Ranieri e il Leicester, ecco come imparare a vivere

Da diverso tempo, molti appassionati di calcio, ma forse anche non, stanno seguendo una di quelle che potremmo definire favola: quella del Leicester (pronunciato Lèsta, ancora non ho visto UN solo giornalista italiano con la pronuncia corretta!) in testa alla Premier League 2015-2016. Una favola, ma perché? Perché è la vecchia storia di Davide contro Golia, il piccolo che si ribella al potente, il brutto anatroccolo che si trasforma in cenerentola. Infatti, nella stagione 2014-2015 il Leicester era nella fossa della retrocessione a due mesi dal termine del campionato e, ad oggi, domenica 1 maggio 2016 è in testa con 7 punti di vantaggio sul Tottenham con la possibilità di vincere il suo primo scudetto. In realtà, dietro a questa favola c’è molto di più. Sarebbe troppo banale relegarla a un Davide contro Golia qualunque. Quello che sta avvenendo a Ranieri con il Leicester è un insegnamento di vita e di umanità. Quando Mourinho allenava l’Inter, diede a Ranieri del 70enne con la mentalità non vincente. Mourinho portò l’Inter a vincere il “triplete” (scudetto, Champions League, Coppa Italia) tanto osannato ancora oggi dai tifosi interisti anche se la squadra al presente va uno schifo. Ranieri spiegò che, quando allenava il Valencia, Mourinho era ancora solamente il secondo allenatore al Barcellona e che non aveva bisogno di vincere ma di sapere di aver fatto bene il suo lavoro. Bingo. Il romano nazionale aveva azzeccato tutto non solo di Mourinho, ma di come funziona la vita. Anche se ci fanno credere che valiamo solamente se vinciamo oppure otteniamo dei successi, magari ottenendo una promozione a lavoro, chi vince deve saper rimanere con i piedi per terra, altro che definirsi “special one”, ricordando che partiamo tutti dal basso. E chi se lo dimentica poi, quando dovrà cadere di nuovo, si farà molto male. Quest’anno Mourinho è stato mandato via con un Chelsea da retrocessione che l’anno precedente aveva vinto il campionato. E Ranieri, con il suo piccolo ma grande Leicester, in testa alla classifica, che non ha nemmeno infierito sul ritorno alla realtà del portoghese che per anni e anni della sua carriera ha vissuto ad arroganza, a lamentele e a fare polemica a tutti i costi pur di vincere. Già, perché, a cosa serve infierire? D’altronde a Ranieri basta aver fatto bene il suo lavoro e amare ogni giorno la sua vita da allenatore di calcio, con giocatori ogni giorno a suo contatto a cui infondere una mentalità che non porterà trofei su trofei ma che ti forgia come essere umano. Sarà per questo, forse, che l’esperienza alla Nazionale della Grecia è fallita, chissà. In un mondo dove predominano arroganza, egoismo, apparenza, superficialità, violenza, l’arrivismo, la falsità e l’insensibilità, c’è ancora un luogo, l’attuale Leicester di Ranieri, dove contano ancora i valori umani. Tutto questo mi rende contento o no? Difficile stabilire se il bicchiere sia mezzo pieno o mezzo vuoto. È bello che non tutti si facciano contaminare dai soliti idoli e dai soliti meccanismi di chi non sa affatto vivere, ma d’altro canto mi rendo conto che osannare Ranieri vuol dire trasformare ciò che dovrebbe essere normale (appunto, qualcuno lo definisce “normalizzatore”) in un’eccezionalità.

