Governo e fake news

Da un po’ di tempo, si fa un gran parlare delle fake news, ovvero le “false notizie” che riguardano diverse tematiche. Ho notato che l’espressione “fake news” sta circolando in questi ultimi giorni tra telegiornali vari e politici. È interessante notare come sia stato soppiantato il termine “bufale”. Ormai pronunciare “fake news” fa figo. Per quanto sarebbe bello veder sparire le bufale sulle scie chimiche o sul non essere mai stati sulla Luna, peccato che lo scopo del nostro governo non è affatto quello di tutelare la popolazione dalle bufale. Mi è subito parso evidente che, con il proliferare di internet e della facilità con cui si può scrivere su un sito o un blog, il governo e i media sono preoccupati di perdere il monopolio delle bufale. Ecco perché le azioni del governo devono preoccupare. Sono il primissimo a desiderare che certa robaccia sparisca dalla rete. Ma non è questo lo scopo di governo, politici e media nazionali. Loro sono invece preoccupati perché, se altri prendono il monopolio delle bufale, non potranno più nutrire il popolo con bugie di governo e condizionamenti politici. Il vero modo per evitare la diffusione delle bufale è quello di acculturare i cittadini e trasmettere lo spirito critico. Il governo non è minimamente interessato a fare questo, perché vuole diffondere le sue bufale. Purtroppo, a quanto pare, lo scenario peggiore sembra avviato.

Chi ha sufficiente spirito critico nota in un attimo che sono proprio quei media che allarmano come papere sulle fake news a proporle quotidianamente e anche in modo molto ossessivo, con l’evidente intento di ripeterle a tal punto che la gente finisca per crederci. Vi ricorda qualcosa? Magari qualche vecchio regime del novecento? Esistono comunque 2 grandi bufale che governo e media diffondono pedissequamente, perché fa comodo per i loro interessi. Ovviamente, vengono diffuse numerose altre bufale, ma è importante capire come e perché il governo e i media diffondono queste per così dire “macrobufale di Stato”.

1) PIL che cresce dello zero virgola
Sentiamo spesso ripetere che siamo in crescita, che la crisi è finita. Sull’ANSA circola questa notizia un giorno sì e uno no. A parte il fatto che una crescita dello zero virgola non è nulla in termini concreti dal punto di vista numerico, il PIL è cresciuto perché siamo cresciuti come popolazione. Il problema è che la popolazione è cresciuta molto di più rispetto a quello che dovrebbe essere il PIL che, appunto, è di uno zero virgola. Non ci vuole un genio a capire che anche un paese come il Brasile può vantare di un enorme PIL. In realtà, siamo più poveri! Cresce il PIL di uno zero virgola, ma la popolazione aumenta e noi abbiamo MENO soldi di prima! D’altronde in tanti continuano a dire che non si arriva più a fine mese, che gli anziani devono chiedere l’elemosina, che per fare la spesa si va ai discount perché tutto costa sempre troppo. Governo e media vogliono invece convincerci che siamo finalmente in crescita, mascherando la vera realtà perché c’è bisogno di far credere che il benessere è tornato. E se la gente crede che il benessere è tornato, tornerà a spendere e continuerà a mantenere in vita la vecchia politica, ovvio. Ma la gente come fa a spendere soldi che non ha? E come fa a continuare a credere nella vecchia politica se l’ha già destituita? Non c’è nessuna ripresa e da noi la crisi è sempre cronica. La popolazione aumenta sempre di più, ma cala sempre di più il potere d’acquisto e siamo sempre più poveri. Il governo e i media vogliono invece illuderci che finalmente il peggio è finito. Ma è tutto una gran bella bufala ed è assurdo cascarci vedendo la realtà quotidiana! Ma alla fine, ci ha pensato il Coronavirus a far cadere tutto il castello di sabbia…

