Il Giorno della Memoria, il suo valore e la sua eredità

Oggi, 27 gennaio 2017, è il cosiddetto Giorno della Memoria e ho voluto dedicarvi un articolo su questo argomento molto delicato. Il 27 gennaio del 1945, infatti, rappresenta la data in cui le truppe alleate sono arrivate nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, quello con la celebre frase “il lavoro rende liberi”. Una frase che sa di beffa, di inganno, nascondendo una orribile realtà a cui nemmeno molti tedeschi pensavano, opportunamente mascherata ai propri connazionali oltre che, ovviamente, al resto del mondo. Ma che valore ha per noi il Giorno della Memoria? È proprio su questo aspetto che vorrei fare chiarezza. In realtà, per noi italiani, secondo i regolamenti, non rappresenta soltanto il ricordo dei milioni di ebrei sterminati. No! Errore gravissimo! Secondo la legge n. 211 del 20 luglio 2000, la Giornata della Memoria rappresenta quanto segue:

 La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.

In occasione del “Giorno della Memoria” di cui all’articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere.

Quindi non si parla solo di ebrei, ma in generale di tutti coloro che si sono opposti allo sterminio ebraico e hanno lottato o sono morti per la libertà della Nazione, coloro che hanno combattuto le leggi razziali e, dunque, il razzismo. Il nazifascismo non ha sterminato solo gli ebrei, ma anche oppositori politici, omosessuali, zingari. Si conta che almeno mezzo milione di zingari sono stati sterminati nei campi di concentramento, tra cui il pugile Johann Trollman. Si vorrebbe erroneamente pensare o far credere che il 27 gennaio è dedicato agli ebrei che sono morti a causa del nazifascismo, ma purtroppo quanto accaduto in quel periodo ha provocato la morte di tantissime “razze degeneri”. Questo è un valore della Giornata della Memoria che va decisamente ben oltre, un valore che ancora oggi ci tocca e che dovremmo ricordare pensando a quello che sta accadendo con il terrorismo, la Brexit, Trump presidente degli Stati Uniti e via discorrendo. Ed è un valore che viene purtroppo ancora dimenticato da tante persone. Non è infatti raro vedere schiere di neofascisti in giro per città come Verona o Ascoli, gente che si tatua addosso la svastica. Una volta, a Verona, in un raduno che all’epoca fu attribuito agli ultras dell’Hellas, furono disposte delle macchine a forma di svastica nazista. Non si sa se gli autori fossero davvero ultras dell’Hellas, ma una cosa è certa: gli autori sono degli idioti totali! Qualcuno di questi mentecatti protesta e accusa di ipocrisia dicendo che anche il comunismo ha sterminato milioni di persone. Ah, questo non si nega, ma

1) noi siamo italiani e ricordiamo quanto accaduti a noi italiani, e innegabilmente abbiamo vissuto il fascismo come dittatura e l’alleanza con la Germania nazista… e questo è!

2) il ribaltamento di fronte è infantile, perché sarebbe come se un omicida dicesse di un altro “ma anche lui ha rubato la merenda al suo compagno!”

Un crimine dev’essere giudicato per quello che è. Se tu hai ucciso una persona, hai ucciso una persona. Questo è e rimane e non puoi svignartela accusando un altro di aver fatto lo stesso! Le “ragioni” dei neofascisti e dei neonazisti non sono accettabili per questo motivo. E di certo non lo saranno mai finché insulteranno gli ebrei o faranno il verso della scimmia contro un africano. Perché questo atteggiamento va contro al principio di libertà e rispetto, ed è incompatibile in una società moderna che non vuole ritornare indietro di oltre mezzo secolo.

Impegniamoci tutti quanti a comprendere questi valori e a trasmetterli ai propri figli per evitare che, soprattutto per quello che sta accadendo di recente, si verifichi ancora una volta quella beffa del “il lavoro rende liberi”.

