Emancipazione o stessi difetti degli uomini?

Le prime lotte per una miglior condizione della donna risalgono agli inizi del novecento, quando gli uomini, durante la Prima Guerra Mondiale, hanno lasciato i posti di lavoro per recarsi al fronte. Se vi informate un po’, potrete sapere molte cose interessanti a riguardo. Oggi è l’8 marzo, quindi mi sembra il giorno adatto per parlare di donne ed emancipazione. Come al solito, però, sono un tipo critico e volevo spiegare che cosa si deve intendere per emancipazione. Intanto, non intendo cercare il confronto con il femminismo aggressivo, cioè, per intenderci, quello stile Asia Argento o Femen. Il tentativo di dialogo verso gli attivisti militanti è fallimentare già a prescindere. Voglio invece avvicinarmi a tutte quelle donne che vogliono realmente trovare i loro spazi e la loro libertà. Come? Io penso che non ci sia tanto da dire come essere e cosa fare, ma capire qual è la via sbagliata.

Diciamo che esistono diversi modelli di comportamento che non vanno, ma quello che forse salta più all’occhio è il lavoro. Vi rimando all’articolo dove ne discuto nello specifico. Se non l’avete ancora letto, andate prima lì, poi tornate qui perché, se non è chiaro quello che c’è scritto nell’articolo sul lavoro, ci si perde un pezzo per comprendere quello che dico qui. In sostanza, l’errore della donna che ambisce alla parità sessuale è quello di concepire il lavoro come mezzo di realizzazione. Perché è un errore? Perché è esattamente lo stesso errore che fanno gli uomini, vedi gli uomini di business che vivono sotto stress e non hanno neanche tempo per grattarsi. Le donne (e anche gli uomini!) dovrebbero lavorare per motivi diversi. Ad esempio, per “suddividere” in due lo stipendio e lavorare meno come coppia, in modo tale da poter dedicare, da parte di entrambi, più tempo libero per i figli. Purtroppo, nella nostra società avviene il contrario, cioè sia l’uomo che la donna sono sempre assenti e i figli vengono in pratica abbandonati tra asilo, scuola e nonni. Come potete notare, il problema non è nel lavorare, ma nelle motivazioni che ci stanno dietro. Il classico “fare carriera”. A mio parere, l’emancipazione dovrebbe non solo “equiparare” le condizioni tra i due sessi, ma anche dare degli spunti per progredire globalmente come società umana. Se quindi la donna prende gli stessi difetti dell’uomo, siamo punto e a capo. Paradossalmente, è più libera la casalinga che si dedica completamente ai figli. L’errore del passato è stato (e lo è tuttora nei paesi più arretrati, purtroppo) quello di relegare la donna alle mansioni domestiche, mentre nella visione moderna la donna ha il diritto di scegliere e di iniziare a lavorare se vi è la necessità o la volontà, mantenendo però la priorità nei confronti della famiglia e degli oggetti d’amore. Ma questo, ribadisco, non è una prerogativa a cui si devono attenere solo le donne, ma anche gli uomini! Quello che bisogna superare è il preconcetto per cui l’uomo porta il pane e la donna si occupa dei figli. E la soluzione a tutto questo non è “fare carriera”, ma la libertà di potersi dedicare agli oggetti d’amore.

Oltre al lavoro, voglio fare anche l’esempio dello shopping. No, non intendo l’immaginario della donna che usa la carta di credito del marito per fare compere a tutto spiano. Intendo le donne che guadagnano lo stipendio e poi lo spendono in compere. Perché faccio questo esempio? Pensateci, stiamo parlando di non fare gli stessi errori degli uomini. L’uomo guadagna il suo stipendio e poi lo scialacqua per aperitivi, bar, macchine, orologi di lusso ecc. È esattamente la stessa cosa della donna che guadagna e spende in shopping. Sono entrambi atteggiamenti di vanità e apparenza.

A mio parere, dalle prime lotte per la parità sessuale si sta marciando verso una direzione sbagliata. Troppo spesso le donne dimenticano il proprio io e sfidano gli uomini, assorbendone però i peggiori difetti. Se quindi l’uomo fa carriera ed è un uomo realizzato perché occupa il tempo nello stress di una scrivania, allora ecco che la donna deve fare lo stesso per sentirsi altrettanto realizzata. Che poi, il problema non è nel voler fare ciò che fanno gli uomini, ma quello di prendere tutto ciò che è il peggio degli uomini… che è una cosa diversa! Invece, la donna dovrebbe far capire, sia a se stessa che agli uomini che non ci arrivano, che una vita è libera solo se concede di poter avere gli oggetti d’amore come priorità. È su questo che deve puntare non solo un percorso verso la vera emancipazione, ma una società moderna.