Prestazione sportiva e motivazione

Spesso, chi segue il programma per correre i 10 km in un’ora e arriva alla fine di tale programma inizia a perdere le motivazioni, finendo nella cerchia dei classici jogger con il walkman. A lungo andare, molti di loro non arrivano più nemmeno a correre per 10 km o addirittura smettono, non vedendo più ragione di proseguire. Ma il vero cambiamento sta proprio qui, nell’andare oltre e nel mantenere alta la motivazione. Come si può riuscire a fare questo? Per chi già ama lo sport, è chiaro che il problema non si pone (almeno non subito, come vedremo in seguito!), ma qui stiamo parlando di chi magari non ha mai fatto sport in vita sua e il traguardo dei 10 km di corsa in un’ora è già tanto. E una volta raggiunto questo traguardo, non si sa più che fare, tanto che ci si stufa. A mio parere, per chi a monte non ha lo sport come un vero oggetto d’amore, dovrebbe imparare ad amare lo sport con una motivazione:

la salute.

Pensare che la prestazione non c’entri nulla con la salute è uno sbaglio, perché permette di curare la forza e la flessibilità o si riducono gli effetti della vecchiaia sui suddetti aspetti.

Per chi non è professionista, una prestazione che non sia tarata prima di tutto sul riscontro salutistico comporta una motivazione debole o un surrogato della vera motivazione. Un oggetto d’amore è qualcosa che migliora la qualità della nostra vita, attraverso la conoscenza, il tempo e la costanza. Lo sport, dunque, ci migliora dal punto di vista salutistico, portandoci degli enormi benefici. Infatti, una dieta ipocalorica serve per mantenere il peso, ma dal punto di vista cardiovascolare, a meno di non provenire da una condizione più grave come ad esempio l’obesità, non fa molto. È necessario dare uno stimolo in più, e questo stimolo è dallo sport. È lo sport che:

– abbassa la pressione arteriosa;
– abbassa la frequenza cardiaca a riposo;
– abbassa la glicemia a digiuno;
– abbassa l’indice di rischio cardiovascolare aumentando il colesterolo buono;
– abbassa i livelli di trigliceridi;
– aumenta la funzionalità dei mitocondri;
– previene i problemi legati alle ossa (osteopenia, osteoporosi).

Tutti questi effetti non si hanno se si è magri ma sedentari. Ma non si hanno nemmeno facendo jogging! Ed ecco da cosa nasce il senso della prestazione nello sport. Ad esempio, una donna di 30 anni che corre la 10 km in 56′ NON ha un’età fisica che corrisponde a quella anagrafica. Capisco che per molti non sia così immediato trarre la salute come motivazione per amare lo sport, ma se uno sa che quello che sta facendo è per la sua salute, per essere efficiente il più a lungo possibile e per prevenire i comuni problemi correlati alla sedentarietà e/o al sovrappeso, ne vale la pena. Ed ecco che allenamenti come le ripetute, i fondi lenti, i fondi progressivi, i fartlek e via dicendo non sono più allenamenti fini a se stessi, solo per chi è “fanatico” dello sport ma lontani per una persona normale. Banalmente, con le ripetute alleno la mia soglia anaerobica. Allenando la soglia anaerobica, accanto ovviamente agli altri tipi di allenamento, miglioro la prestazione. E se miglioro la prestazione, ritardo la vecchiaia! Il senso è questo.

Occorre dare un senso e un obbiettivo a quello che si sta facendo!

