Il manipolatore affettivo

Diverso tempo fa, avevo parlato della dipendenza affettiva. Ma se esiste una vittima, è perché esiste anche un carnefice. I carnefici sono i manipolatori affettivi, che appunto soggiogano il dipendente affettivo nelle loro grinfie. Chi cade nel tranello del manipolatore affettivo non è uno stupido, ma una persona che ha dei bisogni, delle carenze affettive, che ama tanto e vorrebbe essere amato altrettanto ma non riesce a vivere tutto questo in modo sano. Il manipolatore affettivo “caccia” questo tipo di personalità e tende il suo tranello, senza che il novello dipendente affettivo possa accorgersene, come un insetto che finisce, senza immaginarlo, nella tela del ragno. Le caratteristiche del manipolatore affettivo sono svariate. A volte è un soggetto che soffre di narcisismo. Ha un’alta idea di sé, esagera le proprie capacità e si considera superiore, incapace di responsabilizzarsi sui propri errori che vengono scaricati sugli altri senza una discussione costruttiva. Altre volte è un sociopatico, irresponsabile, aggressivo e disonesto. E pure i sociopatici, a loro volta, non sono tutti uguali. Esistono sociopatici che sanno provare affetto ed empatia, ma in modo manipolatorio, fasullo, poi ci sono sociopatici che violano la legge e hanno precedenti. Tante volte, sociopatia e narcisismo vanno a braccetto e anche questo può rappresentare un classico manipolatore affettivo. Tante altre volte, il manipolatore affettivo è anche uno che soffre di disturbo evitante di personalità. Insomma, come si può evincere, la gamma è vasta. Possono benissimo essere persone normalissime e gentili nella vita sociale, trasformandosi in perversi con il partner. Precisato questo, possiamo dire che il manipolatore affettivo abbia determinate caratteristiche comuni. Il manipolatore affettivo:

– è un bugiardo o tende a non dire in modo chiaro le cose, o ancora le dice in modo distorto;
– non considera il punto di vista dell’altra persona e vuole sempre avere ragione;
– conosce i punti deboli dell’altra persona e li usa per sfiancarla attraverso la denigrazione, la critica e la colpevolizzazione;
– mostra lusinghe e falsa tenerezza per poi andare a colpire nel momento di fragilità;
– è incapace di riconoscere di far soffrire l’altra persona;
– utilizza minacce e ricatti per infondere la paura dell’abbandono e l’insicurezza nell’altra persona;
– ha la tendenza a maltrattare l’altra persona, alternando fasi di dolcezza;
– vuole soddisfare il proprio ego.

Sia chiaro, il manipolatore affettivo non è un mostro. È una persona che ha subito dei traumi, come un abuso sessuale o una grave esperienza di morte. Attenzione: non sempre, poi, il manipolatore affettivo è realmente consapevole del meccanismo che mette in atto. Il manipolatore affettivo, tuttavia, è sicuramente un soggetto pericoloso, che fa dell’inganno la sua arte. Le vittime dei manipolatori affettivi arrivano anche a pensare al suicidio o a tentarlo, a non riconoscere più il proprio io. Staccarsi sembra impossibile, perché il manipolatore affettivo riesce a trasmettere la convinzione che la sua vittima non vale nulla senza di lui. Lo status diventa come una tossicodipendenza a tutti gli effetti. Chi cade in balia di un manipolatore affettivo deve innanzitutto ritrovare la propria autonomia e la propria autostima per essere libero, perché sono questi i punti su cui il manipolatore affettivo batte a suo vantaggio. Il processo che porta all’autonomia e all’autostima è complicato e arduo. Ci vuole molto impegno e occorre capire, per prima cosa, che il nostro valore non dipende da altro se non dalla nostra capacità di amare che non si manifesta di certo in una relazione dove ci si fa umiliare, dove si sceglie (brutto da dire, ma è così) di farsi umiliare perché non si è forti per affrontare il mondo e le emozioni.

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