Arte, dipendenti dagli applausi e fanatici culturali

L’arte è stata una parte importante nella mia vita, ma già da diversi anni ho rivalutato la sua importanza secondo criteri più realistici e razionali. Anni fa, avevo anche frequentato un paio di forum dedicati alla scrittura, ma ho sempre finito per levare le tende. Le motivazioni erano diverse, ma riporto le due che reputo fondamentali. Non per altro, ma approfitto per fare l’esempio della scrittura in quanto esperienza personale che vivo con gioia. E l’esperienza è più che valida anche per altri tipi di arte, dalla musica al cinema, dalla scrittura alla pittura.

1) Dipendenza dagli applausi

Può sembrare assurdo, ma era così. Ognuno in quei forum si sbatteva quanto più possibile a scrivere e postare, con l’aspettativa di essere letto e, ovviamente, elogiato ma non criticato! La sciocca giustificazione era che chiunque scrive vuole per forza farsi leggere. È una giustificazione ridicola e che non contraddice l’atteggiamento della ricerca degli applausi. È comprensibile, più che lecito, che uno voglia essere letto e diffondere il suo messaggio, ma questo è conseguenza del proprio amore e non l’obiettivo! Un test per scrittori e artisti di ogni genere. Rispondete alla mia domanda:

se solo una vecchietta e un cane leggessero per sbaglio il vostro libro o la vostra poesia, sareste felici lo stesso?

Ovviamente, per chi non è scrittore ma pratica altre forme d’arte rivaluti la domanda in base al contesto (avete poi notato la citazione nella domanda?). Sono convinto che solo una manciata di persone risponderebbe affermativamente alla domanda (e magari sono proprio coloro che raggiungono il successo!), mentre tutti gli altri sarebbero afflitti dalla più classica autostima da risultato, che dunque non è basata sulla capacità di amare ma quello che guadagniamo, guadagno che diventa il vero motore di quello che si fa e non, appunto, una conseguenza gradita. Anche perché, ammettiamolo, nel XXI secolo chi vuole campare di arte finisce (quasi sempre) per vivere come uno straccione! Non è un’offesa e non c’è da farne un dramma o una guerra “contro l’ignoranza dei giovani di oggi”, ma la banale constatazione che il mondo di oggi non è quello di Dante o Petrarca.

Io posso capire che vogliamo esprimere ciò che pensiamo e proviamo a qualcuno, ma allora questo si può fare con gli amici. Che bisogno c’è di dirlo “a tutti i costi” tramite l’arte? Pertanto, resta quanto già detto poco fa: voler arrivare al pubblico non dev’essere l’obiettivo che ci motiva a fare arte, bensì la diretta conseguenza del nostro impegno e del nostro talento.

2) Fanatismo culturale e spacciati

Io sono un appassionato di rock e metal, due generi oggigiorno di nicchia ma che offrono spunti attuali e su cui riflettere per imparare sul mondo. Ma devo essere onesto: tra un Beethoven e una Lady Gaga, è molto più attuale Lady Gaga. Per i miei amici metallari ho appena detto una bestemmia (da notare che ascolterei comunque Beethoven e non Lady Gaga!), ma ecco un errore tipico di chi sovrastima la cultura: compiere una specie di razzismo culturale se non si fa parte di quella cerchia che “unanimemente” riconosce un oggetto come capolavoro. Ci sono un sacco di persone che conoscono a memoria vita, morte e miracoli di ogni scrittore esistente ma, detto sinceramente, cosa me ne frega del 5 maggio di Manzoni se poi sono un disastrato pieno di problemi? Ed è il caso di tantissimi “amanti della cultura”. Molto meglio i Guns N’ Roses che lanciano messaggi attuali da cui possiamo imparare per migliorarci (avete presente Rocket Queen? il sesso non dev’essere un tabù!), mentre le tematiche del 5 maggio, la potete rigirare come e quanto volete, sono per gran parte superate e utili solo a chi ama la letteratura. Appunto, per chi ama la letteratura, ma una persona equilibrata, di per sé, vive benissimo senza sapere nulla di un Pascoli o Carducci. Questo vale anche per i fanatici del latino, che mi insistono ancora spesso sul fatto che il latino sia necessario (in pratica a tutti) per far comprendere la propria individualità, a saper ragionare, ad avere logica. Mah, sarà, io ho notato che il 99% di chi fa questa affermazione poi non sa neanche la differenza tra condizione necessaria e condizione sufficiente e non sa neanche avere un senso statistico che, invece, il muratore con la licenza di scuola media possiede. La Norvegia è tra i paesi top del benessere e lo è tranquillamente senza sapere il latino. Attenzione, io parlo di Guns, così come potrei dire gli 883 o chi altro per intendere che non è necessario atteggiarsi e scrivere come secoli fa per lasciare dei messaggi importanti. E non è nemmeno necessario dire cose “giuste”, quanto piuttosto descrivere una realtà che sentiamo. Nel 5 maggio di Manzoni, c’è ben poco di attuale e che possiamo sentire (*). L’Inferno di Dante rispecchia molto di più la realtà attuale o si concilia con il fantasy e l’horror.