2) Calo della natalità
Questa bufala circola già da almeno un decennio. In effetti è vero, le donne italiane sono sempre meno fertili e fanno figli sempre più in tarda età rispetto ai paesi del nord. Quello che però viene omesso è che stiamo assistendo a una antropizzazione sempre più smisurata. L’emergenza energetica e ambientale deriva proprio da questo, cioè dal fatto che siamo in troppi. Governo e media invece ribaltano in negativo un dato che di per sé, oggigiorno, in un contesto di sovrappopolazione, è positivo perché siamo pur sempre un paese religioso e dove si dà più retta alle parole del papa (volutamente in minuscolo) anziché che a quelle di un fisico che fa una nuova scoperta. Cosa vuol dire? Molto semplice: più figli si fanno, più potenziali fedeli e creduloni ci sono! Altro che fertility day e baggianate varie. Non è neanche il fatto che non ci sono soldi per mantenere un figlio. Al papa non frega assolutamente nulla di questo. Non importa se patiamo la fame, se non ci sono soldi. L’importante è che i credenti facciano sempre più numero. E ovviamente, più si è poveri, più prospera la religione. Ho chiamato questo processo come sfruttamento dei miserabili, su cui ho discusso nell’articolo sulla correlazione tra benessere e irreligiosità appena linkato. Chi fa un figlio deve farlo per amarlo.

Capito quindi la storia? Il nostro governo vuol censurare le fake news perché vuole riportare all’attenzione del popolo i messaggi che loro vogliono diffondere e far credere. Questo tipo di azione è particolarmente esecrabile, perché di fatto è una prassi nell’informazione di regime. Altri esempi sono la Danacol e Kilocal sul colesterolo, che invece è un abbaglio. Noi italiani, a quanto pare, non riusciamo a liberarci dell’informazione di regime. È una cosa che risale già dai tempi del fascismo, e infatti oggi ancora in molti sono convinti che le cose andassero davvero come Mussolini voleva far credere (ma di questo ne ho già parlato in un altro articolo). Non credete assolutamente a messaggi di questo tipo che il governo e i media vogliono inculcarci. Ci stanno provando in diversi modi, anche con finti referendum che, attraverso un apparente “parlar forbito”, ci ingannano di darci la libertà. In realtà ci stanno sempre di più togliendo la libertà. Lotta contro le fake news da parte del governo? Sì, basta che le fake news non siano le loro, perché le loro fake news devono essere diffuse dal regime!

Coronavirus e fake news di Stato

La situazione del Coronavirus, purtroppo, conferma che le mie sensazioni non sono sbagliate. In tempi di crisi, si sviluppa una politica di regime da parte dei nostri media e politici, con la creazione ad hoc di bufale contro ciò che conviene considerato il nemico o per indirizzare la massa verso un’opinione pubblica che conviene (ad esempio il sovranismo). Ecco che così nascono l’immunità di gregge di Boris Johnson e della Svezia, i runner untori, la gente sempre fuori anche se molti sono in casa ad alcolizzarsi o a litigare. Il risultato di questo sarà la sfiducia verso il governo e le istituzioni, perché non si potrà pensare, nell’era della globalizzazione, che tutti non verifichino le fonti. Si abbandoneranno i canali ufficiali, con il rischio che altri tipi di bufale propaghino perché tanto il nostro governo mente sempre.

Anche Super Quark!

Ebbene sì. Gli Angela sono sempre stati un esempio di divulgazione scientifica. Sono stati i promotori della conoscenza, libera dalla pubblicità (che, durante Ulisse e Super Quark, è effettivamente al minimo). Ma ormai, anche il buon Piero inizia a fare qualche cilecca. I documentari di Super Quark sono sempre bellissimi, ma lo spettatore più attento avrà notato che la rubrica di scienza in cucina è, se possibile, anche più penosa dei siti di alternativi. I servizi sono superficiali, con la patetica trovata di porre una domanda di nutrizione o sul dimagrimento alla gente per strada. Ovviamente, il senso di questa parte è proprio la carrellata di risposte date dalla gente in versione “milanese imbruttito”, con qualcuno un po’ più sveglio per dimostrare che non tutti sono scemi. Uno dei servizi più penosi è stato quello sulla classifica delle diete, dove l’intento palese era fare pubblicità. Non importa l’ordine della classifica, perché comunque si è parlato di quella dieta. E poiché la dieta è stata menzionata in un programma serio come Super Quark, come dubitarne? Sia chiaro, Super Quark resta uno dei pochi programmi validi del palinsesto e la volontà di ridurre all’osso la pubblicità è ammirevole in un’epoca in cui si fa esattamente il contrario. Evidentemente, però, anche Super Quark è costretto a svendersi per continuare ad esistere. E la rubrica di scienza in cucina pareva quella più sacrificabile. Il problema è che la gente senza spirito critico ragionerà più o meno così: “Ah, ma se lo dice Super Quark, allora dev’essere vero!”

Untori, baby gang e giornalismo demenziale