La cultura è morta? Una risposta sorprendente!

La risposta alla domanda del titolo sorprenderà molti. La mia risposta è infatti: no! Anzi, forse la cultura oggi è molto più “mainstream” di una volta. Gli Iron Maiden sono arrivati in cima alla classifica con Senjutsu (uscito a settembre 2021), i Led Zeppelin e altre band vendono a manetta con vecchie ristampe, si parla di Dante come non avevo mai visto da quando vado a scuola.

Ma allora, da cosa nasce la visione per cui la gente è sempre più stupida e non apprezza più la cultura? Io credo che la sensazione (distorta, a mio parere) nasca dal fatto che l’ignoranza è molto più alla mercé pubblica. Lo vediamo quotidianamente e spiattellato sui social e nei talk show. Tuttavia, gli amanti della cultura sono più o meno sempre gli stessi, e cioè sono di nicchia. La cultura non è sparita. È sempre lì. Basta andare in libreria e si trova di tutto e anche i cd musicali non sono affatto scomparsi. Vengono incentivati cammini poetici e, non dimentichiamolo, il bonus cultura per i 18enni è perenne entro una soglia di reddito (non lo puoi spendere per elettronici o didattica scolastica, ma solo per la cultura!). Se ripenso alla mia età scolastica, non c’erano tutte queste opportunità. Oggigiorno si può accendere la TV e, tra Focus, RAI Storia e RAI Scuola, si trova molta roba da cui imparare. La gente se ne disinteressa? Beh, ritorniamo al discorso di prima. “Una volta” non era granché diverso. Pochi miei coetanei leggevano libri e pochi miei coetanei amavano la buona musica. Anche all’epoca la scuola era fatta da chi era intellettualmente avanti, da somari, da chi sopravviveva. Se pensate che stia dicendo sciocchezze, sappiate che il mio pensiero è per buona parte condiviso dallo scrittore Daniel Pennac nel libro Diario di scuola. Lui parla di bambino cliente, di somari e insegnanti che “non sono stati formati per questo” ma, per quanto cambino i tempi, quello che rimane fisso è lo scontro tra ignoranza e sapere. Leggendo il libro, capirete molte cose che, personalmente, condivido.

“Ai miei tempi” non era meglio!

Tendiamo a pensare che le cose vadano sempre peggio (beh, per alcune cose è vero), ma spesso ho l’impressione che questo pensiero denoti una personalità vecchia. Siamo troppo ancorati a quello che era una volta e vediamo l’odierno come qualcosa di ostico. Perché? Perché non sappiamo adattarci e, non sapendo adattarci, rendiamo il presente come qualcosa di brutto, peggiore e negativo, come la volpe che dice che l’uva è acerba. Il punto è che una personalità vecchia è destinata a vivere male, in perenne conflitto con le novità che a mano a mano cambiano e plasmano il mondo. Attenzione, non sto parlando di quell’essere vintage o all’antica che, di per sé, non è una cosa negativa e io stesso mi considero vintage (se così lo si vuole dire). Mi riferisco al cronico rimanere ancorati a una realtà che, al contrario, si scopre non essere così roseo o tanto diverso dal presente. Certo, cambiano le evoluzioni sociali e politiche, cambia il clima ma, con la percezione di credere che il passato fosse bello e oggi siano tutti stupidi, si rischia di vivere dentro una bolla, in isolamento, incapaci di andare avanti e scoprire le cose belle che nel presente non mancano assolutamente. Mi ricordo che, da liceale, alla Media World c’era un discreto assortimento di dischi rock e metal, mentre adesso tengono solo quella manciata di dischi da radio e simili. E allora? La stessa cosa si potrebbe dire dei libri. Anche Esselunga vende libri, ma sarebbe ottimistico sperare di trovare Apollonio Rodio! Le cose cambiano, ma questo non vuol dire che tutto peggiora (alcune cose sì, come detto, ma è un altro discorso).

È un po’ come quando sento dire che la frutta di una volta era più buona, ma è una cosa falsa. La frutta dell’epoca era più acerba e meno resistente, mentre quella di oggi contiene più zuccheri e, contenendo più zuccheri, è più gustosa. Potremmo avere dubbi sull’eticità dei metodi odierni ma, a parità di condizione, è proprio quella di oggi ad essere più buona! Questo non è sindacabile, ma oggettivo perché lo dicono le tabelle nutrizionali più aggiornate, a meno che non vi piaccia la frutta acerba. Quando qualcuno compie certe affermazioni, va a descrivere un passato più bello e dorato di quello che era realmente per l’incapacità di vivere il presente. La società va allo sbando? È sempre stato così. I miei coetanei del liceo non erano tanto più maturi degli adolescenti di oggi. All’epoca si sballava ai festini e oggi si è drogati di social. Cambiano le situazioni e le dinamiche, ma il concetto non cambia: stiamo sempre parlando di sbandati. Nell’articolo sui somari nazionali, infatti, non descrivo uno scenario esclusivamente attuale, bensì che è sempre esistito. Anzi, dirò di più. È proprio con la convinzione (errata) di pensare che prima era tutto bello e adesso tutto peggio che finiamo per ritrovarci con niente in mano. Le opportunità ci sono, basta aggiornarsi e tenere il passo. Mi viene sempre in mente l’esempio dei dischi. Non è vero che non si trova più nulla. Se uno cerca ed esplora, si trovano molte cose. Sì, certo, si può ordinare tutto su internet, ma fate conto che Amazon ha tutti i motivi per convincervi che fuori non c’è nulla ed è più comodo ordinare tutto da lui. E qui dovremmo aprire un capitolo a sé sul fatto che le persone non sanno avere il dono della pazienza. Vogliamo tutto e subito, rapidamente, senza fatica, e non sappiamo aspettare (ad esempio un disco che in quel momento non è sullo scaffale e pensi che in negozio non ci sia più nulla). È Amazon stesso ad approfittarsi di questa inclinazione che già possediamo! Si può ascoltare tutto su YouTube? Tanto meglio, vuol dire che si può scoprire più facilmente qualcosa di nuovo rispetto a quando si passavano giorni per scaricare da eMule (per chi l’ha vissuto e si ricorda). Chi comprerà un disco è sempre, in percentuale, quello di 15-20 anni fa. Non è che cambi chissà che cosa. Anzi, se parliamo di mainstream, magari qualcuno evita di comprare un disco che metterebbe da parte dopo 6 mesi, con un danno in termini di sostenibilità non trascurabile. Allora ascoltati quelle due canzoncine sul tubo e lascia il disco a chi lo vuole davvero!

Non sto dicendo che dobbiamo per forza ascoltare o leggere il nuovo. Possiamo tranquillamente ascoltare il vecchio e leggere i classici, come faccio io stesso. Queste sono però scelte e sono gusti. Il loop si sviluppa quando attribuiamo costantemente il meglio al passato e il peggio all’odierno. E si tratta di un problema esistenziale prima di tutto, che ci impedisce di ricavare il meglio dalla vita.