La sesta grande estinzione (cambiamento climatico)

Gli effetti del surriscaldamento globale si avvertono sempre di più e viviamo sempre di più in una cappa di smog. E ciò nonostante, è ancora nulla rispetto a quello che ci attende. Lo so, detto così, sembra che stia descrivendo l’apocalisse. Ma l’apocalisse, se preferite usare questo termine, non avviene in un giorno preciso come tante volte hanno annunciato le sette o per il 21 dicembre 2012. L’espressione corretta è grande estinzione. E una grande estinzione si verifica nel corso di pochi milioni di anni. Dico “pochi” perché lo sono secondo la scala geologica, mentre sulla scala della vita umana 2 o 3 milioni di anni sono un’enormità! In passato, ci sono state 5 grandi estinzioni di massa, soprannominate “big five”. Quella più famosa ha fatto estinguere i dinosauri, mentre quella più terribile è stata tra il Permiano e il Triassico (limite Perm-Trias, circa 250 mln di anni fa). Ovviamente, accanto ai big five, ci sono state tante altre estinzioni minori, ma sempre drammatiche in termini di ragionamento umano.

La caratteristica di una nuova grande estinzione, la sesta, è dovuta a due fattori:

1) è colpa nostra;
2) il tasso di estinzione è più elevato di quello che farebbe la natura da sola (alcuni sostengono che il tasso sia di 100 volte superiore).

Circa 56 mln di anni fa, la Terra subì un aumento pazzesco delle temperature globali. C’erano palme e coccodrilli alle latitudini della Groenlandia! Ma si tratta di un avvenimento che si è sviluppato in migliaia di anni. Un arco di tempo brevissimo per la geologia, ma lunghissimo rispetto a quello che stiamo provocando oggigiorno.

Che l’aumento odierno delle temperature sia colpa nostra, non c’è alcun dubbio, in barba ai negazionisti. Ne ho già discusso nell’articolo sul surriscaldamento globale. Sulle stime, invece, i dati hanno chiaramente un margine di errore e ognuno offre delle interpretazioni. Non tutti forniscono le stesse cifre. Quello che non cambia è il concetto, o meglio, la realtà. Il 41 per cento di tutte le specie di anfibi e il 26 per cento di quelle di mammiferi sono state incluse nella lista delle specie in pericolo di estinzione dall’International Union for Conservation of Nature (IUCN). Secondo Gerardo Ceballos della Universidad Nacional Autonoma de Mexico a Città del Messico e Paul Ehrlich e Rodolfo Dirzo della Stanford University, il 30% delle specie di vertebrati ha visto declinare il suo areale e la dimensione della popolazione (l’areale indica la zona in cui vive una specie, intendendo non solo lo spazio geografico ma anche le caratteristiche). Per quanto riguarda l’aumento di temperatura media del pianeta, 2 °C è il limite considerato quello del non ritorno, ma un cambio della tendenza non si è mai visto. Tutte le riunioni sulle sorti del clima sono terminate con fumate nere e, anzi, c’è chi è uscito da quegli esigui accordi stabiliti. Alcuni studiosi dicono che, nel 2100, l’aumento di temperatura sarà addirittura di 4 °C, se non addirittura 8 °C negli scenari più catastrofici. Dipende da come uno ha fatto i calcoli e qual è il margine di errore stimato, ma anche la gravità che vuole trasmettere. Nulla di strano, è già accaduto un rialzo di questo tipo ma, come detto, stavolta sta avvenendo a una velocità terrificante che non dà scampo. In realtà, in Italia molte zone hanno già subito un aumento medio di almeno 2 °C rispetto alle medie climatiche teoriche. Dove abito io, è sistematicamente così da anni. L’inverno è sempre troppo caldo per quello che dovrebbe essere. I giorni di vero gelo sono pochi (e drammatici) e si ritorna sempre al caldo. 15 °C a febbraio possono sembrare piacevoli, ma non è affatto così se si guarda oltre. Si possono dare tanti tipi di dati e si possono effettuare diversi tipi di studi, ma il fatto non cambia: molte specie si sono estinte a causa dell’uomo e tante altre stanno declinando. Ma basterebbe anche la realtà quotidiana per accorgersene. Stanno sparendo sempre di più gli insetti impollinatori e altri che fanno funzionare l’ecosistema (il primo che mi viene in mente è lo scarabeo stercorario). Sì, anche se non ci piacciono, gli insetti sono a rischio estinzione come gli orsi polari, i pinguini, gli squali, il tonno e gli elefanti. Proliferano le mosche e le zanzare, loro sì ma, come diceva Einstein, senza le api noi umani siamo morti! Io che abito in un piccolo paese a “rischio giallo” (cioè ancora si può salvare qualcosa, rispetto a città perdute per sempre nel cemento come Peschiera del Garda), penso di non ricordare più l’ultima volta in cui ho visto un’ape. Ed è un piccolo paesino, non di certo una grande metropoli come Milano.

