Abolire la TV?

È innegabile che molto di quello che passa sullo schermo televisivo sia immondizia. Il problema, come al solito, è che i soliti estremisti fanatici intraprendono una guerra contro la TV, con la pretesa di abolirla. Già il termine “pretesa” ne spiega l’atteggiamento violento. Mi ricordo che, quando ero alle elementari, i genitori di una mia amichetta dell’epoca di fatto bandivano la TV dalla vita della figlia, considerandola non salutare e da limitare a un’oretta al giorno. Io consideravo quel modo di fare piuttosto ottuso. “La TV è la TV” era quello che pensavo ingenuamente dentro di me, mentre a posteriori riconosco che quella forma di educazione era autoritaria piuttosto che un modo per insegnare sulla vita. Le principali motivazioni di chi vuole proibire la TV sono due: l’immondizia che diffonde e la pigrizia che porta all’eccesso di peso.

Se la TV è immondizia…

Come ho già detto, è innegabile che passi tanta robaccia in TV. La RAI è assoggettata al governo (qualunque sia) e al papa (volutamente in minuscolo), mentre Mediaset è Teleberlusconi. Ma è anche vero che, ora che c’è il digitale terrestre, anche chi non può spendere il lauto abbonamento di Sky ha canali tematici dove poter trovare parecchi programmi interessanti. A me ad esempio piacciono Focus e ogni tanto RAI Storia per i documentari, Giallo e TOP Crime per le serie di genere crime e poliziesco. E benché passino anche, ad esempio, quei ridicoli “documentari” sugli UFO o le nostrane serie televisive dove il carabiniere di turno, come nella realtà, è più scemo di un ciuccio, ci sono anche programmazioni molto interessanti come quelle sugli antichi Egizi, sulla natura e sugli animali, “Com’è fatto” o “Le città ai raggi X”, o ancora la franchigia di Law & Order, The Mentalist e Lie to Me. Questi programmi ci permettono di conoscere nuove cose. Non importa se sono documentari superficiali e lontani dall’accademia. Quello che è importante è che il soggetto venga stimolato ed è da qui che poi andrà ad approfondire. Il mio carattere scientifico ad esempio deriva anche dai programmi di Piero e Alberto Angela (Super Quark e Ulisse), purtroppo oggigiorno, va amaramente ammesso, ormai sconosciuti dalla gente rispetto alla mia infanzia. Con lo spin-off di Law & Order dedicato ai crimini sessuali, Special Victims Unit, ho scoperto e in seguito approfondito argomenti delicati come il disturbo da attaccamento, oppure ho scoperto cos’è la sindrome di Turner, quella di Williams, su cui poi ovviamente mi sono informato meglio. Il fatto che gli argomenti trattati siano sensibili è un problema che a mio avviso non esiste. Non si può vivere nel paese dei balocchi e, se si ha paura che il proprio figlioletto rimanga scandalizzato nel vedere una donna che viene stuprata durante Special Victims Unit (in ogni caso le scene non sono mai realmente violente proprio perché la serie stessa vuole far conoscere e sensibilizzare), sarebbe meglio spiegargli con bontà e raziocinio sulla problematica. Altrimenti il bambino rischia di diventare un handicappato che crede nelle favole. La questione è del tutto paragonabile a quello che ho scritto sulla musica metal. Vi consiglio di leggere l’articolo in questione per capire meglio cosa intendo, senza che qui mi debba ripetere. Mediamente, non posso negare che ci sia tanta spazzatura in TV. Ma ci sono buone cose che vale la pena di scoprire. Tra le nuove serie, ad esempio, mi ha colpito Shetland perché descrive la realtà diretta di un luogo che, in teoria, dovrebbe essere un paradiso. Le storie di Shetland sono storie di persone comuni ed è per questo che ci sentiamo vicini. Il bello di questa serie, di genere crime, è il saper descrivere le storie con profondità e mai in modo banale. Non è la pochezza di roba come Beautiful o Il segreto. Non c’è proprio paragone! Abolire la TV e perdersi ciò che di buono resta ancora? Lo trovo profondamente sbagliato, un grave sintomo di insofferenza e incapacità di tenere il passo con i tempi.