Auschwitz-Birkenau

La guerra israelo-palestinese

Questo è un aspetto che mi sembra doveroso riportare. A me piace dire le cose come stanno senza moralismi o buonismi per cercare approvazione. Da un lato, dobbiamo lottare perché non si verifichi quello che è avvenuto all’epoca del fascismo e del nazismo. Dall’altro lato, però, è interessante notare come la vittima sia a sua volta diventata carnefice. So che può sembrare politicamente scorretto detto per altro proprio il 27 gennaio. Ma è così. Si è voluto dare una patria agli ebrei sparsi per il mondo, quelli della “diaspora”. Ma non si sono considerati gli effetti collaterali, ovvero la presenza su quello stesso territorio di un popolo che nel frattempo si è stanziato ed è stato man mano emarginato o scacciato. Dunque, c’è un’altra grave eredità della Seconda Guerra Mondiale, del fascismo e del nazismo: la guerra israelo-palestinese. È difficile dire cosa fare in questi casi. Non sono un diplomatico e ritengo che non esista una sola soluzione giusta in assoluto, ma occorre valutare cosa si vuole ottenere. Io non mi schiero né per gli israeliani né per i palestinesi, perché è evidente che tra di loro vogliano un po’ tutti ammazzarsi e ognuno trae alleanza da chi torna comodo. Ma la guerra israelo-palestinese è indubbiamente un’altra terribile conseguenza di quegli atti efferati, di negazione di libertà e di morte che hanno massacrato il mondo nella prima metà del novecento. Un pesante fardello di ulteriore morte e sofferenza che diventa davvero una patata bollente da tenere in mano per chi deve risolverlo. Voglio soltanto far notare che chi si schiera incondizionatamente con gli israeliani perché ha l’immagine dei lager sbaglia. Israele è un paese che ha gravi problemi di corruzione e dove il fanatismo ebraico porta al linciaggio degli omosessuali non meno di come fanno gli islamici.

Si dovrebbe precisare che Israele non è un popolo ebreo, ma un paese dove vivono diverse etnie e diverse religioni. E, che ci crediate o no, molti di loro vivono pacificamente e in armonia. Sono persone che non vogliono la guerra. Sono arabi ed ebrei che vogliono avere gli stessi diritti e visitare Gerusalemme. Questo spiega quanto sia intricata e complessa la situazione del Vicino Oriente. La corruzione del governo israeliano, il terrorismo e l’estremismo di ambo le parti, la decisione di Trump di spostare l’ambasciata a Gerusalemme sono tutti episodi che alimentano il conflitto o gettano la benzina sul fuoco. A discapito di chi, invece, non vuole la guerra. Sì, tutto questo è l’eredità di un nazismo (o nazifascismo) che non è stata ancora del tutto debellata. Accanto a città liberali e progredite come Haifa, ci sono anche scenari di guerra e persecuzione. Ed esistono terroristi palestinesi, così come estremisti ebrei omofobi.

Lo spiego anche nell’articolo sulla Siria. Oggigiorno, le guerre mondiali si disputano su scenari diversi rispetto al novecento.

L’ipocrisia dei “vincitori”

Dei gulag russi ormai si sa e, infatti, anche gli odierni neonazisti tirano fuori la storia dei gulag in modo molto stupido per giustificare le loro ideologie da trogloditi. In pochi però sanno che anche gli americani avevano i loro campi di concentramento. In quei campi venivano rinchiusi gli italiani e i nippo-americani poiché ritenuti nemici del governo statunitense. Noi sappiamo che molti italiani hanno lottato, a fianco degli americani, per la liberazione dell’Europa dal nazifascismo, ma in realtà gli stessi americani rinchiudevano italiani e nippo-americani e si era sviluppato un fervido odio nei confronti di questi popoli. Molti campi di concentramento americani stavano in California e solo negli ultimi anni il governo statunitense, dopo lunghi e tortuosi accertamenti, è stato costretto a chiedere scusa, poiché la verità era diventata impossibile da negare o insabbiare. Sono gli stessi americani che poi hanno diretto il processo di Norimberga. Cosa vuol dire tutto questo? Che alla fine, paghiamo ancora le conseguenze di quella guerra. Quelli che ci hanno liberato dal nazifascismo sono stati i primi aguzzini, e sono gli stessi che, finita la guerra, continuavano segregavano i neri, molti dei quali che erano pure stati eroi in guerra. E gli stessi ebrei che venivano massacrati nei lager sono gli stessi che fanno la guerra contro i palestinesi. Continuiamo a ricordare certi eventi ogni 27 gennaio, dicendo che è “per non dimenticare”, quando invece continuano a ripetersi quegli eventi, sia dagli uni che dagli altri. In realtà, non ci sono né vincitori né vinti. Ci sono solo vittime. Questo è il simbolo vero e proprio del “giorno della memoria”.