Purtroppo, anche se i tempi di questa estinzione sono estremamente brevi, non ce ne accorgiamo. Potremmo dare la colpa alla cecità delle persone e dei governi e non sarebbe sbagliato. Ma, a questo, bisogna anche dire che saranno le future generazioni a patire di più. È un ragionamento tipico ed egoistico. “Tanto, quando succederà, non sarò più vivo, quindi che me ne frega?” Non si guarda più in là del presente e si cerca il massimo profitto. È il ragionamento di gente come Trump, Salvini e di tutti coloro che continuano a togliere spazio alla natura per guadagnare con il dio del cemento. Inoltre, gli occidentali se ne accorgono poco perché sono i paesi più poveri a vivere le conseguenze più drammatiche. I ghiacciai dell’Hindu Kush, direttamente o indirettamente, fanno sopravvivere circa 1.5 mld di persone. Ma i ghiacciai si stanno ritirando pesantemente, quindi quest’area popolata da 1/5 della popolazione mondiale soffrirà.

Parlare di sesta grande estinzione è provocatorio, lo so, e non tutti gli scienziati sono d’accordo. Il titolo è volutamente provocatorio per suscitare risonanza. Tuttavia, è quello che potrebbe accadere se non ci fermiamo o, comunque, ci andremmo vicini. La vita rinascerà, ma l’uomo non ci sarà più!

Surriscaldamento globale e immigrazione

Un aspetto del surriscaldamento globale poco noto è che scatena dei meccanismi di immigrazione (o migrazione). Leggete questo articolo e scoprirete di cosa parlo. Qui preferisco parlare di altro, altrimenti sposterei l’attenzione sul “problema immigrazione” togliendolo al resto dell’articolo.

Ci sono soluzioni? La sovrappopolazione ci frega!

Intanto, dobbiamo iniziare ad ammettere che siamo in troppi. Pensiamo a come poter sfamare 10 mld di persone nel 2050, ma non si dice quasi mai che il problema è esattamente che saremo in 10 mld. Al contrario, i nostri TG continuano a lanciare l’allarme del calo di nascite (e poi c’è chi, come Salvini, ragiona da islamico per combattere l’Islam, ovvero incitando a fare figli come pani usciti dal forno). Difficilmente potrà cambiare qualcosa se non si raggiunge questa consapevolezza. Non è vietato fare figli, ci mancherebbe altro. Ma bisogna fare figli se si ha una concreta capacità economica e morale per poter dare ai figli i mezzi, in particolare quelli etici, necessari alla vita. L’obiettivo dovrebbe essere almeno mantenere invariata la popolazione. Già qui mi sa che abbiamo fallito, visto che le propagande vanno in verso opposto al mio pensiero. Proprio per questo motivo, ecco che periodicamente sbuca fuori un articolo che ci spiega come il cibo del futuro saranno gli insetti (ma non si dovevano estinguere pure loro?) o che dobbiamo seguire un’alimentazione vegetale. Mah, anche se esistono popoli che si nutrono di insetti, dubito che l’umanità intera accetterebbe di mangiare insetti. Io preferirei morire di fame, piuttosto! Per quanto riguarda l’alimentazione vegetale, siamo alle solite. Queste ideologie non mi hanno mai convinto (nell’articolo linkato, elenco dei numeri per spiegare perché è tutto fuorviante). Non si fa altro che spostare il problema. Magari riduciamo l’impatto ambientale del 30%, ma la popolazione aumenta del 50% e siamo punto e da capo (si possono dare altre percentuali, ma il concetto resta invariato). Insomma, la vera soluzione è smetterla con la rincorsa al cemento, puntando sulla riqualificazione di aree su cui si è già costruito (vedi l’abbattimento del vecchio Delle Alpi, stadio della Juventus, per costruirci un altro stadio anziché andare in cerca di terreni ex novo), a cui vanno aggiunte tecnologie più efficienti, valide e sicure (il nucleare attuale non è di certo sicuro). E, naturalmente, non possiamo continuare a crescere spropositatamente come numero di abitanti. Quando spiego che i paesi scandinavi sono tra i più felici al mondo, una delle critiche che piovono che è facile essere felici in Norvegia se loro sono appena 5 mln. Ecco, te lo sei detto da solo… vedi che, se vuoi, arrivi a capire che la sovrappopolazione è un problema! Un altro dato di quanto la crescita della popolazione impatti sull’ambiente: ogni figlio occidentale (*) viene mediamente a “costare” all’incirca 58 tonnellate di CO2 all’anno (all’anno!). Un volo intercontinentale (che non si fa di certo tutti i giorni) “costa” circa 1.5 tonnellate pro capite (all’incirca 300 g pro capite per ogni km percorso). C’è poco da fare, i numeri non mentono, ma mica si può dire, soprattutto nei paesi molto religiosi o dove serve aumentare il PIL, di fare meno figli! Non sto affatto dicendo che è vietato fare figli, tutt’altro, ma è facile accorgersi che troppa gente, in occidente o nei paesi poveri, fa figli come se fossero pani sfornati. Ogni eventuale soluzione deve necessariamente passare attraverso il fattore popolazione. E, più la popolazione cresce, più le soluzioni diventano sempre più complicate e complesse.

