Maratona di New York per apparenti modaioli

Anche per quest’anno, la maratona di New York è terminata. Il vincitore maschile dell’edizione 2016 è Ghirmay Ghebreslassie, da non confondere con il famoso etiope Haile Gebrselassie (Ghirmay è eritreo, e non sono la stessa persona come incredibilmente ho letto in giro!), mentre tra le donne la vincitrice è stata Mary Keitany. Ma non è di questo che voglio parlare, in questo articolo. Fin da quando ho iniziato, timidamente e goffamente, a correre, ho sempre storto il naso nei confronti della maratona. Pur nella mia ignoranza, ho pensato che la maratona fosse una specie di “mito invincibile”, tuttavia non suffragata da dati oggettivi, insomma sono sempre stato scettico a riguardo. Se non mi credete, provate a pensare che una maratona può benissimo essere terminata camminando. Persino io, con zaino in spalla e martello, ai tempi delle escursioni dell’università, percorrevo 30 km a piedi in un giorno. Una volta, in Inghilterra, ero così a pezzi che mi sono mangiato due pizze intere più vino! È molto più difficile riuscire a correre i 5000 m in meno di 20 minuti, ma chi ha poca dimistichezza con la corsa vede il chilometraggio della maratona e, così, anche un finisher che taglia il traguardo in 4 ore mezza, camminando, passa per eroe quando in realtà i campioni corrono la maratona in 2 ore e qualche minuto.

Ma c’è qualcosa di veramente stucchevole che mi ha negativamente colpito della maratona di New York: l’apparenza. Se una maratona, presa sul serio, dopo un corretto programma e un fisico portato a una tale distanza, è qualcosa di davvero bellissimo, quella di New York viene vista come il top sportivo ed esistenziale. Chiunque ami la corsa deve almeno una volta nella vita correre la maratona di New York, manco fosse il pellegrinaggio alla Mecca, o non è un vero runner (poi, poco importa se finisce strisciando). Ma io mi chiedo: a quale prezzo? Già per partecipare, se non siete tra i campionissimi, dovete sborsare circa 350 dollari. A causa delle misure di sicurezza sugli attentati terroristici, dovete presentarvi in anticipo ed essere controllati, stipati come suini in gabbia, insieme ad altre 50 mila persone. Allo start, siete così imbottigliati nel traffico umano che non ci capite un accidenti. Per chi parte dall’Italia, bisogna gestire volo, jet lag, trasporto locale… e quanto si spende, alla fine? Ho letto di pacchetti costati anche 2500 euro. Follia pura. Ma New York è New York. Volete mettere il poter raccontare, con gli amici che non capiscono nulla di corsa, il vanto di aver partecipato alla maratona di New York? Sul sito della Gazzetta, ho letto un articolo che mi ha fatto ridere per non piangere. Già l’immagine di copertina è tutto un perché: un uomo di spalle, con maglietta nera, e la frase, in inglese, “vai forte o vai a casa”. Oh beh, con quelle scarpe ormai da rottamare forse riesce a terminare in 6 ore con 2 gambe di ricambio ogni 10 km. E non è finita qui. La Gazzetta ci delizia anche con delle utilissime indicazioni su come vestirsi a strati, gettando il vestiario da dare in beneficenza per strada, ed evitare sbalzi di temperatura, di come, per riuscire ad arrivare al punto di partenza, bisogna attraversare il mondo intero tra bus, navetta, metro, rimanere stipati e accaldati sui mezzi pubblici, poi rimanere fermi in attesa dello start, come fare degli affondi in 2 cm di spazio. Dulcis in fundo, mi raccomando, spargetevi anche della vaselina… no, nulla di sessuale, il tal Giovanni Cremonte dice che la vaselina serve per evitare abrasioni da sfregamento (?). Della serie, quando uno non sa che fare, i problemi se li crea!

Ah, per chi dice che parlo male di New York per invidia e sogno in realtà di andarci: sappiate che ci sono stato. New York offre molti interessi culturali, storici, artistici e culinari. Ci sono dei luoghi molto belli, come ad esempio i giardini botanici del Queens o il delizioso Nathan’s che vende l’originale hot dog. Ma quante sono le persone che sono realmente interessate a questi posti o che li conoscono? New York è indubbiamente una bella città, ma la stessa cosa potrei dirla di Brescia o Lecco. Solo che, lo capisco, dire Lecco non suscita la stessa ammirazione (o invidia?) rispetto a New York.

Cielo stellato e ponte di Verrazzano

"Notte stellata" di Vincent Van Gogh

Personalmente, ritengo che la maggior parte delle persone che corrono la maratona di New York lo faccia per moda. Per fortuna che poi si parla di crisi. Certo, c’è la crisi, la benzina costa, non si arriva a fine mese. Però 2500 euro per correre a New York ci sono, giustamente. Perché non correre le tante maratone che ci sono in Italia, allora? Il 12 marzo, si correrà la maratona di Brescia. Ma capisco che passare per le vie della città della Leonessa e per Piazza della Loggia non è la stessa cosa di poter dire di aver fatto un volo di 6000 km per attraversare il ponte di Verrazzano.

Vi racconto un episodio. Io abito in un piccolo paesino. Purtroppo, l’antropizzazione sta mettendo in “allarme giallo” la situazione ambientale del paese, ma tutto sommato ancora si rimane tranquilli e ci sono molti posti dove correre. Una sera, qualche giorno fa, non avevo granché voglia di uscire ad allenarmi. Sono partito che sentivo le gambe come dei pezzi di legno. A mano a mano, però, tra il freddo e il buio di quella sera, sentivo che stavo andando incredibilmente forte, diciamo come premio per aver combattuto la “sindrome da zombie” (cioè la malattia di cui soffrono coloro che, per del freddo o della pioggia, preferiscono rimanere sotto le coperte al calduccio). Sono tornato al cancello di casa distrutto, facendo uno dei miei tempi migliori. All’arrivo, ho un attimo sollevato lo sguardo verso il cielo. E ho ammirato tutte quelle stelle che mi hanno fatto immaginare quante galassie ci sono nell’universo, quanti pianeti simili alla Terra ci possono essere, i buchi neri, quante stelle stanno morendo o nascendo. Quello spettacolo, del tutto gratuito e in un paesino sperduto della Lombardia, per me vale 1000 maratone di New York. Io riesco a vivere queste sfumature perché vivo lo sport con spiritualità e intimità, avendone fatto uno stile di vita globale. Capisco che però la semplicità della vita non sia per tutti e si vuole sempre apparire, vantarsi, come gli esaltati sui forum che mettono in bella vista i personal best in firma. D’altronde, c’è chi veste Hugo Boss o compra Chanel N. 5 senza capire un’acca di moda e di profumi e chi… partecipa alla maratona di New York.

Non ho bisogno di correre la maratona di New York, non ho alcuna intenzione di farlo e non è da questo o da altre sedicenti imprese nel deserto o altrove (rischiando magari di infortunarmi) che dipende la mia autostima. Amo semplicemente correre tranquillo, in pace, con il sole sulla pelle e l’odore dei fiori intorno o fradicio dalla pioggia, magari anche quando all’alba è ancora buio e non c’è nessuno che mi tagli la strada. Amo correre per la salute e misurarmi con me stesso, gettando lo sguardo oltre il traguardo. Non mi interessa correre una maratona per fare il Rambo delle lunghe distanze, cosa che trovo da stupidi.

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