Quale nome per l’Italia? Come cambiare il paese?

Anche se ho deciso di non votare più (dal 2022) perché preferisco stare seduto con i pop corn (e, no, se dovesse andare male non farò alcun vittimsmo perché non me ne frega nulla), vediamo com’è messa la nostra situazione politica per poter operare una scelta consapevole e razionale da parte di chi lo vuole fare. Premetto che ho scritto questo articolo per le elezioni del 2018, ma la situazione è sempre più o meno la stessa. I partiti ora in gioco servono cioè anche a saper avere spirito critico, a riflettere su cosa stiamo facendo e su chi votiamo senza avere paraocchi. Detto questo, non sono tra coloro che danno sempre tutta la colpa ai politici. Se abbiamo certi politici, quindi, è specchio di un popolo mediocre. O viceversa, che dir si voglia: il concetto non cambia. Ma siccome non voglio fare il solito che ripete che tutti i politici sono uguali e corrotti, voglio spiegare cosa funziona o non va e quali devono essere i criteri per votare un partito, ma anche come agire come cittadini attivi.

Non darò nessuna indicazione su chi si deve votare, ma passerò in rassegna le caratteristiche delle varie fazioni per farsi un’idea e, da qui, fare le personali scelte (dirò solo ciò che ho scelto di mio per determinati motivi, ma poi ognuno valuti da sé). Tutto dipende dalla priorità che abbiamo verso una tematica o un’altra.

Premessa: ognuno ha il politico che si merita!

Occorre tenere a mente che il politico è specchio e riflesso del popolo. Molto pensano che sia sempre tutta colpa dei politici, che loro stanno lì come per grazia divina mentre nessuno li vuole. Non è esattamente così. Si possono fare tanti esempi per far capire quanto detto. Ci lamentiamo che i politici rubino, ma quanti per primi lo fanno con la scusa di tenere famiglia? Le leggi sono assurde e incoerenti? Certo, perché assurdo e incoerente è il popolo stesso! Basti pensare al grave livello di analfabetismo funzionale del nostro paese, paragonabile a quello del Messico. Con la differenza che in Messico forse vorrebbero pure studiare e da noi ci si lamenta dei compiti! Bisogna sgobbare e lavorare da mattina a sera senza vedere la pensione? Beh, questo perché l’italiano medio non ha oggetti d’amore veri. La dimostrazione di questo arriva dal lockdown Covid. Quella delle famiglie che si sono messe a cucinare all’antica è una panzana. La maggior parte delle persone ha dato di matto, fatto rissa al supermercato (nelle movide alla riapertura), si è alcolizzata e si è sparato endovene di cibo spazzatura. Vero, il politico potrebbe incentivare a fare sport e dedicarsi alla cultura, ma d’altro canto non è che si veda così tanta gente che fa sport o è interessata a leggere, a comprare cd musicali come una volta ecc. Quindi il politico agisce di conseguenza e, per evitare il peggio o minimizzare i casini, mette il popolo a sgobbare con il lavoro. I caratteri venuti a galla con il lockdown ci sono sempre stati (vedi le risse del fine settimana), ma che ovviamente vengono esasperati aumentando il tempo libero a disposizione. Se ci sono politici che urlano e sono violenti, evidentemente è perché ci sono molti italiani abituati alla violenza, non necessariamente criminale. E la stessa cosa vale per i politici buonisti ma che non risolvono i problemi. Se la gente rimarrà questa, il politico rimarrà sempre tale di conseguenza.

A tal proposito, vedi anche “Prima del governo, manca la civiltà dei singoli“.

La vecchia politica

PD
Non c’è molto da dire. Solo in due casi si può votare per il PD: lesioni cerebrali o appartenenza alla casta. Lo sguardo di Renzi prima, poi di Letta, è traducibile in qualcosa del tipo “votatemi, tanto vi sto pigliando tutti quanti per il culo!” Probabilmente in pochi l’hanno notato perché l’italiano medio pecca in spirito critico, ma personaggi del genere sono i classici furbastri che vogliono infinocchiarci e rubarci i soldi. Il problema è che una grossa fetta di popolo dei vecchi continua a votare PD, impedendo all’Italia di diventare moderna. I media e lo stesso PD hanno parlato di tracollo dopo le elezioni di marzo 2018, ma non è affatto così, perché nel sistema italiano basta una manciata di voti per comandare (e fare disastri). È pur vero che, se non ci fosse il PD, ci sarebbe la Lega a imporre la sua dittatura fascista, ma ciò non nega la realtà del PD: un partito fallito e da buttare via.

Di Berlusconi, mi rifiuto proprio di parlare. Qualunque persona intelligente dovrebbe considerare un personaggio del genere come tossico per la società. Tutti gli altri partiti o sono troppo piccoli e basati sull’utopia (vedi LeU) o appartengono sempre alla vecchia politica fallimentare.