* E certo, finché i bambini africani muoiono di fame, è comodo continuare a vivere nell’agio e pensare di consumare all’infinito.

Curiosa la contraddizione di alcuni programmi televisivi come Geo. Si allarmano per i cambiamenti climatici e dicono che il pianeta è sovrappopolato, ma poi si preoccupano se non facciamo più figli.

Molti sono consapevoli che non dobbiamo cambiare il clima, bensì il sistema. E sono d’accordo. Il cambiamento climatico è ormai irreversibile. Quindi, dobbiamo essere pronti, portando avanti linee politiche che considerino questo problema. Charles Darwin ha correttamente dimostrato, nella sua teoria dell’evoluzione, che sopravvive chi si adatta meglio (chi si adatta meglio, non il più forte!). E noi umani dobbiamo adattarci ai cambiamenti climatici, cessando gli egoismi e i sovranismi. Iniziamo ad adattarci senza più fare figli come pani, ma offrendo una miglior educazione ai figli che possiamo mantenere (vedi sui bisogni di un figlio).

Non siete convinti che il fattore davvero determinante sia la riduzione della popolazione? Allora sappiate che le stime prevedono che già per il 2070 l’Italia avrà 49 mln di abitanti, cioè 11.5 mln. Anche la Cina, a mano a mano, si ridurrà ad “appena” 700 mln. Perché? Perché ci si accorgerà che sarà troppo difficile avere risorse per sfamare nuove bocche, si punterà alla qualità della vita e ad arrivare in vecchiaia il più in salute possibile, non si vedrà più il matrimonio come scopo della vita. Sarà la natura ad obbligare l’uomo a fare ciò che attualmente non fa spontaneamente!

