Moon Day, che cosa davvero ci insegna esistenzialmente?

Il 21 luglio del 1969, i primi due esseri umani mettono piede sulla Luna. I loro nomi sono Neil Armstong ed Edwin, detto “Buzz”, Aldrin. Michael Collins rimane in orbita, tutt’altro che annoiato e ben consapevole che i suoi compagni potrebbero rimanere bloccati sul nostro satellite naturale. Celebre la frase pronunciata da Armstrong:

That’s one small step for a man, one giant leap for mankind.

Notate l’uso ben studiato dei termini. “Step” indica un semplice passo, quello di quando camminiamo. “Leap”, tradotto con “balzo” italiano, è più universale. Infatti, prima è “man” e poi “mankind”. Ma è veramente difficile trovare una traduzione che renda il concetto. Il termine leap, in inglese, è molto usato nella fisica. Basti pensare al quantum leap, da cui anche la famosa serie televisiva con Scott Bakula. Il quantum leap è uno dei principi più importanti della meccanica quantistica.

Lo scopo di questo articolo non è la celebrazione dell’evento in sé o fine a se stesso. Lo scopo di questo articolo è capire:

che cosa, esistenzialmente, ci portano le mirabili imprese lunari.

Pongo l’accento sul termine “esistenzialmente”, perché sul resto si parla già molto e ci sono parecchi e fior di articoli, nonché documentari.

Insegnamenti per la vita quotidiana

Un insegnamento delle missioni lunari arriva dall’Apollo 8, la prima che ha orbitato intorno alla Luna. I tre astronauti (Jim Lovell, quello di Apollo 13, Frank Borman e William Anders) si fanno incantare dalla Terra che sorge, scattando la famosa Earthrise. Era il Natale del 1968, pochi mesi prima dello sbarco. Fu la prima volta in cui prendemmo consapevolezza di quello che siamo nell’universo, ovvero una piccola “biglia blu” (inglese “blue marble”). L’Apollo 17, ultima missione lunare, nel 1972 scattò una seconda foto simile, ma con tutta la faccia della Terra illuminata, intitolata proprio Blue Marble. La paternità della Blue Marble viene attribuita a tutto l’equipaggio: Ron Evans, Eugene Cernan e il geologo Harrison Schmitt. Le due foto contribuirono alla sensibilizzazione ambientale, cessando di mettere sempre l’uomo al centro di tutto. Ci fecero capire quanto siamo vulnerabili. Ci fecero capire quanto insensate siano le guerre e che il mondo è di tutti. Ci diedero una nuova prospettiva di quello che siamo e del luogo in cui viviamo. Per secoli, l’uomo ha sempre sfruttato la natura come se tutto fosse stato creato per lui. Ha conquistato terre e ammazzato i nativi. Ha dato la caccia alle balene e fatto la guerra per grandi e piccole cose. Questa visione antropocentrica ha smesso di esistere con le foto scattate da Apollo 8 e Apollo 17. Detto Darwiniamente, l’uomo non è l’animale superiore. Siamo solo una parte dell’evoluzione. Ci siamo adattati a nostro modo, così come altre specie l’hanno fatto a modo loro. E, come avvenuto in passato ai dinosauri, potremmo estinguerci da un momento all’altro. Perché siamo una specie giovane, ancora immatura. 80 anni ci sembrano tanti, ma non sono nulla per la storia della Terra e dell’universo. Quindi, l’uomo non deve concepire la natura come qualcosa da sfruttare, bensì come qualcosa di cui prendersi cura per vivere al meglio nella nostra casa.

Il secondo insegnamento sa più di atavico, diciamo così. L’essere andati sulla Luna ci fa capire che alcuni limiti si possono superare. L’uomo non è fatto per volare, dicevano. Ma poi abbiamo inventato gli aerei. L’uomo non è fatto per andare nello spazio, dicevano. Ma poi abbiamo camminato sulla Luna. I viaggi sulla Luna ci insegnano che dobbiamo credere di più nelle nostre potenzialità. Non si tratta di ricercare l’estremo per ricevere la scarica di adrenalina e di dopamina come chi fa bungee jumping. Si tratta di un obiettivo sfidante, come quello della maratona sotto le 2h, un “muro” idealizzato che già Kipochoge ha abbattuto. È fatto tutto allegramente, a prescindere da come andrà davvero. Non a caso, nei video di repertorio delle missioni lunari ci sono molte gag e capottamenti divertenti a causa della gravità inferiore. Lovell che annuncia che c’è Babbo Natale quando ritornano i contatti durante Apollo 8, dopo che erano stati tutti preoccupati “(Please be informed, there is a Santa Claus”). Harrison Schmitt che si mette a cantare I was strolling on the Moon one day. E, appunto, tanti, tanti capottamenti. Il tutto con la consapevolezza di poter morire, perché non erano degli stupidi che pensavano di fare solo una gita sotto casa. Ma non ci badavano, perché una mente libera sa risolvere meglio i problemi. L’espressione che rende bene l’approccio è obiettivo sfidante. Bisogna diffidare quando qualcuno ci dice che non si può, che è impossibile, che l’uomo non è fatto per questo o per quello. Bisogna diffidare quando ci viene detto che si deve fare così o cosà. Non è una cosa che riguarda solo la scoperta scientifica o di “nuovi mondi”, ma la vita quotidiana di ognuno di noi. Mi viene in mente quando vado a correre con temperature fredde. C’è chi non si sognerebbe mai di uscire con il freddo, ma io e altri runner lo facciamo. Tutto tranquillamente, divertendoci, perché non c’è nulla di meglio del contatto con la natura e il nostro corpo che va oltre quello che crediamo. È un grandissimo insegnamento a livello esistenziale. Non c’è bisogno di diventare astronauti per imparare dalle missioni Apollo. In sintesi:

