di quelle attività è del tutto superflua, ma portata avanti lo stesso perché manca la capacità di discernere, di dare priorità, di capire cosa ci torna realmente utile e cosa no. Se manca questo tipo di capacità, si sarà sempre sovrastati dalla vita, o al più si sopravviverà precludendosi la possibilità di avere il meglio, in un trascorrere quotidiano fragile e pronto a crollare alle prime vere difficoltà.

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