Il lassismo della politica italiana

Ecco uno dei tipici esempi di politica che infinocchia la gente. Dopo l’attivismo di Greta Thunberg e degli scioperi del clima, il governo italiano di Conte ha realizzato il decreto clima (detto anche green new deal). Si vuole spacciare questa manovra come qualcosa di grandioso, addirittura paragonandola al new deal di Roosevelt per combattere la depressione americana di inizio ‘900. La cifra di 450 mln appare grande, ma in realtà sono solo briciole. Se uno fa due conti, parliamo di 8 euro a testa per ogni cittadino. Questa è la spesa che ognuno di noi mette per il decreto clima del governo di Conte. Il canone RAI, annualmente, ci costa molto di più! 8 euro a testa per affrontare i cambiamenti climatici sono una cifra irrisoria. I nostri politici ci dicono che è solo un inizio, ma ciò significa che il messaggio non è stato recepito. Non bisogna agire entro 20 o 30 anni, perché a quel punto sarà troppo tardi. La Germania e i paesi scandinavi l’hanno capito (gli scandinavi prima dei tedeschi) e finanziano cifre molto più importanti. I nostri politici giustificano la spesa tedesca per il clima dicendo che i tedeschi producono di più. La giustificazione non regge. Per quanto la Germania sia più avanti nella produzione, stiamo mettendo a confronto 8 euro per cittadino italiano contro 600 euro per ogni cittadino tedesco (50 mld in tutto). È un divario fin troppo enorme per giustificarlo con un mero fatto di produzione! La Germania ha capito che l’ora di intervenire è adesso, come ci dice bene Greta Thunberg. La verità è che gli italiani vogliono ancora credere di essere nel boom economico, cioè che il miglior modo di produrre e creare posti di lavoro è l’economia del cemento. Per conseguenza, le misure per il clima in Italia sono irrisorie, perché è ancora irrisoria la mentalità ecologica degli italiani! Per la verità, anche la cifra messa in campo dalla Germania è insufficiente. Il problema è ben più grosso e i paesi scandinavi hanno agito in anticipo di 20 anni. Se l’Italia offre una briciola, la Germania ne offre 10. Le misure tedesche partono dal 2023 e arriveranno alla spesa di 100 mld nel 2030 per raggiungere l’obiettivo nel 2059. A parte la considerazione di essere in ritardo, vuol dire che, per il 2059, ogni tedesco dovrà spendere appena 30 euro all’anno per il clima (*). Pertanto gli attivisti continuano a protestare perché, con l’imbroglio del “entro il”, nel 2059 saremo già spacciati.

* Se la cifra vi sembra elevata, provate a calcolare quanto spendete per l’albergo in vacanza, per il ristorante, per la messa in piega, per il macchinone e via dicendo.

Resilienza, il sapersi adattare

Come ho spiegato anche nell’articolo sul surriscaldamento globale, a mio parere dovremo adattarci. Gli scienziati amano usare il termine resilienza. E condivido. Ma dobbiamo adattarci con azioni concrete, non con cure palliative. Ha poco senso parlare di spazzolini di bambù o di fare docce brevi per non sprecare l’acqua (*), laddove il grosso è dato dalla sovrappopolazione e dal cemento. Il punto è che il trend è un dato di fatto ed è ciò che si sta davvero realizzando. Se è vero che il peggio lo vivranno i nostri figli e i nostri nipoti, è anche vero che già la qualità delle nostre vite è scaduta. Purtroppo, quello che ancora a molti non piace è dire dove sta veramente il problema. Le ideologie veg non potrebbero convertire la gente a fare un’alimentazione vegetale. I politici non potrebbero fare le campagne per il family day e regalare al papa altri fedeli. E, ovviamente, la mafia del cemento non potrebbe continuare ad arricchirsi. Sì, poi c’è Focus che ci fa vedere una manciata di teneri cuccioli di elefanti salvati dai bracconieri, ma nel frattempo il malvagio di turno si prende 1000 volte di più.

* L’argomentazione ha poco senso. È vero che non bisogna sprecare l’acqua, ma il problema non si risolve facendo docce brevi. Tutto quello che usiamo e indossiamo impiega molta più acqua di quella con cui ci facciamo la doccia. Quest’acqua viene chiamata “acqua virtuale”, ma è ben più reale di quella del rubinetto o delle docce.

