Studiare per la vita… come fare?

Ci sono persone che si sforzano di imparare i concetti e di apprendere. Cercano di assimilare la lezione, magari incoraggiati dai metodi di apprendimento di qualche guru o da strategie motivazionali. Molti ancora usano il “metodo del pomodoro”. Per chi non lo sapesse, il pomodoro non è solo un ortaggio, ma anche uno strumento che serve a misurare un tempo prefissato. Chi propone il metodo del pomodoro indica, ad esempio, di instaurare 30′ in cui non esiste altro e si cerca di studiare. È curioso notare come il tempo prestabilito dal metodo del pomodoro sia sempre limitato. In genere, è difficile che si superi la mezz’ora, evidente segno che uno cerca di costringersi a studiare anche se ne farebbe volentieri a meno. Beh, magari queste tattiche possono funzionare per superare un esame o un’interrogazione, ma spesso chi usa il metodo del pomodoro o altro di simile tende sempre a tornare a ripetere per non dimenticare i concetti. Li ripetono proprio sistematicamente, con una certa costanza, nella speranza che i concetti rimangano in testa. Altre persone, invece, si impelagano in svariati corsi e lezioni nell’ottimismo che qualcosa appassioni, ma puntualmente non riescono ad appassionarsi a nulla. E finiscono puntualmente per mollare in cerca di altro, di una novità che si spegnerà anch’essa. Viaggiano in balia di “qualcosa” che li muova, il classico “tutto fa brodo” e, all’interno, qualcosa si troverà. Il problema è che, così facendo, non rimane quasi nulla e non si riesce ad amare mai nulla per davvero! Dove sta l’errore? L’errore sta qui:

lo studio, per essere efficace e duraturo, dev’essere vissuto e sentito dentro con un’esperienza personale.

In sostanza, bisogna avere spirito critico. Conosco tante persone che leggono a destra e a manca studi e ricerche, ma senza capirci nulla e mischiando la lana con la seta. Una volta, mi è capitato di “litigare” con una persona che aveva letto che lo sport fa essere efficienti e ottimizza le energie. E cos’ha capito questa persona, secondo voi? Complice anche il fatto che era la classica persona che faticava a dimagrire già con una dieta da fame, ha capito che lo sport peggiora il metabolismo e manda in allerta l’organismo! Ecco, queste cose succedono quando uno non sente e non vive quello che legge o tenta di studiare. Non indaga e non cerca di scendere nei dettagli. Legge, cerca di apprendere come un tonto e fa degli strafalcioni! Se uno non ha spirito critico, potrà anche avere 10 brodi davanti a sé da provare, ma non saprà mai neanche com’è fatto uno solo di quei brodi. Al massimo qualche ingrediente, buttato a sparare, in modo superficiale. Tanto, tutto fa brodo, no? A questo punto, non sarebbe meglio imparare una sola cosa, ma bene? D’altronde, quest’ultimo approccio è quello che usava un mio vecchio professore di inglese del liceo. Ci diceva che preferiva fare poco del programma, ma spiegandoci il metodo così da sapercela cavare da soli per il domani. Ringrazio ancora profondamente questo professore per gli insegnamenti che mi ha dato non tanto nella sua materia, ma per la vita, anche se all’epoca tendeva un po’ a sfuggirmi quello che diceva. Quello che ha fatto il mio professore di inglese è stato trasmettermi dei valori. Capisco che può essere difficile vedere lo studio in questa chiave, dato che i nostri programmi scolastici fanno sempre più pena. Si insegna tutto con troppo nozionismo. Si compra un sacco di materiale da cancelleria, ma poi non si pratica e non si impara granché rispetto ai paesi nordici. Ma è l’unico modo che esiste affinché lo studio serva a qualcosa. Non si deve imparare la lezioncina da ripetere come pappagalli, ma vivere i concetti sulla pelle, provarli. È un discorso paragonabile a quello che c’è scritto anche nell’articolo “I bisogni di un figlio e come educarlo“. Leggetelo e capirete meglio quello che sto dicendo qui. I due articoli, anche se trattano argomenti diversi, hanno molto più in comune di quello che potete pensare! Io mi sono appassionato a Foscolo, e poi ad altri autori, perché ho sentito la sua persona come affine alla mia. Il compito dei professori dev’essere quello di selezionare le opere e gli autori da cui i ragazzi, futuri adulti, troveranno degli insegnamenti per la vita.

Alcune applicazioni

Provo a farvi alcuni esempi pratici per spiegare il discorso. A cosa servono i calcoli di aree e volume? Leggete questo articolo e lo scoprirete! A cosa serve la storia? Serve non tanto a sapere le cronache di secoli fa, ma ad individuare quei processi che magari sono andati storti per fare di meglio nel presente. A cosa serve studiare Boccaccio? Mi vengono in mente le dinamiche della dipendenza affettiva, che nella nostra società fa dei danni indicibili e porta ai casi di violenza sulle donne. In Boccaccio, si parla di “follia per amore”. Oppure si parla della diversità tra caste sociali e dei pregiudizi. Qual è il punto in comune tra l’utilità della storia e un Boccaccio? Il punto in comune è lo spirito critico, che è fondamento della mentalità scientifica. Sì, ho detto mentalità scientifica e non una laurea in scienze, perché la mentalità scientifica è globale e verte su tutti gli ambiti della vita. Uno, cioè, di per sé può avere anche la licenzia media, ma saper ragionare molto meglio di chi ha una laurea in ingegneria ma una vita personale pessima! È anche questo che deve saper fare la scuola. La scuola non deve formare un plotone di bravi ragazzi che non miglioreranno il paese e, anzi, lo manderanno allo sbando. La scuola deve saper formare delle persone intelligenti, che sanno cavarsela nella vita quotidiana. Non serve a nulla sapere tutti i testi della letteratura italiana e latina se poi, nei rapporti umani, siamo dei disastrati o in amore continuiamo a commettere sempre gli stessi sbagli. Insomma, quando manca lo “stimolo”, è impossibile rendere solido lo studio! Per “stimolo”, intendo qualcosa che ci attiri a sé e ci invogli, ma per fare questo dobbiamo partire noi con il primo passo.