TV, patatine e ciccia

È la seconda motivazione per cui i fanatici vorrebbero abolire la TV. Una motivazione che a mio avviso non ha senso. Quando ero piccolo, guardavo la TV al pomeriggio, ma uscivo anche a giocare per ore. È su questo che si dovrebbe discutere. È inutile abolire la TV, se poi non si spinge i propri figli ad uscire fuori a giocare. Se i nostri figli non sono abituati solo alla TV, ma giocano e si divertono fuori e fanno attività fisica, sono perfettamente liberi di guardare la televisione. Un conto è rimanere incollati da mattina a notte con il telecomando in mano stile Fantozzi (tanto oggigiorno ci sono cellulari e computer), magari sviluppando disturbi del sonno. Un altro è rendersi attivi per tutto il giorno e dedicare un pomeriggio o la serata ai programmi preferiti. E se le programmazioni sono scadenti, tornate al capitolo sopra. Il dispendio calorico tra il vedere la TV e lo studiare è lo stesso (una decina di kcal per ora al massimo). Certo, si può obiettare che chi studia si prepara per il futuro nel mondo del lavoro, ma vorrei far notare che non è un caso se il classico nerd ciccione e brufoloso viene descritto come uno sfigato. Ma forse il punto è che i genitori stessi sono dei sedentari, con panzetta o cellulite, quindi di certo non possono dire ai propri figli che devono fare sport visto che loro per primi non lo fanno. E allora qual è la soluzione secondo loro? Ovviamente puntare il dito contro la TV, senza capire che il problema non è la TV, ma l’attitudine in primis degli adulti a essere pigri.

Capisco che la mia visione sulla TV sia in controtendenza rispetto all’opinione di tanti genitori. Ma la TV, se ben gestita, è uno dei tanti modi per conoscere il mondo. Anche quando si tratta di programmi spazzatura, perché conoscere non è sinonimo di apprezzare. E conoscere il mondo vuol dire saper stare nel mondo, saper avere spirito critico. Fermatevi sui programmi più interessanti e fate audience ma, ogni tanto, fate anche zapping sul resto. State lì 5 minuti, conoscete, rideteci anche su e poi cambiate pure canale. Non date troppa importanza alla spazzatura e non siate insofferenti, e allo stesso tempo valorizzate quello che di buono c’è, nutrendo il proprio spirito critico. Abolire la TV perché c’è troppa spazzatura vuol dire essere insofferenti e non adattarsi al mondo. Imparate invece a sfruttare la TV per quello che offre di buono. Non state più di 5 minuti per pura conoscenza sui reality o sulle serie più stupide come il giudice Mastrangelo. Fermatevi invece sulle programmazioni stimolanti per la mente, come se fosse leggere un buon libro. Ecco, è questo il modo equilibrato per usufruire della TV a proprio vantaggio. Certo, se il vostro uso della TV è vedere Undressed o Striscia non ci siamo, ma in tal caso è anche probabile che questa non sia la vostra unica lacuna esistenziale.

Il “caso” Squid Game

Ultimamente, la serie televisiva Squid Game (letteralmente “il gioco del calamaro”) ha riscosso notevole polemica e scandalo. Benché la si possa vedere su Netflix (la piattaforma, ormai, ha fatto il surrogato della TV vera e propria), si tratta di un esempio perfetto su quanto ho detto finora. Sebbene concordi con il fatto che non sia una serie adatta ai bambini, lo shock che provoca la serie conserva un aspetto molto importante di riflessione. Infatti, mi domando chi sia andato a vedere, almeno solo di sfuggita, la trama. I più sanno che si tratta di un gioco di sopravvivenza e chi perde muore e il vincitore intasca un premio in denaro. Ma siete andati a vedere i retroscena dei personaggi? È tutt’altro che violenza gratuita e fine a sé! Uno dei personaggi vuole vincere per salvare la madre, mentre un’altra è una profuga nordcoreana che vuole portare in Corea del Sud la madre. Altri hanno motivazioni più materialiste e altri ancora perché provare un’adrenalina che nella vita reale non hanno. Posso capire che un bambino faticherebbe e capire la profondità della riflessione che la serie propone, ma allora il problema non è la serie che istiga alla violenza come invece si vuole far credere. Non possiamo mettere bollini rossi o disclaimer per pubblico adulto dovunque. Siamo arrivati al punto che persino NCIS ha il bollino rosso su Mediaset. Mi sembra chiaro che Rambo, dal punto di vista dell’etica, dei valori e della riflessione, sia più fruibile per un bambino al confronto di Squid Game, ma pensare di piazzare bollini, disclaimer e censure dovunque è frutto di un isterismo che pretende di far vivere tutti in una campana di vetro, senza mai far diventare adulti e conoscere anche gli aspetti più duri della realtà. Se mi si chiede se farei vedere Squid Game a un bambino di 10 anni, la mia risposta resta no, ma non perché la serie è violenta, bensì perché non ha ancora assunto quel grado di profondità per capire messaggi di simile complessità. A differenza dell’inquisitore-censore di turno, però, gli farei tranquillamente vedere Rambo ed NCIS, perché sono molto più afferrabili.

Aggiungo che Squid Game, nella critica straniera di esperti, ha ricevuto numerose opinioni positive. Riflettete sul fatto che solo in Italia c’è stata una polemica praticamente “di Stato” e che persino NCIS ha il bollino rosso. Personalmente, a me la serie non interessa, perché la trovo una di quelle solite cose trite e ritrite per fare moda, ma questo è un altro discorso ed è un parere di chi preferisce di gran lunga Nightmare (che fra l’altro vidi da bambino per la prima volta e non assunsi per niente comportamenti violenti in seguito alla sua visione).

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