Il jogger che si allena con il walkman si annoia perché non ha obbiettivi, non sta amando e quindi è chiaro che non si diverte. Se uno non si dà un obbiettivo, finisce per forza per annoiarsi. Anche un fondo lento diventa divertentissimo se ci mettiamo nella predisposizione di riuscire a mantenere un ritmo rispetto a come sentiamo le gambe, il fiato, le ginocchia. Riuscite a capire tutte queste sfumature? Le sentite solamente se state amando quello che fate e l’amore nasce dal fatto che nello sport c’è un obiettivo che può essere considerato comune a tutti: ritardare la vecchiaia. Naturalmente, la prestazione va parametrata in base all’età, come per quanto riguarda la corsa viene spiegato nel secondo articolo linkato sopra. Mica si può pretendere anche dal miglior Bekele di correre la 10 km in 28′ a 70 anni. Ma, appunto, anche quando l’età avanza vengono sempre mantenuti degli obbiettivi e questo ci porta a riuscire a fare sport per il resto della nostra vita! In questo articolo, spiego cosa vuol dire migliorare la prestazione, perché l’errore è credere che ci si debba ammazzare di ripetute.

È importante capire che comunque la prestazione è commisurata per avere benefici salutistici e ai fini di un corretto invecchiamento. La prestazione sportiva, cioè, non è mai fine a se stessa e, a meno che non siate professionisti, non deve assolutamente servire per vincere una qualche medaglia o, peggio ancora, il tipico salame scaduto alla gara paesana. Fare il tempo deve servire come verifica su come sta funzionando il nostro organismo. Se voi comprendete che il tempo si deve fare per la salute, e non per primeggiare sugli altri, vi salvate dalla nevrosi e da atteggiamenti negativi o addirittura violenti (i bari sono comunissimi nello sport!). Per approfondire, leggete pure l’articolo “Come fare sport in vecchiaia“. Cercate pure delle interviste fatte al mitico Mennea. Il suo pensiero ricalca esattamente il mio. Misurarsi, faticare, capire come progrediscono le prestazioni… beh, tutto questo ci dev’essere. Ma quello che conta davvero è essere campioni nella vita di tutti i giorni e sfidare se stessi, altrimenti il nostro approccio verso lo sport è sbagliato. Personalmente, ritengo che:

chi è TROPPO legato alla prestazione ha un’autostima di cartapesta!

Insomma, alla fine è un concetto che ho detto altre volte sul sito. Lo sport deve superare la mera “pratica” dello sport. Non deve ridursi allo snocciolare tempi e maratone a cui si è partecipato, come gli esaltati che sui forum mettono in firma i personal best. Lo sport deve avere un contatto intimo e spirituale, che ci permette di gettare lo sguardo oltre il traguardo. Un contatto che ci porta ad apprezzare le sfumature, che ti fa apprezzare tutto globalmente. Quindi? Quindi:

non cercate l’autostima con la prestazione, ma la voglia di migliorare esistenzialmente ed essere in salute.

Se l’autostima dipende dalla prestazione, non è più un oggetto d’amore, ma siete schiavi di una dipendenza. La possiamo anche vedere all’inverso. Anziché cercare di scimmiottare i professionisti che guadagnano lo stipendio con la prestazione, l’amatore è libero da tutto questo e può vivere lo sport con più serenità! Tanti che fanno sport si rammaricano di non essere diventati professionisti. Dicono che erano a un passo dal professionismo, ma sbagliano. Se è vero che basterebbero pochi minuti nella corsa, è vero anche che quei pochi minuti sono in realtà tantissimi. Non sanno fare le proporzioni tra i vari livelli. Abbattere quei “pochi” (secondo loro) minuti vorrebbe dire arrivare 20esimi anziché 50esimi alla gara provinciale. A questo punto, la domanda è: a che pro? Per arrivare a questi limiti, bisogna seguire una vera e propria “vita d’atleta”, con sacrifici e penalizzazioni della famiglia. Non sarebbe meglio sfruttare i vantaggi dell’amatore? Fare la “vita d’atleta” non è così bello come sembra e, in più, si è più predisposti agli infortuni. Quindi:

puntate sulla salute e correlate ad essa la prestazione!