Il problema dell’estremismo

La Lega
La Lega ha avuto il pregio di discutere sul problema dei migranti direttamente, senza buonismi. Altro aspetto positivo è quello di opporsi a scelte assurde, come ad esempio il green pass duro sostenuto dal PD per contrastare il Covid. Un’opposizione fatta in questo modo è da apprezzare. I lati positivi della Lega finiscono però qui, poiché anche il problema migranti è più profondo di come descrive Salvini (ne parlo nell’articolo linkato) e non si risolverà con il sovranismo, anzi, il contrario! La Lega ribadisce lo slogan “prima gli italiani”. Bene, allora mi domando perché la Lega continui a dire sui migranti e nulla o quasi sul resto. Salvini sembra quasi approvare le irruzioni squadriste, con il risultato che l’estremismo e le aggressioni agli immigrati sono cronaca. Decisamente palese è l’omofobia del partito, cosa inaccettabile visto che anche la cattolicissima Irlanda ha votato un premier omosessuale dimostrando di essere un paese moderno. Le gravi posizioni omofobe della Lega non sono poi così diverse dall’Islam che il partito osteggia. Poi, si parla di sicurezza, ma allora che dire della criminalità giovanile e degli psicopatici in giro di cui la Lega non ha interesse, tranne se sono immigrati? Per non dire della visione antiquata sul mondo del lavoro (vedi sul reddito di benessere universale, che non è quello di cittadinanza del M5S, sui robot e sulla possibilità di smettere di lavorare). Concordo sull’evidenziare il problema dell’immigrazione e le critiche a un’Europa incapace di ascoltare. Non condivido i toni, troppo aggressivi e sciovinisti. Sbagliatissima anche l’idea della flat tax, di cui ho discusso a parte. Chi sminuisce il fanatismo della Lega ha i paraocchi.

I difetti del Movimento

M5S
Le tematiche del M5S sono la lotta alla corruzione e agli sprechi, la difesa dell’ambiente (vedi “La crisi dell’edilizia e delle ‘grandi opere’ per salvarci!“) e il reddito di cittadinanza. Purtroppo, quest’ultimo non solo non è quello di benessere universale che propongo io, ma è un’autentica farsa. La potremmo chiamare “la bufala del reddito di cittadinanza”. Il M5S non ha ancora la capacità di sensibilizzare ed educare globalmente le persone ai valori moderni e positivi. Funziona troppo a “macchia di leopardo”. In alcuni posti, si è cercato di fare degli interventi, ma con scarsi risultati e non del tutto per colpa del Movimento. Così come alla Lega non basta alzare la voce sui migranti, al M5S non bastano solo le parole di modernità. Il M5S ha iniziato a dire qualcosa di più nuovo rispetto ai vecchi partiti,  poco ma sicuro, ma non è sufficiente. Nonostante la presa in giro del reddito di cittadinanza, che di cittadinanza non è affatto, può sempre rimanere un’opzione contro le visioni più discriminatorie della destra. Il M5S di Conte ha dato nuovo volto al partito, più pragmatico e sociale, ma anche con dei difetti: l’incaponimento da parte di Conte sul superbonus è un punto a sfavore. Se il M5S vuole aspirare a governare in modo efficace, deve rivedere alcuni punti. Bene difendere il reddito di cittadinanza, ma esso ha dimostrato anche le sue lacune (e, in ogni caso, io sostengo come modello futuro il reddito di benessere universale). Una concretezza ancora parziale è ciò che ha portato gli italiani, per le elezioni del 2022, a preferire la Meloni di cui sotto, facendo del M5S una, comunque, piuttosto forte opposizione. Per governare, è un partito ancora acerbo.  Certo, è pur sempre meglio del PD e della Lega, direte, ma con questi stiamo parlando di sparare alla Croce Rossa.

La nuova politica

Fratelli d’Italia
La nuova politica si propone come una rottura, un cambiamento rispetto al passato. Ciò ha portato molte persone anche di sinistra (cosa che spesso si maschera) a passare dalla parte di Meloni. Sicuramente, un pregio di Meloni è cercare di mantenere le promesse. Inoltre, non si nasconde dietro un dito su alcuni problemi come l’immigrazione. Il problema è che il cambiamento non sempre è positivo e su alcune cose si usano cliché, come le navi ONG spacciate per trafficanti, il blocco delle registrazioni dei figli delle coppie omosessuali, il grave errore di rendere illegale la carne coltivata (e non sintetica come erroneamente viene detto, perché il procedimento, seppure in laboratorio, è più come quando si coltivano le verdure!). Meloni alla fine, come tanti altri (vedi Trump), non fa altro che cavalcare il malcoltento e la rabbia della gente.