Ci piacerebbe credere che fu tutta colpa della Germania dell’epoca, ma non è così. La verità è che il razzismo era una mentalità diffusa. Gli Stati Uniti ne rappresentavano l’esempio più emblematico. Essi mantenevano una società in cui il razzismo era parte della vita quotidiana con il segregazionismo dei neri e, non a caso, Jesse Owens rimase stupito dall’imbroglio dei nazisti alle Olimpiadi del 1936 (Owens, ovviamente, non sapeva che era un imbroglio). Ancora oggi gli Stati Uniti devono fare i conti con questo loro carattere, di cui non si sono mai liberati del tutto. Però attenzione, gli americani hanno anche il pregio di una metà del popolo che scende in piazza e vuole dire che non gli sta bene.

La storia è (purtroppo) fatta di genocidi

Noi sentiamo l’olocausto degli ebrei perché è quello che sentiamo storicamente più attuale. Il punto è che la storia umana è fatta di svariati genocidi spietati. Oggigiorno avvengono ancora in Africa e in Asia con le guerre di etnia o di religione. E nessun media dà importanza a questi fatti. Se poi torniamo indietro nel passato, che dire del massacro degli armeni. Il massacro degli armeni è avvenuto a inizio novecento, quindi in tempi relativamente attuali. È stato commesso dalla Turchia che continua a negare, dopo circa un secolo, questo orrendo episodio.

E gli antichi romani, cioè gli stessi elogiati da molti fascisti? La pax romana era sostanzialmente questo: genocidio. Le tribù locali venivano trucidate, e solo in seguito veniva instaurata la pace. La pax romana, appunto. Solo che i genocidi di 2000 e passa anni fa non li sentiamo vicini. E non solo le guerre sante, ma anche i conquistadores. L’isola di Hispaniola, scoperta da Cristoforo Colombo, all’arrivo del navigatore genovese contava circa 250 mila abitanti. Ma i conquistadores li sterminarono quasi tutti nel giro di 25 anni. Insomma, a mio parere non si deve travisare il significato del giorno della memoria. Vorremmo credere che il male assoluto è stato rappresentato da Hitler, dai nazisti e dal nazifascismo. Scacciamo questa triste pagina della storia umana, la esorcizziamo come se fosse ancorato a quel periodo. Purtroppo, non è così. I genocidi sono avvenuti ancor prima di Hitler e avvengono tuttora. Quindi, a mio parere il vero messaggio del giorno della memoria è impegnarci contro ogni forma di genocidio che ancora avviene nel mondo. Oppure dare dignità a quelli vergognosamente non riconosciuti come quello armeno. Accanto a milioni di ebrei sterminati, ne troviamo milioni di nazionalità armena, africana, asiatica, indigena.

L’estremismo moderno

So bene di aver detto alcune cose condivisibili riguardo alla commemorazione del 27 gennaio. Altre sono shockanti, ma proprio per questo reali, cose su cui dovremmo riflettere anche se non lo facciamo. Ma non finisce qui. Un’altra eredità della Seconda Guerra Mondiale è l’ondata di nazionalismo degli ultimi anni. Io non credo che si tratti di nazionalismo. Questo è il termine che i media e molti politici usano per non allarmare troppo la gente. Ed è un errore. Quello a cui stiamo assistendo è un’ondata vera e propria di reazione estremista. E sapete perché? Perché, anche se ci piacerebbe credere il contrario, il nazisfascismo non è mai realmente scomparso della nostra società. Il governo polacco ha messo in discussione e revisionato il ruolo della Polonia nel massacro degli ebrei. L’Ungheria di Orban si è dimostrata chiusa e rastrella i senzatetto. In generale, i gruppi di estrema destra sono diffusi un po’ a macchia dovunque. Personalmente, credo che sia fuorviante dire che ci stiamo dimenticando del passato, quanto piuttosto bisogna dire che non siamo stati in grado di raccontare ciò che è avvenuto. La storia viene ancora spesso raccontata come i nazifascisti cattivi e gli ebrei trucidati. Ma non è stato solo questo. Molti tedeschi non sapevano nulla di quello che i gerarchi nazisti facevano. Avevano votato Hitler per rabbia sociale verso chi, dopo la Prima Guerra Mondiale, li aveva puniti e umiliati (sebbene la guerra, intendo la prima mondiale, non fosse stata scatenata dalla Germania). Oppure, meccanismo umano comprensibile, la realtà del genocidio era così brutta che non poteva essere vera. E nel genocidio non c’erano solo ebrei, bensì un totale complessivo di circa 15-17 mln di morti tra il 1933 e il 1945 da parte dei nazisti. Di questi, “solo” 5-6 mln erano ebrei. Insomma, della Seconda Guerra Mondiale si dice poco rispetto a quello che dovremmo sapere. E le frange estremiste cosa fanno? Sfruttano la mancanza di memoria storica delle persone per perpetuare ideologie di razzismo o violente. Perché, se si ignora la storia, si è poco interessati a opporsi. Notate la differenza con gli americani. Gli Stati Uniti sono un paese contraddittorio, in cui il razzismo è ancora attuale non solo negli Stati del sud. Ma gli americani hanno un memoria più forte del loro passato rispetto agli italiani. Esistono degli ideali e, dove ci sono gli ideali, si ha la forza di marciare e protestare. Finché l’Italia, invece, cercherà di censurare tutto quello che può urtare la sensibilità, il futuro non sarà roseo.