Infine, voglio spendere due parole sul riciclo. Le cose non sono più come 20 anni fa. Riciclare è sempre meno economico. Questo anche perché, nello specifico gli italiani, sono tutti bravissimi a fare la raccolta differenziata (non è vero, ma ammettiamo che sia così), ma sprecando o gettando via troppo. Nei paesi del nord, dove si ha più consapevolezza, sono efficienti nel riciclare tanto quanto etici nel modo di consumare. Questo concetto l’ho spiegato anche parlando dell’auto elettrica che, se non cambiamo il nostro modo di vivere, non farà altro che portare altri problemi (la Serbia che diventa la discarica d’Europa a causa della “fame di elettrico”). È inutile essere i migliori nella raccolta differenziata, se poi abbiamo un cattivo uso delle cose. È per questo che i roghi ai rifiuti sono diventati un problema, la nuova frontiera (per così dire) della mafia. Sono le società di riciclaggio stesse ad appiccare gli incendi. Non guadagnano più come prima. Allora cosa fanno? Riciclano solo una parte dei rifiuti. Il resto viene dato alle fiamme in qualche cantiere abbandonato. L’altro fattore è la la popolazione crescente. Più c’è gente e più aumenta l’energia consumata, quindi anche gli sprechi. Riciclare diventa più costoso e alimenta la mafia con gli incendi ai rifiuti. Ma il problema non è riciclare, bensì l’aumento eccessivo della popolazione. E questo problema non si risolve tornando agli inceneritori come vogliono fare alcuni politici stile Salvini. So che ho smentito molti che sono accecati dalle fonti rinnovabili e le vedono come la panacea dei mali, ma francamente penso che, se l’umanità rimane pressoché invariata così com’è, potrà avere pannelli solari, auto elettrica e quanto altro, ma dall’altro lato avremmo tante Serbie che non vediamo, allo stesso modo di oggi dove non vediamo bengalesi e africani che rovistano tra i rifiuti tecnologici per ricavare qualche spicciolo. Gente, non sto esagerando. Anzi, i risultati ottenuti dalla fusione nucleare (articolo aggiornato a dicembre 2022), che non è ovviamente l’attuale nucleare, dovrebbero convincervi quale dovrebbe essere la via. Non sto dicendo che solo la fusione nucleare sarà la soluzione, ma qualcosa di questo tipo, vedi anche l’energia a idrogeno. La fusione arriverà solo fra 30 anni? Non mi interessa. Bisogna saper aspettare ed essere pazienti per ottenere i risultati migliori. Non ci sarete più (io avrò 66 anni o giù di lì, per inciso)? Fatelo per i vostri figli e nipoti… non siate nuovamente egoisti! Quindi: agire subito ed essere pazienti, cose che non vanno assolutamente in contraddizione, anzi! La dirò nuda e cruda su questa insistenza sulle rinnovabili. Il vero motivo è la guerra in Ucraina, che ha evidenziato per quanti decenni la politica occidentale è rimasta ferma. Così, di colpo, ci siamo svegliati e nutriamo la necessità dei pannelli o dell’auto elettrica per staccarci dal gas russo. L’occidente è stato colto alla sprovvista dall’azione di Putin e, se pure l’azione di Putin è crudele, l’occidente deve incolpare se stesso per la sua incapacità di non aver saputo finora agire. Non è con le pezze che risolviamo il problema! Da appena 5 g di litio e 33 mg (mg!) di deuterio, ricavabili da un semplice litro di acqua, otteniamo la bellezza di un equivalente di 360 litri di benzina! E per di più senza il problema delle scorie. Ci vuole coraggio a proporre un modello che prevede di togliere le emissioni da una parte, ma aggiungere il devasto di intere regioni per estrarre i metalli.

Un esempio molto chiaro di adattamento è l’emergenza del Coronavirus. Non solo, il lockdown che è stato predisposto dimostra benissimo come si possa agire subito per il clima, non “entro il”. Lo so, ci sarà chi contesta dicendo dei paesi emergenti come Cina e India, ma è su questo che si basa l’uguaglianza sociale. L’occidente si è sviluppato grazie allo sfruttamento che ora si contesta a Cina e India. Per quale motivo i suddetti paesi dovrebbero subito rinunciare ai combustibili fossili? La soluzione è una sola:

distribuzione equa della ricchezza, in modo tale che, con i dovuti tempi, anche i paesi poveri ed emergenti seguano il passo.

Erigere muri è come cercare di togliere l’acqua con un cucchiaio da una barca che ha una falla. I muri verranno abbattuti a mano a mano che i popoli migreranno sempre più massicciamente e ciò avverrà se si continuerà a sfruttare. Allora dev’essere è fare in modo che chi ha di più o troppo ceda una parte della sua ricchezza. Se l’occidente, per egoismo e ingordigia, non è disposto a rinunciare a questa parte per darla a chi è rimasto indietro (le promesse da marinaio non valgono!), è inutile dare la colpa alla Cina (che fra l’altro investe molto in fotovoltaico ed elettrico) e all’India se si sfilano. Se l’Australia dice che non vuole assolutamente rinunciare al carbone e continuerà a venderlo, non ha senso criticare la Cina perché riapre alcune miniere (per compiere la transizione, ad oggi, servono ancora i combustibili fossili e, come detto, la Cina sta già investendo molto nelle rinnovabili).

Attenzione agli estremismi!