“Sì, ma come faccio e da dove parto?”

Purtroppo, molti vorrebbero la lezioncina bella pronta e farsi dire. Ma così non imparano quasi niente per davvero. Per usare un termine che rimanda all’apprendimento, non assimilano. Fanno come i secchioni a scuola che sanno dire tutto a memoria delle dimostrazioni, ma poco dopo hanno già dimenticato tutto. Ormai, siamo diventati così insufficienti e incapaci che abbiamo bisogno di una app per sapere quanti centimetri ci sono in 225 metri. Non sto esagerando, purtroppo, e si possono fare svariati esempi simili. Uno deve avere la voglia di imparare e di fare. Se si aspetta il piatto pronto, beh, sbaglia. Così è ovvio che può anche stare lì sui libri per tutto il giorno, sentendosi però ancora più confuso di prima. Il fatto è che non c’è una via assoluta per tutti. Nel senso che io posso partire notando una breccia nel muro e avvicinarmi alla geologia e un altro da come le piastrine riparano le ferite per studiare medicina. Bisogna saper osservare, guardarsi intorno e riflettere. Bisogna avere la predisposizione non tanto a capire di più il mondo, ma a voler capire il mondo. Chi capisce la diversa sfumatura è già a un passo in avanti! Poi, sviluppando lo spirito critico sempre di più, arriverà per forza qualcosa che ci trascini a sé in modo preponderante e coinvolgente. Sarà qualcosa di spontaneo. Sì, alcuni mi diranno che così non ho detto niente e non ho detto che cosa fare nello specifico. Eccola lì, la pretesa della pappa pronta. C’è gente che non capisce che non esiste la bacchetta magica e non esiste la formula magica. Magari sono loro stessi a dirlo, ma poi, a conti fatti, hanno esattamente la pretesa di farsi dire. Non hanno voglia di provare, di sperimentare, di curiosare oltre il proprio orticello. In realtà, ho detto eccome che cosa fare: osservare, guardare, riflettere. Fate questo esercizio nel corso della giornata e vedrete che verrà tutto automatico! Provate a leggere una notizia di cronaca. Che cosa vi trasmette? State capendo quello che si sta dicendo? Approfondite, sia che ci abbiate capito sia che no. Cercate sulla tematica e formatevi un’opinione. Ovvio, bisogna affidarsi alle fonti giuste per non incappare nelle bufale, ma questo è sempre racchiuso nell’avere spirito critico. La vostra opinione è coerente o ci sono delle falle? Sottoponete l’opinione a un check-up. Se la vostra opinione ha delle falle, cambiatela e sviluppate idee migliori. Avete bisogno di un paio di scarpe nuove? Benissimo, informatevi su quali sono le parti di una scarpa, ad esempio la tomaia, il tacco. Informatevi sui materiali di costruzione della scarpa. Qual è il materiale più resistente? E perché quel materiale è resistente? Imparate a domandarvi, come fanno i bambini quando ripetono di continuo “e perché?” I bambini hanno una grandissima abilità a voler sapere e conoscere, ma purtroppo tanti adulti affossano il loro desiderio di conoscere (vedi il tipico “vai a guardare cosa c’è fuori”). È questo che vuol dire studiare per la vita. Se voi vi informate sui materiali di una scarpa, magari vi appassionate alla chimica e ne fate un oggetto d’amore, e magari vi ci laureate. Volete fare sport? Benissimo, allora dovete sapere cosa vuol dire potenza (in watt) o sistema sessagesimale. Quindi è fisica. Ma non state studiando fisica o chimica per prendere il voto. State studiando chimica e fisica per migliorare la qualità della vostra vita! Questo è anche ciò che non comprendono alcuni che ripetono e ripetono, diventando maniacali. Ripetono la lezione per colmare il bisogno di controllo e di perfezione, e questo è ben lontano dal reale senso dello studio che, appunto, è per la vita.

Capisco che le mie parole risultino fumose per chi ha ancora nella mente la domanda “sì, ma come faccio e da cosa parto?” A questo punto, però, oh, sveglia. Nessuno può fare le cose al posto di un altro. Non esiste una specie di iniezione che faccia avere la voglia, la predisposizione. Se siete giunti fin qui e vi chiedete ancora come fare, da cosa partire, non credo che ci sia molta prospettiva. Possibile che non avete voglia di fare neanche un minimo di fatica per aprire la porta e uscire a vedere quello che c’è? Vi deve prendere qualcuno e accompagnarvi a braccetto? Uscite e sporcatevi un po’ le mani da soli!

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