Per approfondire lo scenario dell’ultradestra di oggi, vi invito a leggere l’articolo sull’immigrazione. Qui parlo del giorno della memoria, ma la memoria ci serve anche per l’oggi. Non è un valore fine a sé, una semplice targhetta per ricordare quelle vittime. Noi mettiamo quelle targhette e ricordiamo quelle vittime affinché gli stessi errori non si ripetano. Purtroppo, quegli errori si ripetono eccome!

Sì, può sembrare drammatico, ma se abbiamo la Lega che continua sempre a voler togliere la legge Mancino vuol dire che la gente non sa ancora la storia della Seconda Guerra Mondiale e, magari, crede nella bufala dei treni puntuali quando c’era Mussolini. E questo è terreno fertile per chi vuole perpetrare la violenza o addirittura il negazionismo. Se vogliamo conservare e trasmettere ai posteri il messaggio di chi ci ha liberato da quelle atrocità, dobbiamo spiegare il senso di quella guerra e da dove è nata. Altrimenti, individui come Salvini e Orban prenderanno sempre più voce laddove la scuola è assente nel far conoscere la storia. E manderanno il paese in rovina. Sì, magari saremo più protetti dai terroristi (ne dubito fortemente), ma ci saranno vittime di serie A e vittime di serie B, ci saranno diversità più tutelate e altre discriminate. Ci saranno criminali immigrati che dovranno ricevere la massima pena e altri su cui si può sviare perché è “brava gente”.

Il negazionismo

Capitolo molto attuale, che merita un approfondimento a sé. Ne discuto nell’articolo sul perché è importante la memoria. Scoprirete che c’è molto in comune tra le azioni dei nazisti dell’epoca e i partiti estremisti di oggi, come la Lega. Il nazifascismo, purtroppo, è una brutta pagina della storia umana con cui dobbiamo ancora fare i conti, perché non l’abbiamo mai veramente debellato. Ho dedicato due articoli distinti, uno sulla giornata della memoria e l’altro sul perché è importante ricordare. Non l’ho fatto a caso, anche se i due argomenti sono correlati, ma se leggete anche l’altro articolo capirete.

I partigiani come i carnefici?

Sulla carta, è una critica legittima. Tuttavia, occorre distinguere le situazioni e chi, in quella situazione, è il male. Il fascismo è salito al potere con la violenza e la rappresaglia. Poco importa se in qualche modo, anche con quello tacito, ha mantenuto il consenso ed è per questo durato 20 anni. Ha mantenuto comunque la dittatura usando la mafia di Stato. Ha commissionato l’omicidio di Matteotti che aveva smascherato gli imbrogli. Ha impoverito gli italiani con l’inflazione e mandato al macello molti cittadini in guerra. Quando accadono questi eventi, e lo dicono gli storici, nessuno è santo al 100%. È la stessa cosa che dice Erdogan dei curdi, definendoli terroristi. Il male, da noi, sono da considerare il nazismo e il fascismo. All’opposto, nei paesi dell’ex Unione Sovietica (vedi le vicende in Ucraina) lo è il comunismo. Situazioni diverse, paesi diversi e con una diversa storia. Inoltre, la critica potrebbe essere accolta se il centrodestra non si fosse astenuto sulla commissione contro l’odio (astensione che, di fatto, rappresenta la contrarietà a intervenire sui crimini d’odio, sempre con la scusa che è sbilanciato da una parte). Potrebbe essere accolta se i leghisti non inventassero scuse per negare la cittadinanza onoraria Liliana Segre, per poi darla ad altri per motivi frivoli (e Greggio, ben consapevole di ciò, ha puntualmente rifiutato) o intitolando le vie a chi ha firmato le leggi razziali (vedi a Verona la via ad Almirante). E non si può neanche fare il paragone con la riconciliazione dei paesi africani. Il nazismo e il fascismo hanno il razzismo nella loro stessa natura, mentre gli Hutu e i Tutsi hanno conosciuto il razzismo dai colonialisti.

