Legge e giustizia non sono la stessa cosa!

Poco più di un anno fa, avevo parlato del famoso “caso Cucchi“, dicendo che la sentenza, purtroppo, è stata giusta, ma solo dal punto di vista della legge. Infatti, quanto accaduto a Stefano Cucchi fu solo un’occasione nota a tutti per far capire un concetto: che giustizia e legge non sono la stessa cosa! Qual è la differenza? La differenza sta nel fatto che la legge prevede un sistema giuridico ben preciso, dei “modus operandi” e delle regole che tali sono e si devono rispettare. Ognuno può decidere di violare la legge, rendendosi però responsabile della violazione. Il punto è che la legge non necessariamente è giusta e non necessariamente legge e giustizia coincidono. Se da un lato è condivisibile che sia vietato dalla legge commettere un omicidio, possiamo ad esempio dire che non è giusto che i più ricchi paghino poche tasse non aiutando la parte più debole della popolazione. Dall’altro lato, per “cavilli” puramente legali, come nel caso di Cucchi, un omicidio non viene punito. Questa differenza è ben spiegata nella serie televisiva Law & Order, che in alcuni casi mette al cappio il cattivo di turno, mentre altre volte lascia la frustrazione di aver lasciato in libertà un assassino o uno stupratore. L’ultima puntata di Law & Order è proprio quella che mi ha ispirato questo articolo. Nella puntata in questione, una madre che soffre della sindrome di Münchhausen (*) vuole sottoporre una grave terapia medica alla figlia perché rimanga sempre bambina, dopo che la bambina è stata deliberatamente resa invalida dalla madre per attirare l’attenzione su di sé. Nonostante la madre abbia fatto una cosa brutta, una violenza, il giudice non la condanna perché di fatto non viola la legge. La terapia, infatti, è legale e la causa indetta non era verso l’atto della madre che ha reso invalida la figlia, ma verso la terapia!

Law & Order

* La sindrome di Münchhausen deriva dal barone di Münchhausen, il quale inventava storie assurde e inverosimili per attirare l’attenzione. Il disturbo, come lascia intuire la sua origine, riguarda un soggetto che finge di avere una malattia o un trauma psicologico per attirare l’attenzione su di sé. Il disturbo può anche essere per procura, ovvero quando chi ne soffre arreca male deliberatamente a qualcuno per poi ricevere sempre l’attenzione. L’esempio più citato della sindrome di Münchhausen per procura è quello della madre che arreca un male al proprio figlio. Ma esistono altri casi. Personalmente, ho visto che il male procurato è anche verso un partner, che viene danneggiato fisicamente e/o psicologicamente affiché al responsabile del male si possa dire qualcosa del tipo “poverino, guarda cosa deve subire a causa di quella persona!”

Il ruolo del cittadino

I casi come quello di Cucchi o di Law & Order, questi ultimi davvero molto realistici, non devono essere un alibi per diventare violenti, per passare al linciaggio. Così facendo, si potrebbe banalmente dire che si passa dalla ragione al torto. Come ho già avuto modo di dire nell’articolo in cui parlo di Cucchi, il nostro compito di cittadini è quello di ribellarci civilmente perché la legge coincida sempre di più con la giustizia. Se una sentenza non è “giusta”, non dobbiamo cercare vendetta, ma impegnarci, attraverso una campagna di diffusione o tramite il passaparola, a cambiare la legge per renderla più giusta. Tutto questo va fatto senza violenza, senza d’altro canto nemmeno rassegnarsi. Con forza, certo, ma la forza non è sinonimo di violenza (ricordo che la violenza è un uso non consone ed eticamente non corretto della forza!). In quanti si lamentano che la legge sia ingiusta ma, a conti fatti, o non alzano un dito o loro stessi ne approfittano per compiere ingiustizie? Quindi, poche ciance e attiviamoci a partire dal piccolo.

L’italiano e l’arte di arrangiarsi