Omertà italica, dove la vittima diventa colpevole

L’Italia è un paese gravemente arretrato, si sa. E non è solo colpa del governo, ma a partire anche da tante tipologie di mentalità che potremmo definire come provinciali, ma che in realtà sono bigotte, criminali e violente. La riflessione mi è venuta vedendo, per curiosità facendo zapping, un servizio su “Le iene” che riguardava una donna che, a 13 anni, veniva violentata da un branco. Quando, dopo due anni di violenze fisiche e psicologiche, ha avuto il coraggio di denunciare, incredibilmente è come se fosse stata violentata due volte, perché secondo il suo paese la colpa è stata sua che provocava! Non mi interessa entrare nel dettaglio della faccenda, perché si sa che spesso i media riportano i fatti a loro piacimento, lo distorcono. Senza sapere nulla, se non vagamente, esprimere il giudizio su questa vicenda sarebbe sbagliato. Tuttavia, assistiamo fin troppo spesso ad episodi di questo tipo: si subisce violenza, e la colpa, direttamente o indirettamente, è della vittima! Assurdo. Dicesi omertà, ma io direi anche disumanità. La cosa non riguarda solo la violenza sessuale, ma in generale un certo substrato di società che va dalla violenza psicologica domestica contro il partner a quella verso i figli, fino al classico esempio di bullismo. I pensieri che girano sempre sono i soliti.

“È quella ragazza che provocava!”
“È lui/lei che se l’è cercata!”
“Ci ha messi nei guai, è un bastardo/una puttana”!”
“Ha rovinato marito/figli/ecc!”
“Sono cose che capitano, è lei/lui che ha aizzato!”

E mi fermo qui, penso che chiunque sia in grado di trovare almeno una persona che, assistendo a un qualsiasi tipo di abuso o violenza, ha esternato pensieri paragonabili. La cosa assurda, appunto, è che le mogli stesse degli abusatori difendono a spada tratta i propri mariti. Dovrebbero essere loro a ripudiare i mariti, e invece cosa fanno? Sono parte più che attiva di questo vergognoso sistema dell’omertà e del bigottismo. Teniamo per buono che lo facciano per sopravvivere loro stesse, ma in questo modo diventano complici e, a mio parere, condannabili penalmente per questo. Ho conosciuto diverse donne, in genere del sud dove dominano ancora la figura del padre padrone e la religione, che arrivavano a fare un linciaggio in pieno stile verso altre donne vittime di abusi, sostenendo che se la sono cercata! Discorso simile per i genitori di chi compie bullismo. Per questi genitori, i propri figli sono immacolati e casti, fanno solo degli scherzi. Nel caso dei bulli, questi genitori dovrebbero almeno riconoscere il loro fallimento nell’educare i figli, e invece cosa fanno? Difendono l’indifendibile, esattamente come le mogli di quei sacchi di immondizia. E i professori ovviamente rimangono zitti, per non cacciarsi nei guai ed evitare problemi, ritorsioni. I professori a scuola dovrebbero essere prima di tutto degli esempi di umanità. Se credono che tutto finisca con la spiegazione imparata a memoria, beh, hanno fallito. Ma questi professori lo sanno cosa rischiano se insabbiano? Esattamente come il parroco della 13enne violentata dal branco. Perché, “sono cose che succedono, si è capito male“.

Non saprei bene che altro dire sull’argomento. Di solito, sono abituato a trovare una soluzione pratica ed efficace su un problema. Stavolta non so proprio, sinceramente sono pessimista perché si tratta di un meccanismo radicato, come un cancro. Potrei dire di non farsi abbattere, di non cedere, di denunciare e di essere forti, di trovare qualcuno che sappia sostenere e lotti. Ma forse sarebbe una banalità, perché siamo nel Paese dell’Omertà, dove chi è vittima viene trasformato in colpevole. E per favore, abbiate la decenza di non dire che capita in tutto il mondo, perché in un paese civile come la Svezia o la Finlandia il fenomeno è ridotto, non una piaga tipica! Le forze dell’ordine non dovrebbero concentrarsi solo sugli omicidi, quando ormai il danno è già fatto, ma valutare anche tanti elementi che magari non sono reati, ma che mettono in pericolo i soggetti più deboli attraverso diversi meccanismi di manipolazione, violenza, inganno ecc. E invece no: “noi non possiamo farci nulla, non costituisce reato“. Prima ovviamente non costituisce reato, poi invece al massimo “ci dispiace“. Allora amen, e lunga vita al Signore che mette alla prova la nostra fede (sono ironico, ovviamente, essendo ateo).

Il razzismo, una forma di violenza