il mondo sarebbe già un mondo migliore se applicassimo, tutti quanti, quel tipo di approccio in ciò che facciamo ogni giorno!

Non ho voluto menzionare i progressi tecnologici derivanti dalle missioni lunari. Ne parlano già altri. Però, voglio dire una cosa a riguardo. Nonostante riconosca che il progresso tecnologico abbia migliorato la qualità della nostra vita, provocatoriamente dico che preferisco andare sulla Luna con gli strumenti dell’epoca, molto meno potenti, anziché con la tecnologia degli smartphone di oggi! Chi ha usato i vecchi indistruttibili Nokia sa di cosa parlo.

Buone intenzioni illuse

Purtroppo, quello che dovremmo imparare non corrisponde a quello che abbiamo imparato. O meglio, forse dovremmo dire quello che NON abbiamo imparato.

L’Earthrise e la Blue Marble sono state disattese con la recente ondata di sovranismo. Odio, razzismo, divisione sociale e politica sono ancora all’attenzione dei media. E questi sentimenti negativi vengono continuamente istigati da gente come Trump, Salvini e Orban. I media ci sguazzano, i politici anche. Le persone si incattiviscono, cercano il capro espiatorio. Vengono disattese anche le intenzioni ambientaliste, relegate solo alle soluzioni che fanno comodo o portano profitti. Mi viene in mente l’assurda protesta degli agricoltori trentini, che vogliono ammazzare gli orsi e i lupi che vivono semplicemente nel proprio habitat. Questa gentaglia se ne esce pure con frasi agghiaccianti, come che la montagna non esiste senza la loro presenza. L’Earthrise e la Blue Marble ci dicono che è esattamente il contrario! Siamo noi che non esistiamo senza la natura, motivo per cui dobbiamo smetterla con il cemento. Earthrise e Blue Marble, purtroppo, non ci hanno insegnato abbastanza. Si continua con le divisioni, si continua ad ammazzare per una linea di confine. Ci siamo dimenticati che:

non è la Terra che appartiene all’uomo, ma è l’uomo che appartiene alla Terra.

In realtà, le missioni lunari stesse non hanno avuto un vero scopo umanitario e scientifico. Solo l’ultima missione, la Apollo 17, ha avuto principalmente uno scopo scientifico in quanto l’ultimo. Nessuno lo fa notare ma, quando Kennedy annuncia di voler andare sulla Luna, il discorso è nettamente politico e contro il comunismo. Vero, è bello sentire frasi come “abbiamo deciso di andare sulla Luna non perché è facile, ma perché è difficile”. È il concetto di obiettivo sfidante di cui ho parlato prima. Ma ascoltate bene quel discorso. È quello tipicamente americano che considera gli Stati Uniti come l’unico garante della libertà, che il comunismo è male e via dicendo. C’era la guerra fredda e l’intento del governo era dimostrare di essere meglio dei russi. Tutto lì. Infatti, una volta avvenuto lo sbarco nel 1969, il tempo di 3 anni e le missioni lunari sono state cancellate. Restavano ancora Apollo 18, 19 e 20, ma non se n’è fatto nulla. Il presidente Nixon doveva effettuare dei tagli e scegliere tra le missioni lunari e la guerra in Vietnam. Nixon scelse di finanziare la guerra, con perdite umane tra le più terribili nella storia moderna. Anche oggi, in molti paesi, si preferisce tagliare quello che fa più comodo ai politici. Taglio alla sanità, taglio alle scuole, taglio delle tratte ferroviarie, taglio alle pensioni ecc.

50 anni dopo, le missioni lunari offrono un messaggio ancora attuale. Sta a noi recepirlo. Von Braun (un covertito della Germania nazista, sì) disse che, con i giusti finanziamenti, avremmo potuto andare su Marte in 15 anni, cioè negli anni ’80 del novecento. Già, con i giusti finanziamenti. Nel momento in cui siamo chiamati a fare una scelta, spesso non facciamo quella giusta. Fu così 50 anni fa ed è rimasto così oggigiorno. Adesso stiamo puntando a Marte, ma:

sapremo imparare, come esseri umani, quello che ci è sfuggito con le missioni Apollo?

Cambiamento climatico e surriscaldamento globale