La frase di cui sopra significa che, anziché correre 5-6 volte per migliorare la prestazione, predisponendosi di più all’infortunio, è meglio correre solo 3 volte e fare qualcos’altro. Non bene per la prestazione ma, a patto di abbinare altri tipi di attività fisica, ottimo per la salute. Un efficace metodo per allenarsi per la salute, nella corsa, è il fondo progressivo di un’ora. Il fondo progressivo vi permetterà di curare la prestazione fino a un certo livello, ma senza esagerare e dando la priorità alla salute. Ci tengo sempre a dirlo. Se uno impazzisce e nega il dolore, può anche scendere a 39′ nella corsa. Ma ne varrebbe la pena? Trovatevi altri oggetti d’amore! Inoltre, la ricerca smodata della prestazione genera una dolorabilità nascosta eccessiva, aumentando i livelli di cortisolo e stress che portano all’insonnia. Se correte 6 volte a settimana per abbattere di 1′ il vostro personal best, penalizzando la qualità della vita e del sonno, forse dovreste correre solo 3 volte e ritrovare la gioia per lo sport.

Prestazione e vecchiaia

Il succo delle mie parole è che la prestazione ha uno sguardo a lungo andare, in termini di corretto invecchiamento. Chi corre la 10 km ancora in 46′ a 50 anni è più avanti rispetto a un 30enne jogger che fa il minimo sforzo. Più si guadagna la rendita e più possiamo fare sport con gioia e soddisfazione in vecchiaia. Se un jogger scende appena sotto l’ora a 30 anni, difficilmente andrà avanti e si manterrà bene in vecchiaia. La prestazione, se ci interessa la salute, serve a questo. La prestazione per fare i bulli è un atteggiamento molto stupido, da bandire e che va contro il senso dello sport. Tanti atleti smettono di fare sport quando si accorgono che, invecchiando, perdono le prestazioni. Ecco, questi sono soggetti che non hanno compreso niente di cosa vuol dire fare una prestazione. La prestazione come scopo assoluto ha senso per i professionisti pagati profumatamente, ma anche loro, se hanno a cuore la propria salute, si riadattano in vecchiaia facendo sport per la salute. Se non lo fanno, si riducono come Carl Lewis, che del campione di una volta ha solamente i ricordi! Se non siete professionisti, quindi, curate lo stesso la prestazione. È auspicabile che lo facciate, ma sappiate capire il senso che ci sta dietro.

I contro

Bisogna ricordare che, anche se correte 10 km in 37′, non siete dei professionisti. L’assidua ricerca della prestazione ha i suoi svantaggi. Prima o poi, anche qui la motivazione viene perduta perché non si migliora più ma, anzi, i tempi calano perché giustamente non si può migliorare in eterno. Oppure ci si infortuna perché abbiamo scelto dei carichi eccessivi, che geneticamente non possiamo reggere, per cercare di imitare i professionisti. Tutto questo vuol dire che ci si è fatti prendere troppo la mano. Ci si è considerati troppo immortali e, appunto, si è persa quella motivazione principe che è la salute. In questo caso, è necessario ritornare in carreggiata. Lo sport ci deve divertire, anziché essere un lavoro. E se ci infortuniamo perché abbiamo esagerato, che senso ha? Per questo motivo, il mio consiglio per evitare di infognarsi, continuando a divertirsi e mantenendo alta la motivazione, è quello di apprezzare gradualmente e pian piano i miglioramenti. È cioè ovvio che, se mi infortuno perché esagero e non rispetto i corretti tempi di riposo e adattamento, la salute come motivazione per amare lo sport viene calpestata. Non vuol dire passeggiare da jogger a 6’/km o andare come cicloamatori, anzi. Quello che noto è che, per molti, il diktat è sempre di più, sempre più forte, ma proprio per questo anche sempre più rotti. Non c’è nulla di più stupido e scorretto! Se il range salutistico è quello (almeno 3-4 allenamenti settimana), e in tanti non ci arrivano, correre BENE una maratona (perdonate, ma non si vede spesso un ciclista che tira) è per pochi.

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