Josephine e il complotto dei migranti? No, scarse doti psicologiche!

Le teorie sui complotti funzionano con diversi meccanismi. Un fattore determinante è la paura, e la paura a sua volta segue il momento attuale della società. Qualche tempo fa, ad esempio, era il periodo delle scie chimiche perché si aveva paura del governo che ci controlla. Con il governo Lega-M5S, abbiamo avuto un governo populista, quindi muta anche il tipo di paura. Una delle paure incitate da questo tipo di governo, ma in ogni caso già insita nella popolazione, è quella verso i migranti. Non è questo l’articolo giusto per discutere in modo approfondito sull’argomento. Lo faccio qui. L’unica cosa che voglio precisare è che, in realtà, la mia posizione è più di destra che di sinistra (*). Non lo voglio precisare per sfizio, ma per testimoniare che non me ne viene niente a favore sull’argomento.

* Mi riferisco al discorso sui migranti. In un paese moderno, come spiego in quest’altro articolo, distinguere tra destra e sinistra non ha senso. Conta la politica del benessere!

Secondo le nuove “evoluzioni” sul complottismo, i migranti sono arrivati per invaderci, convertirci, soppiantare la razza bianca ecc. Non voglio discutere a riguardo, perché siamo nella sezione sulle bufale e ho già detto a riguardo nell’articolo linkato. Chi sostiene il “complotto dei migranti” lo fa riportando episodi di cronaca reali, ma completamente distorti e interpretati male. Uno di questi episodi è il salvataggio di Josephine, immortalata con lo smalto alle unghie. Sono ovviamente circolati molti post razzisti, ma quello che ora voglio sottolineare è un’altra cosa:

la gente ha scarse doti psicologiche e di comprensione degli altri.

Cosa vuol dire la frase sopra in merito al salvataggio di Josephine? Non sono un profiler di professione, perché altrimenti farei un altro lavoro (vedi anche “Essere ‘profiler’ nella vita quotidiana“). Ma ci ho messo un attimo a capire perché Josephine aveva lo smalto, senza che l’ANSA avesse il bisogno di scrivere un articolo per spiegarlo (e comunque, almeno per stavolta, considerando la scarsezza del popolino medio, l’ANSA ha fatto una cosa buona facendo chiarezza). Josephine aveva lo smalto perché era una forma di distrazione. Avere lo smalto, per lei, era un modo per dimenticare, anche solo per un istante, il dramma da cui stava scappando. È interessante notare come questa teoria del complotto nasca da un difetto tipicamente occidentale. Lo smalto è spesso un atto di pura vanità da noi, a cui si dedicano le ragazze viziate. O almeno siamo abituati così per lo stereotipo (sbagliato o meno che sia). Ma ciò non vuol dire che debba essere così per tutti e occorre contestualizzare. Josephine non si stava “dilettando con lo smalto”. O meglio, non lo stava facendo secondo l’accezione occidentale. Stava cercando di non pensare alle brutte esperienze per qualche istante, di dedicarsi a qualcosa che la facesse stare bene in quell’odissea che, purtroppo, si porterà dietro per tutta la vita. A chi non è capitato un lutto e di ripiegare su attività per distrarsi o dimenticare? Vorreste forse dire che a voi non è capitato, che so, di fare sport o cambiare acconciatura dopo una relazione in cui siete stati mollati? O di curare i gerani dopo aver perso un caro? Di ascoltare musica per non sentire qualcosa che vi fa star male? Insomma, delle attività in apparenza frivole, ma che in un determinato contesto hanno un senso.

Le teorie del complotto sui migranti (effettivamente, quelli sugli ebrei rischiavano di stufare) non attaccano solo Josephine. Altri fanno notare che i migranti scappano dalla guerra, ma hanno il cellulare. L’errore è sempre lo stesso. A quanto pare, alcuni usano il cellulare per postare selfie e messaggi sui social network con strafalcioni linguistici che nemmeno i migranti farebbero. I migranti in fuga dalla guerra possono avere anche due cellulari, se è per questo. Uno viene usato per far vedere di essere a posto e assecondare le leggi di un regime (sì, postando anche sui social network… i terroristi islamici li usano!), mentre l’altro è un cellulare di emergenza che rimane attivo nella speranza di risentire un caro disperso. Essere in guerra non vuol dire essere privi di tecnologia ma, anzi, la tecnologia in guerra è fondamentale per sopravvivere. Un altro esempio sul “grande complotto dei migranti” è quello legato al surriscaldamento globale, che ho spiegato nell’articolo, già linkato prima, sull’immigrazione.

Sia chiaro, non sto esprimendo nessun giudizio sull’accoglienza o meno. Questo discorso non c’entra niente con ciò di cui si sta parlando adesso. Uno può essere favorevole o meno all’accoglienza, non importa, ma bisogna stare attenti alla fobia di massa e alle teorie del complotto. Ma più che altro, bisogna avere spirito critico e approfondire le cose o si prendono delle clamorose cantonate. D’altronde è questo lo scopo della sezione sulle bufale, cioè motivare la gente ad avere spirito critico e a non fermarsi alla superficie. Parlare dei migranti mi è convenuto per dare degli spunti in più.

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