Purtroppo, Greta e altre persone che protestano per il clima sono sfociate nel più becero estremismo. Arrivare a definire la Germania come uno “Stato canaglia”, come se fosse un presidente americano pro-guerra d’altri tempi, è sintomo di chi è ancora troppo pervaso dalla rabbia e dall’odio. Io condivido il messaggio di fondo, ma manca il passaggio successivo. Lo so, ad alcuni farà strano quanto detto. Non sto dicendo che Greta abbia torto (cosa contraddetta dei fatti), ma che è pericoloso il tono con cui si sta approcciando al mondo. La rabbia è lecita fino a un certo punto, perché poi bisogna essere intelligenti e preparati (studiando!) per trovare valide soluzioni e, va detto senza peli sulla lingua, molti che seguono Greta non le hanno! Pensate alle immagini della novella eroina sul palco con corrente elettrica alimentata da biciclette su cui, ovviamente, dovevano pedalare e faticare altri. Pensate alle immagini del pre-Cop 2021 a Milano di quelli che hanno invaso una sede della Unicredit, in pieno stile colpo di stato. Magari non vi fanno paura perché sono adolescenti, ma cosa faranno da adulti? Non gli piacerà una realtà e faranno un attentato terroristico vero e proprio? Così andranno nella schiera degli estremisti delle passate generazioni, come ad esempio quelli che tiravano i sassi agli allevatori o provocavano incidenti ai treni. Tutto questo denota la mancanza di idee concrete. Quindi, si protesti pure, ma da qui si proponga. Si proponga non superficialmente, con l’utopia, ma con numeri e progetti. Altrimenti, i politici non sono gli unici a fare “bla bla bla”! Sia ben chiaro, protestare è sacrosanto, nel momento in cui lo si fa per qualcosa di costruttivo, ma bisogna fare un  ulteriore passo: studiare, progettare, calcolare! Per estremismo, intendo anche la scelta di Greta di andare negli USA in vela pur di non prendere l’aereo. Così si demonizza e si porta la gente a idee fuorvianti. Il problema non può essere meramente ridotto alle emissioni degli aerei, perché un aereo non è certamente un trasporto che prendiamo tutti i giorni appena usciamo da casa. Sono estremismi, appunto.

Il consiglio ultimo

Probabilmente andrò in controtendenza ma, secondo me, è inutile preoccuparsi più di tanto di salvare il mondo. Rischiate di sfociare in un inutile masochismo, a cui solo voi vi sottoponete senza cambiare nulla. Questo non vuol dire andare allo sbando, gettare cartacce, sprecare benzina e corrente elettrica e mangiare fiorentina tutti i giorni. Mantenere l’equilibrio, seguire una dieta varia e non sprecare (sprecare, non l’usufruire in sé!) sono fondamentali, in modo tale da essere prepararsi a quanto accadrà. Fate il vostro e diffondete la voce ogni volta in cui potete, ma senza eccessive aspettative perché al momento non saranno in molti a darvi retta (*). Il fatto è che l’umanità ha sempre avuto il bisogno di arrivare sul punto più prossimo al collasso prima di cambiare. Finché si potrà tergiversare, sarà così e nessuno farà niente, neppure le Greta Thunberg che sono il fenomeno mediatico di oggi e pur si sforzino con stili di vita anche piuttosto estremi (e che in pochi seguirebbero con piacere!). Quando sarà il momento, vedrete che avremo così paura di estinguerci che ci muoveremo per forza.

* La gente mostra di fare bene all’ambiente mangiando bio o a km 0 e acquistando prodotti con imballaggi “sostenibili”, ma non è sostanzialmente ancora disposta a cambiare davvero stile di vita e la propria scala dei valori. Mangi bio e poi ti lamenti se le rinnovabili hanno un costo? Occorre abbandonare l’ambientalismo di facciata, giusto per lavarsi a posto la coscienza dopo aver bruciato 100 euro di benzina per il sabato sera, e cambiare il nostro stile di vita. Agire per il clima ha un costo o almeno i paesi occidentali possiedono eccome le risorse sia per se stessi sia per aiutare i paesi più deboli. Bisogna smetterla di volere ognuno l’intera torta, accettando di condividere le fette con gli altri, dato che con una torta intera lasciamo affamati gli uni e ingrassiamo noi!

I vegetariani salveranno il mondo? Un’opinione imparziale
Le città green del futuro
Moon Day, che cosa davvero ci lascia esistenzialmente?