Questo chiarimento è doveroso, perché all’apparenza sembra giusto riconoscere che “anche i partigiani hanno ucciso”. Il problema è che ne esce un messaggio travisato. È la guerra, per definizione, che porta alle atrocità. I partigiani hanno ucciso non perché erano cattivi, bensì perché, nella natura della guerra (provocata dal nazifascismo, mica dai partigiani), si è costretti a farlo per riguadagnarsi la libertà.

L’Italia e la Germania di oggi

È interessante notare la differenza nel come l’estrema destra viene gestita o si manifesta nei paesi che hanno contraddistinto il nazismo e il facismo del ‘900. In Germania, esiste un forte risentimento verso il passato nazista, mentre in Italia abbiamo politici che strizzano impunemente l’occhio al fascismo. Ciò ha delle ragioni. La virtù dell’Italia, paradossalmente, è anche l’aspetto negativo che ha contribuito al fascismo di oggi. L’Italia è stata liberata, per gran parte, dai partigiani. E questi ultimi, insieme ad alcuni normali cittadini, hanno fatto delle grandissime azioni per combattere il regime e portare in salvo gli ebrei. L’opera di liberazione è stata culminata con Mussolini appeso a testa in giù per mano degli italiani stessi. Al contrario, i tedeschi sono stati costretti a toccare direttamente il male provocato dal nazismo, come punizione per non aver voluto vedere o per l’insensibilità (*). Sono stati costretti a ripulire i lager abbandonati dai soldati e a seppellire gli internati non sopravvissuti. Sono stati umiliati e svergognati davanti a tutto il mondo per quello che il nazismo ha provocato. Queste dinamiche, indirettamente o no, hanno sviluppato una specie di senso per cui “i veri carnefici sono i tedeschi” (**). Per carità, non andiamo a dire che i tedeschi sono bravi e buoni, ma la drammatica realtà spiattellata in faccia li ha portati a non voler mai più ripetere quei fatti. L’estrema destra è un serio problema in Germania, ma i cittadini tedeschi scoraggiano in ogni modo i tentativi di sommossa di quei violenti. Se un dirigente usa frasi razziste, viene rimosso dall’incarico o invitato a star zitto, perché i tedeschi hanno una radicata memoria storica. Nelle nostre scuole non è così, come ho scritto anche nell’articolo sul perché è importante la memoria. C’è molta meno cultura del passato e i giovani conoscono poco e sempre meno di quei fatti. Ecco che allora, da noi, la Lega si permette di dire e fare quanto di più disumano. I tedeschi, in qualche modo, hanno imparato la lezione, noi no. Anche se i gruppi di ultradestra cercheranno sempre di sovvertire il paese, da loro è più difficile che arrivino al governo come da noi la Lega.

* Non è esattamente così. I tedeschi hanno subito una feroce politica di indottrinamento nel corso degli anni di dittatura. I più vulnerabili erano i bambini. Agli inizi della dittatura, anche se l’odio per gli ebrei era sempre diffuso, non c’era quel fanatismo della razza ariana. La prova sta, ad esempio, nell’amicizia tra Luz Long e Jesse Owens, di cui parlo nell’articolo sulle bufale del fascismo (ho già linkato più indietro l’articolo).

** Questo merita una spiegazione. In realtà, ci ha fatto comodo credere così. Ecco perché tra virgolette. Chi ha salvato gli ebrei in Italia era una grossa minoranza, ma pur sempre minoranza. Al termine della guerra, in qualche modo si doveva cercare una riconciliazione, quando in realtà c’è stata una vera e propria guerra civile per liberare l’Italia. Finché si combatteva per la liberazione, non era mistero che di questo si trattasse. L’errore è avvenuto dopo, quando per cercare una riconciliazione si tinta la liberazione di narrazioni romantiche che non corrispondono al vero.

Ah, dimenticavo di dire una cosa sull’importanza della memoria. Le brutte pagine della storia non devono essere dimenticate, perché ci insegnano. Ma è altrettanto importante che la memoria non sfoci nella mera vendetta. Il senso di quanto appena detto è spiegato nell’articolo, che ho linkato in precedenza, sull’immigrazione. L’esempio che ho fatto in quell’articolo è sugli Hutu e i Tutsi. Non sottovalutate la storia degli Hutu e dei Tutsi, perché spiega uno dei motivi per cui l’estrema destra rimane ancora un problema.

Gli insulti a Liliana Segre e la tattica dell’elettore spaventato