Essere cittadini attivi

Sono convinto che dovremmo pensare prima di tutto a cambiare noi come popolo, e solo poi potremo vedere qualche cambiamento positivo in politica. Sì, perché non serve entrare in politica direttamente. Basta che impariamo a essere cittadini attivi e a diffondere le idee moderne e rivoluzionare attraverso il passaparola. Ma la strada per fare questo è lunga, molto lunga. Per quanto riguarda l’oggi, io uno che possa governare il paese proprio non lo vedo, e lo dico, più che con sfiducia, con realismo. Sono sicuro che mi inimicherò molte persone che ritengono che i problemi siano “altri”. E questo non lo nego. Ma se non si sa fare lo sforzo di gettare le lattine nel cestino e di rispettare i pedoni sulle strisce, come si può pretendere di risolvere i problemi più grossi? Queste sono regole di base della civiltà e del rispetto. La Raggi, a Roma, ha fallito non perché è incapace come dicono i media, bensì perché si è scontrata contro un muro di cittadini incivili e un’amministrazione che si preoccupava di avere le Olimpiadi. E questo discorso vale per tutta l’Italia, anche nella “padanissima” provincia di Bergamo, dove continuo a vedere moto sui percorsi ciclabili, o a Verona, dove al semaforo della stazione Porta Nuova le macchine passano bellamente con il rosso (e il verde, per i pedoni, dura solo una manciata di secondi). Tutte amministrazioni di destra o leghiste, ma che sono incapaci di far rispettare le norme più basilari. Il problema è che:

se gli ingredienti sono scarsi (la gente), il piatto è altrettanto scadente (il paese)!

O, per dirla in inglese, garbage in, garbage out. Ecco spiegato il mio scetticismo verso il “governo del cambiamento” promosso dal M5S. Non perché le idee siano scarse, anzi, molte sono buone. Sono scettico perché la gente non recepisce questi atti di civiltà e rispetto delle leggi. A questo punto, vale sempre il detto di D’Azeglio, che in realtà ha detto che “non si fanno gli italiani” (e non che “bisogna fare gli italiani”, il concetto è diverso!). Sembrerò ripetitivo, ma è così anche se a molti non piace sentirselo dire. In Italia, quelli che hanno davvero a cuore il benessere sono il 5-10%. Gli altri si limitano al superficiale o non gliene frega proprio niente o va in base al comodo. Nei paesi scandinavi, il rapporto è l’inverso. Personalmente, da anni ho scelto i Verdi per i motivi appena detti, Verdi che già nei paesi nordici hanno fatto il boom ma non in Italia. D’accordo, i Verdi dei paesi nordici sono un passo avanti, ma se il popolo sa diventare cittadino attivo e moderno può formare un partito altrettanto moderno (vale per qualunque partito!).

Una politica né di destra né di sinistra

Del M5S, sicuramente è positivo il non fare distinzione tra destra e sinistra. E infatti, destra e sinistra sono concetti che si devono superare, perché conta il benessere del popolo. Funziona così in quasi tutti i paesi più progrediti e moderni. In Svezia, ad esempio, c’è la Socialdemocrazia (SAP), che non è un partito di sinistra anche per il fatto che alcune idee sono associabili alla destra classica. Ma, appunto, non è di destra perché non c’è quel carattere tipicamente estremista della destra. L’errore della sinistra classica è quella di essere troppo buonista e troppo politicante, mentre l’errore della destra classica è quello di essere razzista. In entrambi i casi, i partiti agiscono secondo una politica vecchia di 50 anni, che non funziona più e che dev’essere abbandonata. Purtroppo, acculturare i cittadini ai valori moderni è molto difficile e qui sta la vera difficoltà per partiti teoricamente progressisti come il M5S. Ma non me la sento di dire che sia tutta colpa del Movimento, perché effettivamente è difficile trasmettere alcuni valori di educazione e civiltà (vedi l’ambiente) dove mancano cronicamente, come un cancro nello stadio più grave di metastasi.

La politica moderna deve cessare con le vecchie distinzioni di destra e sinistra. Devono contare le esigenze del popolo. Certo, possiamo avere partiti più conservatori o più di sinistra, ma prima di tutto si devono mettere davanti le esigenze del popolo. La vecchia politica si è completamente disinteressata di questo per troppi anni e quindi è giusto che vada via (cosa che ancora non avviene, purtroppo, anzi). L’obiettivo è arrivare a una politica moderna come quella scandinava, ma c’è ancora parecchia strada da fare. Il nuovo PD della Schlein? Francamente, sebbene condivida la lotta contro il neo-fascismo, la Schlein mi sembra l’altra faccia (quella della sinistra, appunto), della Meloni. Il cambiamento reale ancora è ben lontano.

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