La lungimiranza

Un altro insegnamento che arriva dalla storia sportiva di Ranieri è la sua lungimiranza e nel suo mantenere sempre il suo modo di essere anche se trattasi di una mosca bianca in mezzo a discariche umane che potranno fregiarsi, appunto, di un trofeo senza il quale non valgono nulla. Siamo al Chelsea, 16 settembre 2000. La squadra londinese si sta affacciando ai piani alti del calcio inglese ed europeo. Ranieri è chiamato a costruire e, nel 2003-2004, arriva secondo in campionato e in semifinale di Champions League. Il presidente Abramovich, senza pazienza, per vincere chiama proprio Mourinho, che riesce sì a vincere il campionato ma fallisce l’obiettivo per cui è stato chiamato: vincere la coppa dalle grandi orecchie, la Champions League. Abramovich dovrà aspettare l’arrivo di un altro allenatore italiano, “normale”, Di Matteo, per vincere la Coppa tanto agognata. Ranieri viene mandato via dopo tanta fatica nella costruzione e senza la possibilità di provare a giocarsela con la squadra da lui costruita. Il romano non si dispera e prosegue la sua carriera. Arriva alla Juventus per il 2007-2008, con la Juventus neopromossa dopo il purgatorio della Serie B per l’episodio definito come Calciopoli che vedeva coinvolte diverse altre squadre in un imbroglio calcistico dai contorni tuttora non ben chiariti. Ranieri raggiunge il terzo posto, riportando subito la Juventus in Champions League da neopromossa. L’anno successivo, nel 2008-2009, la squadra di Ranieri batte per due volte il Real Madrid in Champions League e in campionato arriva ancora al terzo posto, ma viene esonerato per preferire Ciro Ferrara, vecchia bandiera juventina, che con due panchine prima della fine della stagione porta sì la Juventus al secondo posto, ma questo anche per flessione del Milan. L’anno dopo la gestione di Ferrara si rivela infatti totalmente fallimentare e le cose non vanno meglio nemmeno dopo di lui. Anche con la Juve, a Ranieri non è stata concessa l’occasione di fare il suo lavoro e non è stato apprezzato per risultati che, a quanto pare, erano ben maggiori rispetto a quanto giudicato dalla dirigenza ancora una volta frettolosa e impaziente. Ranieri raccoglie ancora una volta le proprie valigie e prosegue. Arriva alla Roma nel 2009-2010, sostituendo Spalletti ormai alla fine del suo ciclo. La Roma fa una rimonta incredibile in campionato, ma proprio sul bello, in testa alla classifica, inciampa e lascia lo scudetto all’Inter di Mourinho che può nuovamente compiacersi di aver vinto umiliando non tanto solo sportivamente, ma anche umanamente, l’avversario. Proprio all’Inter le cose per Ranieri non vanno meglio. La squadra è ormai smantellata, senza capo né coda. Viene di nuovo esonerato per uno Stramaccioni che, tanto per cambiare, non farà meglio del suo predecessore. Siamo al Monaco, con la squadra che è in Ligue 2 (la “serie B” francese, per intenderci). Ranieri riporta subito i monegaschi nella massima serie, la Ligue 1, e guadagna subito un secondo posto. Sembra un déjà-vu. Il Monaco sta cercando di diventare una big europea e di vincere il campionato francese e Ranieri è chiamato a costruire. Anche qui, però, come al Chelsea, quando il Monaco decide di rivelarsi e di fare sul serio a tutti gli effetti, Ranieri viene mandato via per chiamare un Leonardo Jardim che in campionato fa addirittura peggio (terzo) di Ranieri e in Champions non lascia alcuna rilevante traccia della propria presenza. Oltre 10 anni. Oltre 10 anni di attesa per avere l’occasione mai ricevuta fin da quel Chelsea che aveva costruito per poi essere messo ingiustamente alla porta a discapito di chi, in base a potere mediatico e investimenti, ha tutto sommato fallito ogni obiettivo prefissato per cui Ranieri era stato giudicato incapace. Una incredibile prova di lungimiranza, dove però il tecnico romano non si è mai lamentato, non si è mai disperato e non si è mai lasciato scappare malelingue anche quando avrebbe in teoria avuto tutti i motivi per farlo. Adesso il Leicester è lì, partito come candidato alla retrocessione e con una quota per il titolo di 5000 a 1, a un passo dal titolo. La lungimiranza ha pagato. Non sarà come vincere in un sabato di Champions League (le finali di Champions League da qualche anno si disputano al sabato), ma io direi che vale molto, molto di più questo scudetto di 10 Champions League. Ma sarebbe una vittoria anche in caso di secondo posto… perché il lavoro è stato fatto non bene, ma alla grande!

Claudio Ranieri

Meditate su questa storia. Anche se non vi interessa il calcio, con questa storia ho voluto lasciarvi degli spunti sulla vita, per poter capire ciò che conta nella vita al di là dei soldi o del successo. Van Gaal, altro tecnico plurivincitore di qui e di lì, quest’anno al Manchester United sta facendo schifo rispetto agli investimenti onerosi di 330 mln di sterline. Il Leicester ha speso 1/10 del Manchester United ed è primo in classifica. Van Gaal, anziché ammettere le sue incapacità, ha trovato una ridicola giustificazione: “È facile acquistare i calciatori per il Leicester, molto più difficile trovare i giocatori adatti allo United”. Van Gaal non ha capito una cosa: puoi anche avere tutti i soldi del mondo, ma se sei un idiota rimani sempre un idiota. I soldi contano, ma non sono tutto nella vita e solo chi è veramente intelligente li sfrutta come si deve.