* I promessi sposi, invece, contiene molti spunti di attualità. Basti pensare a Don Rodrigo e la sua congrega che non si rendono conto di come sta il popolo, al pari di come oggigiorno i nostri politici non si sono accorti che l’obiettivo di mantenere l’aumento delle temperature a 1.5 gradi è fallito già da un pezzo! Oppure la caccia all’untore, paragonabile alla crisi del Covid che, secondo alcuni, è stato un complotto per impoverire la gente. E potremmo andare avanti per molto, ma mi fermo perché il concetto mi pare chiaro su cosa voglio dire.

Naturalmente, i maliziosi mi contesteranno che sono solo invidioso di chi ha cultura perché a scuola andavo male in latino e in letteratura. Nulla di più falso. Il latino era una delle materie in cui andavo bene e prendevo 8 e 9. Il mio professore di italiano nei primi quattro anni (prima di trasferirmi) è stato per me un esempio positivo. Lo stesso Pascoli può essere utile per comprendere le dinamiche dell’evasione dal mondo (vedi il “fanciullino”) e si può fare il confronto con chi, oggigiorno, evade con alcol e droga. Adoro le opere letterarie di Foscolo, Keats, Shelley, ho studiato Dante e ne potevo parlare tranquillamente al di fuori dell’interrogazione a scuola. Ho visitato molti musei senza fermarmi a vedere giusto l’opera più famosa, vedi ad esempio quante volte ho visitato il solo museo Louvre. Ed è proprio così che ho maturato la mia opinione nei confronti dell’arte e, quando mi sento “ispirato”, ogni tanto tiro ancora fuori qualche centinaio di endecasillabi per una poesia, ma senza nessuna aspettativa di essere pubblicato. E questo non perché temo il confronto (come diranno ancora i maliziosi), ma perché ho già il mio pubblico tra gli amici e sono felicissimo così. Non disprezzerei affatto una pubblicazione, ma il concetto è questo: non sono un drogato di applausi e, se per cercare gli applausi devo perdere attimi di vita in cui posso amare anche altro (e ne ho, fidatevi), sarà da vigliacco che non regge il confronto ma io passo. In sostanza, per me l’arte deve saper compiere due cose:

– essere attuale (il resto è utile agli accademici, ma non al popolino);
– dare spunti sulla vita mantenendo una mentalità scientifica.

Aspettate, aspettate… sì, ho parlato proprio di mentalità scientifica! Non ho sbagliato. La mentalità scientifica infatti non è relativo solo alla fisica o alla chimica. La mentalità scientifica è un modo di ragionare globale, applicabile, come dice il buon Albert Ellis, in ogni campo della propria vita. Ma forse questo, per certi scrittori gobbi da scrivania, è un po’ troppo da capire. A tal proposito, comunque, leggete sul problema dell’analfabetismo matematico.

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